Fuori dalla crisi, qualche ricetta guardando a Usa e GB

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Fuori dalla crisi, qualche ricetta guardando a Usa e GB

Fuori dalla crisi, qualche ricetta guardando a Usa e GB

30 Marzo 2013

Innanzitutto per poter curare una malattia è necessario trovare la causa prima del male. La crisi è nata negli Stati Uniti è la causa è stata l’enorme bolla finanziaria che aveva gonfiato il credito privato di quel paese, ormai (2007/8) scollegato dal valore reale degli assets sottostanti (in particolare gli immobili).

Questo portò al fallimento di alcune grandi banche e assicurazioni e causò poi l’insolvenza di molte  banche Inglesi e Tedesche (tutte molto esposte sul mercato USA anche attraverso i derivati). Stati Uniti, Inghilterra e Germania usarono i bilanci pubblici per evitare il fallimento del loro sistema bancario.

Nessuno lo ricorda più ma la UE, in una notte, abrogò, solo per le banche, il divieto di aiuti di stato (tanto cari a Monti) per permettere a Germania e Inghilterra di salvare il loro sistema creditizio. Qui un primo errore: Italia, Spagna e resto d’Europa acconsentirono, facendo un grandissimo favore alla Germania,  senza avere sostanzialmente nulla in cambio. Da qui però anche le premesse per un futuro negoziato.

Ci torneremo poi. Per onor di verità va ricordato che allora nessuna banca italiana rischiò il fallimento.
Al contrario, bisogna ricordare che il debito pubblico era sotto controllo ed anzi fino al 2007 era in costante calo. Nel  2007 (anno di deflagrazione della crisi) i debiti pubblici/PIL  di Italia (103%) Spagna (36%) e  Irlanda (24%) erano totalmente sotto controllo e in forte e fortissimo calo rispetto ai dieci anni precedenti. Per Spagna e Irlanda  erano addirittura molto al di sotto del famoso parametro di Maastricht.

Al contrario di Germania (65%) e Francia (64%) al di sopra del parametro e in crescita. Qui il grafico esplicativo e le fonti. In economia le tendenze sono importantissime e dal 1995 al 2007 il debito/PIL di Italia Spagna e Irlanda era in forte calo, quello di Germania e Francia era in grande crescita.
Queste cifre dimostrano inequivocabilmente che i debiti pubblici non furono la causa della crisi.

La crisi del sistema bancario USA e poi di quello Europeo causò un credit crunch immenso che riducendo drasticamente i crediti a famiglie (immobili) e imprese (investimenti) portò una contrazione enorme della economia reale (PIL), la più grande e terribile dal dopoguerra.  Ovviamente la riduzione del PIL generò immediatamente la crescita del debito in rapporto al PIL. La stretta creditizia è l’origine del problema, la causa prima del male, capirlo vuol dire trovare i rimedi.

Semplificando lo schema è il seguente: Grande crisi bancaria > riduzione del credito a famiglie imprese > crollo della produzione industriale > crollo del PIL >  aumento del rapporto debito/PIL > trasferimento della crisi dal debito privato a quello pubblico. Se vediamo la crisi come un tumore, il tentativo della UE di curarlo aggredendo le metastasi (debito) con quantità di chemioterapia (tasse) insopportabili per il paziente non fa che aggravare la malattia. Bisogna trovare il tumore primario (stretta creditizia) e usare la terapia corretta per debellarlo (riavviare la circolazione monetaria)

Fuor di metafora, se il problema (lo sintetizzo) è la riduzione di risorse a famiglie, (per investimenti soprattutto sulla casa) e alle imprese per (nuovi investimenti, ma anche addirittura per il capitale circolante) la soluzione è quella di ridare risorse a famiglie imprese per far ripartire l’economia. In altre parole è necessario (esiziale) aumentare la crescita, aumentare il PIL e riproporre un ciclo virtuoso.  In questo modo si ridurrà il rapporto debito/PIL. E’ ciò che hanno sempre fatto i paesi occidentali negli ultimi 60 anni. Ed  è quello che Stati Uniti e Inghilterra stanno facendo ora.

