Due nostri affezionati e prolifici lettori - entrambi molto attenti alle cose politiche itaiane - ci hanno inviato nello stesso giorno una riflessione su Marco Follini. Lo spunto è l'adesione dell'ex deputato Udc al gruppo dell'Ulivo, ma la coincidenza dei due scritti richiede particolare attenzione. L'analisi di Enzo Sara e di Vito Schepisi è lucida e non benevola. Noi per ora ci asteniamo ma la tentazione di non dargli tutti i torti è forte.
Follini: io c'entro
Il cerchio si chiude. Il senatore
Marco Follini è passato ufficialmente dal gruppo misto al gruppo dell'Ulivo.
Nessuna sorpresa, per carità, visto che l'ex leader dell'Udc era già stato
cooptato nel maxi-comitato dei demiurghi del Partito democratico. In Italia,
d'altra parte, il trasformismo è una malattia antica e fin troppo
radicata. Eppure ci sono comportamenti, come nel caso in questione, che
superano abbondantemente ogni confine della logica e della decenza.
Una premessa: da sempre il
sottoscritto ammira i Grandi Matti, i coraggiosi visionari, i talenti
genialoidi. E li preferisce di gran lunga ai "piccoli folli". Ma la
parabola dell'occhialuto parlamentare è oggettivamente quanto di più mediocre,
deprimente e sconcertante abbia offerto il nostro panorama politico da
parecchio tempo a questa parte. Stiamo parlando, infatti, di un signore che
nella scorsa legislatura non era (ahinoi) un pincopallino qualsiasi, costretto
a subire un progetto politico come un soldatino semplice senza voce in
capitolo. Per chi se ne fosse dimenticato, Follini è stato il leader di
uno dei partiti-chiave del centrodestra ed ha ricoperto appena appena la carica
di vicepremier. Già, pensate un po' : fu uno dei due vice di quel
Berlusconi che adesso finge di considerare come un peso o addirittura come una
minaccia per le "magnifiche sorti e progressive" del Centro moderato
in Italia. Non riuscirà mai, dunque, a farci credere di essere stato soltanto
uno spettatore impotente di fronte al destino cinico e baro. No, lui c'entra.
Eccome se c'entra. Ma forse sta proprio qui l'equivoco. Credo che tutti
ricordino perfettamente gli spot elettorali in cui Follini pronunciava la
fatidica frase: "Io c'entro". Diciamo la verità: avevamo pensato
tutti a un gioco di parole che indicasse la volontà di rafforzare il Centro.
Invece il neo-ulivista si stava limitando a preannunciare la sua intenzione di
accedere a una qualsiasi stanza dei bottoni opportunamente arredata con un
congruo numero di poltrone. Di qui o di là, poco importa. Lo chiamano Harry
Potter, ma di sicuro assomiglia più a Fregoli. Quelli come Follini parlano di
Centro, ma hanno in mente solo un contenitore pieno di mastellini e mastelloni,
trasformisti e travestiti della politica.
Solo pochi mesi fa, comunque, lo
stesso Follini sembrava in grande apprensione per il futuro del centrodestra e
pontificava su come renderlo più assennato e pulitino, meno
"chiassoso e populista" (parole sue, ovviamente). Lo statista
incompreso - anche da se stesso - trascurava clamorosamente un altro fastidioso
optional: la volontà della gente, il voto degli elettori. E sì, perchè alle
scorse politiche Forza Italia, An e Lega ottennero complessivamente più del
40%: mica male per degli avventati populisti. Peraltro ricordo che, quando
Giuliano Ferrara propose a Berlusconi di trasformarsi da leader e manager in
"azionista di maggioranza" della coalizione, uno dei giovani adepti
del senatore Follini si affrettò a commentare: "Pensiero stupendo".
Doveva esserci un quid di freudiano, in quella reazione. Follini vola troppo
alto per saperlo, ma "Pensiero stupendo" è il titolo di una vecchia
canzone di Patty Pravo, che raccontava un amplesso a tre: un uomo e due donne.
Ora l'una, ora l'altra. A pensarci bene, sembra la quintessenza di una certa
concezione italica (e "folliniana") del centrismo. Anche alla luce
degli ultimi sviluppi, quel brano potrebbe diventare un inno e un simbolo della
moralità politica e della fedeltà di certi personaggi.
La Cdl, dunque, può salutare il
senatore Follini senza rimpianti. E con l'augurio che il resto dell'Udc non lo
segua mai sulle paludi dell'opportunismo, lasciandolo solo in quella sua
"Italia di mezzo" tra il passato prossimo e il passato remoto.
Enzo Sara
Follini: la stampella di
Prodi
Non se se Follini l’abbia pensata
di recente, ma quando era nell’Udc, appena un anno fa, si è candidato con
questo partito ricevendo i voti che l’hanno promosso senatore dagli elettori
della Cdl e del centrodestra. Di suo non contava un bel niente. Ora si accorge di essere un fautore della
vecchia democrazia cristiana che guarda a sinistra. Eppure anche un anno la Cdl era schierata sul
centrodestra. Un anno fa esisteva già l’Ulivo ed all’interno una componente
politica di estrazione democratico cristiana che si schierava con il
centrosinistra. Il buffo è che ha sostenuto di non temere l’accusa di
tradimento. Ma stia tranquillo il senatore Follini, nessuno pensa che quelli
come lui arrivino a temere d’esser ridicoli! Spericolati, forse, e coriacei
nella loro faccia tosta.
