G20. Berlusconi: “Bene summit. Rigore strada obbligata”

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G20. Berlusconi: “Bene summit. Rigore strada obbligata”

28 Giugno 2010

Gli Stati hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità, è giunto il momento di tirare la cinghia e stringere i cordoni della borsa: l’Italia lo può fare anche raggiungendo l’ambizioso traguardo di abbattere il deficit nel 2016. Ma tutti – compresi i riottosi governatori – devono mettersi in testa che gli sprechi devono essere eliminati. Silvio Berlusconi tira le somme del G20 di Toronto.

Un vertice, sostiene, che si è svolto in un clima decisamente diverso da quell’atmosfera "drammatica" dei giorni della tempesta che ha scosso le economie di mezzo mondo. Ora, sostiene il presidente del Consiglio, seduto in sala stampa in compagnia di Giulio Tremonti, è convinzione di tutti che la crisi sia "alle spalle". Ma ciò non significa che i sacrifici siano finiti. Il Cavaliere, come di consueto, rivendica i meriti del governo: "Siamo stati i primi a imboccare la strada del consolidamento di bilancio accompagnato da un sostengo allo sviluppo". La manovra del governo, sostiene, persegue entrambi gli obiettivi: da un lato mette in sicurezza i conti, dall’altro non affossa la crescita visto che le tasse non sono aumentate e il governo ha investito "quasi 10 miliardi" per sostenere il mondo delle imprese.

Berlusconi rivendica poi di aver previsto il flop della proposta di Berlino di tassare le transazionni finanziarie. "L’esplicita richiesta della cancelliera tedesca non ha trovato seguito e io sono stato buon profeta nel dire che trovare accordo di tutti sarebbe stato difficilissimo", sottolinea il premier. Circa il formato dei summit, Berlusconi da un lato riconosce che il G20 ormai è il club dove si prendono le decisioni, dall’altro conferma la sua predilezione per il G8. "Questo G20 si è defintivamente affermato come il verice per la govenance economica e non solo del mondo", ammette. Tuttavia, aggiunge, "tutti sono convinti che il G8 debba continuare a esistere". Parla dell’incontro con il premier turco Erdogan e del sempre meno intenso desiderio dei turchi di entrare nell’Ue. Ma è sulla politica economica che il premier concentra la sua attenzione. Prima definisce "ottimistico" l’obiettivo di azzerare il deficit entro il 2016. Poi dice di averlo definito così solo perchè il ministro dell’Economia "era già preoccupato" di dover raggiungere il target nel 2013 (di dimezzare il disavanzo, come previsto nella dichiarazione conclusiva). Insomma, spiega sorridendo Berlusconi, "ho detto ottimistica per fargli una carezza, però penso che si possa raggiungere, questo è il mio pensiero". Ma Tremonti, la butta sullo scherzo: "Ma stava parlando del mondo, del G20…".

Ma Berlusconi riprende il filo del discorso e serio aggiunge: "Quando si dice che molti Paesi anche fuori dall’Europa sono vissuti al di sopra delle proprie possibilità si dice la verità". Insomma, prosegue, "ci dovremo rassegnare a diminuire le nostre spese". Da qui, la richiesta alle regioni di guardare in faccia alla realtà: "Abbiamo messo gli occhi dentro l’amministrazione dello Stato, le regioni, le province e i comuni e ci si è accapponata la pelle: È chiaro che chi ha comuni e ci si è accapponata la pelle: È chiaro che chi ha la responsabilità di governare le regioni difende lo staus quo", ma pur essendo "difficile e doloroso, ma non si può andare avanti così a sprecare i soldi dei cittadini".

Nel comunicato finale del G20, che si è chiuso ieri a Toronto, nella cornice di due giorni di scontri fra manifestanti anti-summit e la polizia risolti con più di 500 arresti, emerge un accordo-non accordo che evita di scegliere tra le differenti esigenze dei paesi partecipanti, divisi tra seguire la via espansiva dell’economia oppure quella del rigore nei conti pubblici. E emerge la convinzione che occorra "fare di più".