Questo giornale si chiama L’Occidentale, ebbene, cosa c’è di più occidentale degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Eppure il dibattito economico sui grandi media ignora quasi completamente la via praticata da questi paesi per uscire dalla crisi. Il concetto base applicato da tutto il mondo occidentale ad esclusione della zona Euro si può sintetizzare così: aumentare  (temporaneamente) la base monetaria per sostituire risorse monetarie provenienti dalle banche centrali a quelle del sistema bancario tradizionale (attualmente in forte contrazione – Credit Crunch).

Non è un’invenzione di chi scrive, ma è ciò che stanno facendo dal 2009 sia la Banca di Inghilterra, che  la Federal Reserve negli USA, lo fa la Banca del Giappone e, anche se con strumenti diversi, lo sta facendo la Banca Nazionale Svizzera. Come esempio ricordiamo che Banca Of England (BOE) dal 2009 ad oggi è intervenuta sul mercato acquistando 375 Miliardi di Sterline di GILT (sono i nostri BTP). Una cifra immensa.

"Questa politica di acquisti di asset è spesso conosciuta come ‘quantitative easing’. Non comporta di  stampare più banconote. Inoltre, il programma di acquisto di asset non fornisce soldi alle banche. Piuttosto, la politica è progettata per aggirare il sistema bancario. La Banca d’Inghilterra crea nuova moneta elettronica e la utilizza per l’acquisto di gilt da investitori privati come i fondi pensione e le compagnie di assicurazione".

"Questi investitori in genere non vogliono tenere liquido  questo denaro, perché produce un basso rendimento. Così tendono a utilizzarlo per l’acquisto di altri beni, come ad esempio le obbligazioni societarie e azioni. Questo riduce a più lungo termine i costi finanziari e incoraggia l’emissione di nuove azioni e obbligazioni". La citazione è tratta dal sito della BOE, qui le informazioni integrali.   Addirittura la Banca di Inghilterra ha realizzato un Cartone animato stile “Quark” per spiegare meglio la questione.

Invito Deputati e Senatori a passare un po’ di tempo sul sito ufficiale della Banca di Inghilterra ne trarrebbero spunti davvero interessanti per uscire dalla crisi. Qui la nostra traduzione del documento originale. Dal 2009  la stessa azione  viene realizzata, anche se con grandezze immensamente più grandi dalla FED negli USA. Il QE di Bernanke non crea moneta, ma sostituisce (temporaneamente) moneta pubblica a moneta privata che è venuta a mancare a causa della crisi finanziaria e alle difficoltà delle banche di fornire nuovi crediti.

La spiegazione teorica di quanto avviene e della necessità di utilizzare la leva monetaria per stabilizzare il sistema economico è stata spiegata molto bene dal presidente della FED e da tanti economisti, tra cui sottolineiamo Steeve Keen (famoso professore di economia australiano). Qui il link al suo famoso grafico e alcune nostre spiegazioni ulteriori sulle interazioni tra credito/debito privato e pubblico e lo sviluppo dell’economia.

I risultati di tali politiche sono sotto gli occhi di tutti, pur essendo stati gli USA e la Gran Bretagna gli artefici della crisi e l’epicentro del terremoto finanziario, oggi hanno ricominciato a crescere, la loro inflazione è rimasta molto bassa, il costo del loro debito pubblico è bassissimo  e la disoccupazione è in calo.

L’elasticità di intervento di tali paesi è stato consentito anche da strumenti tecnici adatti al compito. Mi riferisco alla capacità delle Banche Centrali di USA Inghilterra e Giappone di intervenire con prontezza sui mercati. Qui ci limitiamo a sottolineare la differenza tra lo statuto della BCE nel quale si individua come ,ission della Banca la difesa della moneta e quello della Federal Reserve che citiamo per esteso:
Monetary Policy Objectives: The Board of Governors of the Federal Reserve System and the Federal Open Market Committee shall maintain long run growth of the monetary and credit aggregates commensurate with the economy’s long run potential to increase production, so as to promote effectively the goals of maximum employment, stable prices, and moderate long-term interest rates.