Folgorato sulla via di Damasco, il nostro, o coinvolto dal fallimento di un azzardo politico? Da segretario dell’Udc, il peggiore, ed esser più inconsistente di Cesa significa molto, aveva tentato il colpaccio. Approfittando di un incarico istituzionale di alto profilo concesso dalla Cdl a Casini, ha ritenuto che non ci fosse dimeno da chiedere se non la testa di Berlusconi e la restaurazione della nuova democrazia cristiana, allora però in contrapposizione alla sinistra. La via di Damasco deve esser proprio molto articolata e deve essere anche abbastanza assolata. Solo un’insolazione, infatti, poteva provocare un così sgradevole rimescolamento di pensieri e strategie.
Ha sostenuto la discontinuità nella proposta politica della Casa della Libertà, senza però mai spiegare come dovesse svilupparsi. In molti infatti ne hanno tratto la convinzione che fosse l’espressione dell’idea tutta folliniana di sottrarre la leadership a chi aveva credibilità politica e soprattutto elettorale, per sostituirla con quella di un altro leader politico. Non si osa, però, credere che intendesse sostituire la leadership di Berlusconi con la sua candidatura. Sarebbe proprio un vero peccato di presunzione! E senza neanche rendersi conto di essere accreditato di cifre appena decimali!
Follini aveva dichiarato cose del tutto contrarie appena un anno fa e si era risentito sulle voci che lo volevano attento alle sirene della sinistra! “Alla peggio andrò a casa. A sinistra no.” Eppure è persona che rilascia dichiarazioni dopo essersi allenato dinanzi allo specchio. Chissà cosa ci avrà visto allo specchio in questa circostanza! Cosa pensare, infatti, di uno che aveva dichiarato, dopo aver fatto le consuete prove allo specchio: “Sia chiaro che non farò da stampella a un governo che dovesse zoppicare”?. Ora, invece, nel suo profilo si può scrivere che ha fatto da stampella a Prodi nei suoi momenti più difficili e che grazie al suo voto al Senato la sinistra ha la maggioranza numerica.
“Il partito Democratico – sostiene Follini - sarà una DC che guarda a sinistra”. Per ora, però, nell’attesa, si è iscritto al Gruppo al Senato dell’Ulivo, capeggiato dalla DS Anna Finocchiaro.
Non si ha niente contro la vecchia democrazia cristiana. Se si percorre l’itinerario di un’analisi politica seria, si deve riconoscere che la DC ha costituito nel dopoguerra un riferimento importante per l’indirizzo politico del Paese. Oggi, però, si sono modificate le situazioni. L’appello al mondo cattolico non ha più la valenza della vecchia richiesta di condivisione di una scelta di riferimento storico e culturale che vedeva l’Italia, al pari degli altri paesi europei, concorrere all’affermazione di una civiltà che affondava le radici nella tradizione del cristianesimo e del pluralismo. Sono caduti i blocchi ed il pericolo, avvertito nella seconda metà del ventesimo secolo, del precipizio verso l’alternanza totalitaria al fascismo si è indebolito.
E’ maturata nella destra italiana una forte convergenza nel respingere ogni tentazione autoritaria. La democrazia cristiana non rappresenta più, in Italia, la domanda di centralità di una collocazione etico-sociale fatta di solidarietà e di valori. Oggi è superata dalla riscoperta dell’esigenza di porre la nuova centralità sui fattori economico-sociali che determinano lo sviluppo di una società moderna. Si è scoperto che lo sviluppo è anche benessere e potenzialità e che invece la solidarietà, senza che sia il frutto virtuoso della crescita, fatta solo di spesa pubblica e di pressione fiscale, ha un scopo effimero e temporaneo ed è destinata ad esaurirsi ed ad impoverire tutto il Paese.
Se il Partito Democratico vuol essere il nuovo nome della sinistra di estrazione socialista è un conto. Se deve, invece, essere la sintesi di visioni antitetiche di diversi indirizzi politici è evidente che si presenta e si presenterà per il futuro, in tutta la sua gravità, quel fallimento della mediazione dei partiti che alcuni chiamano crisi politica. Appare, infatti, evidente che si stia dinanzi piuttosto ad una crisi di identità della sinistra. Non si possono sostenere i bisogni delle fasce più deboli, se non si sostiene la crescita produttiva e la ricchezza del Paese.
Follini ora afferma che il
Partito Democratico sia la nuova democrazia cristiana. Ammettendo che in Italia
se ne senta il bisogno, vorremmo sapere cosa ne pensano D’Alema e Fassino e
sentire anche la base del vecchio Pci. Consentiranno costoro che l’ultimo
arrivato delinei il percorso, già di proprio tortuoso, del nuovo soggetto
politico?
Vito Schepisi
Follini
Non e’ che per caso c’entra in qualche modo la recente riconferma della moglie di Follini, dott.ssa Spitz, a capo dell’Agenzia del Territorio?
Saluti