Questo è il secondo pilastro su cui si poggia l’azione degli Stati Uniti per uscire dalla crisi: “la politica della FED dovrà commisurare la crescita monetaria di lungo termine con il potenziale incremento della produzione (di lungo termine) così come la effettiva promozione degli obiettivi di massima occupazione, stabilità dei prezzi e tassi di interesse di lungo termine moderati.” Se la politica UE avesse la forza di copiare lo statuto della FED sostituendolo alla Mission della BCE  risolveremmo metà dei nostri problemi.

La stragrande maggioranza degli Italiani,  compresi molti politici,  non hanno alcuna conoscenza di finanza e tantomeno del funzionamento del sistema monetario. Così è stato facile colpevolizzare l’Italia attribuendo l’origine  della crisi al suo grande debito pubblico. Il concetto che i debiti vanno pagati, oltre che giusto è intuitivo. Meno intuitivo è che gli stati hanno strumenti diversi da famiglie e imprese per pagare i debiti. Il principale strumento è la crescita del PIL e l’uso della moneta iniettata a piene mani è il mezzo migliore e più diretto per sconfiggere l’attuale credit crunch e far ripartire l’economia. 

Dal 2009 USA, GB Giappone e Svizzera lo attuano con risultati eccellenti e verificabili e per di più senza inflazione. Ora bisogna intervenire in Europa.  Sulla base di questi presupposti teorici sono necessarie alcune grandi proposte politiche che partendo dall’Italia devono coinvolgere i nostri partner UE. Oggi è possibile in quanto la recessione è arrivata in Francia (qui il Pil francese) e ora anche Hollande comprende che è l’Europa che deve cambiare. Quindi una nuova alleanza tra Francia, Italia, e Spagna è fattibile e  può veramente cambiare la politica UE.

Cosa fare? In sintesi estrema:

1.    Mantenere l’Euro come moneta UE (abolirlo ora potrebbe avere conseguenze nefaste)
2.    Cambiare lo statuto della BCE per permettere un suo intervento sui mercati di Quantitative Easing.
3.    Rinegoziare il fiscal compact per consentire manovre di politica economica e industriale anticicliche.

L’obiettivo è:

–    Cambiare lo statuto della BCE e renderlo uguale a quello della  Federal Reserve (che guarda caso fu costituita dopo la crisi del 29 e in risposta a quella crisi e che prevede di “commisurare nel lungo termine la crescita degli aggregati monetari e del credito con la crescita del potenziale economico e il mantenimento dell’obiettivo di massima occupazione” ).

–    Fare velocemente una iniezione di moneta da parte della BCE per debellare la stretta creditizia che sta uccidendo le imprese dell’area Euro .

–    Eliminare l’assurdità del Fiscal Compact e rinegoziare con la UE tutto il sistema degli aiuti di stato all’economia (ricordate l’errore di abolirli solo per le banche Tedesche) che non permette da ormai molti decenni nessuna politica industriale di ampio respiro a paesi come Italia che avendo un sistema frammentato basato sulle PMI e sui cluster di PMI ha più bisogno di incentivi pubblici (leggasi anche detassazione) per lo sviluppo di alcuni settori. (qui sarebbe utile un lungo discorso sul sistema bancario “Renano” e le diverse modalità di finanziamento dello sviluppo della Germania rispetto all’Italia ) e di strumenti finanziari moderni sostenuti anche dalle politiche pubbliche.

Le regole imposte dalla UE sono ad immagine della Germania e non possono più essere accettate. Quando in ballo c’è la sopravvivenza economica di interi paesi bisogna avere il coraggio di ridiscutere tutto. Sono proposte concrete, collegate ad esperienze già largamente attuate nei più importanti paesi occidentali, bisogna portare la Politica con la P maiuscola a dibatterli e a farli propri. L’alternativa è il voto di pancia (vuota) e il disastro economico dell’intera UE.

E’ importante che deputati e senatori eletti capiscano la valenza della moneta e delle politiche macroeconomiche e non le lascino ad economisti UE che applicano solo una delle tante possibili teorie.  Quella che, è già stato dimostrato, non funziona assolutamente.