G8, sul clima arriva la critica dell’Onu. La Cina si tira fuori: “Non vincolati”
09 Luglio 2009
Paesi poveri, clima e progressi verso l’accordo sul trattato di Doha relativo al commercio globale saranno i temi principali di questa giornata del G8, già cominciata stamattina verso le 8 con gli incontri bilaterali fra i leader.
Al via quindi la seconda sessione di lavori dopo che ieri si è registrata la prima intesa sul clima e il primo via libera alle nuove regole e al "Global Standard" legale ed etico di vigilanza per evitare future crisi. Oggi a discutere con gli otto Grandi ci saranno anche i Paesi del G5 (Brasile, Repubblica Popolare Cinese, India, Messico, Sud Africa) più l’Egitto. Ma nella giornata si riunirà anche il Mef (Major Economies Forum, allargato anche a Indonesia, Austrialia e Corea del Sud), incontro al quale prenderà parte anche il direttore generale del Wto, Pascal Lamy.
Approvazione dell’agenda globale. Il G14 ha approvato la dichiarazione sull’ "Agenda globale" che contiene i paragrafi economici, sul rilancio dei negoziati di Doha e sull’impegno comune verso i paesi più poveri. Il pasei del G8 in sostanza, insieme a quelli del G5 (Cina, India, Messico, Sud Africa, Brasile) più l’Egitto, si impegnano insieme ai leader dei paesi Mef – Australia, Corea del Sud e Indonesia – ad una conclusione dei negoziati Doha entro il 2010. È quanto previsto dalla dichiarazione appena approvata. È necessario sostenere una ripresa "forte" dell’economia e "un tale contesto richiederà la riabilitazione dei settori bancari in alcuni Paesi e la ripresa del credito su una base sana". Inoltre "Mentre continueremo a sostenere le nostre economie con ogni misura necessaria per superare la crisi, cominceremo anche a preparare le strategie di uscita dalle misure di Governo straordinarie adottate per rispondere alla crisi". Il testo sottolinea che queste strategie di uscita "saranno adottate quando la ripresa sarà assicurata".
Firmata la bozza contro la crisi, le persone al primo posto. I leader del G8 e quelli del G5 si "impegnano a lavorare insieme per assicurare una ripresa verde globale basata su fondamenta solide e durevoli per una crescita sostenibile, bilanciata, innovativa e inclusiva a medio termine". È quanto si legge nella bozza di dichiarazione congiunta G8 con G5, dopo una sessione durante la quale si è discusso di "un’agenda globale per la ripresa e le future fonti di crescita". Dopo avere annunciato la volontà di cooperare "in modo stabile e strutturato con l’intenzione di raggiungere un’intesa comune sulle questioni fondamentali per progredire nell’agenda globale", i G8 più i G5 sottolineano in particolare l’impegno a "continuare a sostenere le nostre economie con ogni misura necessaria per superare la crisi, cominciano a preparare le strategie di uscita dalle misure di governo straordinarie adotatte per rispondere alla crisi". "Ci asterremo da svalutazioni concorrenziali delle nostre valute e promuoveremo un sistema monetario internazionale stabile e ben funzionante, prosegue la bozza, che fa stato anche della preoccupazione "per gli alti costi sociali della crisi in termini di disoccupazione e povertà". Per questo, sottolineano, "ci impegniamo ad affrontare la dimensione sociale della crisi, ponendo le preoccupazioni delle persone al primo posto".
La posizione dei paesi emergenti. Pechino: "Noi non vincolati". Alla vigilia del vertice, la speranza dei leader del G8 era di poter arrivare a un accordo epocale di riduzione del 50% delle emissioni entro il 2050. Cina e India si sono però opposte con decisione sostenendo la linea che l’occidente deve prima dimostrare di saper ridurre drasticamente le proprie emissioni entro il 2020 se vuole poi discutere di un accordo globale. I paesi emergenti, prima di essere chiamati a nuovi sacrifici, chiedono inoltre che i paesi avanzati aumentino drasticamente l’aiuto finanziario che forniscono al terzo mondo per affrontare le emergenze naturali e le catastrofi. La Cina ribadisce che l’accordo sui cambiamenti climatici non vincola la Cina, che ritiene fondamentale la necessità per i paesi sviluppati di prendere in considerazione "le diverse condizioni" dei paesi emergenti e in via di sviluppo. Lo ha detto il direttore del servizo stampa e informazione del ministero degli esteri cinese Ma Daoxu in un incontro con i giornalisti dopo la riunione di stamani del G8+G5 e Egitto all’Aquila.
Tema del giorno: il clima. I leader degli Otto più Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Sudafrica si impegnano ad "aumentare considerevolmente" e a "coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo" delle tecnologie pulite, "con l’idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l’importanza degli investimenti privati, della partnerrship pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali". I principali settori di questa nuova azione sono l’efficienza energetica, l’energia solare, le reti elettriche interattive, la cattura l’uso e lo stoccaggio del carbone, i veicoli di ultima generazione, le tecnologie ad alta efficienza e bassa emissione, la bioenergia e le altre tecnologie "pulite". Il documento annuncia l’impegno a fare il punto della situazione il 15 novembre sui "piani d’azione e le road map, e per redigere raccomandazioni comuni che spingano verso i passi successivi".
Le critiche di Ban Ki-Moon sul clima. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ha accusato i leader del G8 di aver fissato come obiettivo a lungo termine il taglio di almeno il 50 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2050. "E’ molto più importante che si trovi un accordo su quelli che sono gli obiettivi a medio termine", spiega il numero uno dell’Onu invitando gli Otto ad "assumersi la propria responsabilità nei confronti del futuro dell’umanità. Devono assumersi obiettivi coraggiosi e ambiziosi: solo allora potremmo suggellare l’accordo. Questo è il mio messaggio, di questo parlerò ai leader mondiali". Ban Ki-Moon ha annunciato la convocazione di un "summit il 22 settembre a Palazzo di Vetro cui saranno invitati a partecipare ‘oltre 100’ leader".
Il Presidente Usa Obama: "C’è tempo per superare le differenze. Una parte dell’accordo sul clima, quella sul limite dell’aumento a due gradi della temperatura globale, è già stata approvata, secondo fonti diplomatiche, dai Paesi del Mef (formato allargato del G8 più G5 più Australia, Indonesia e Corea del sud; più la Danimarca nel ruolo di presidente della conferenza mondiale sul clima del prossimo dicembre). Quanto alle riduzione del gas serra, il Mef si è impegnato da subito per trovare «un accordo ambizioso» alla conferenza dell’Onu di Copenaghen sul clima in programma a dicembre. Lo stesso presidente americano Barack Obama ha garantito, durante un colloquio con il presidente del Brasile Lula, che «c’è ancora tempo per superare le differenze con i paesi emergenti sulle riduzioni di gas nocivi» prima della conferenza di Copenhagen a dicembre. Sul clima ha insistito anche il premier Silvio Berlusconi, specificando che «è necessario trovare un’intesa sul clima e sull’ambiente» per introdurre i sei paesi emergenti al tavolo degli Otto Grandi, seguendo la stessa ottica già seguita per l’economia, ovvero «pensando al people first». Per il Cavaliere dunque la seconda giornata è molto importante perché il G8 dovrà «cercare l’intesa con i paesi meno sviluppati anche sul clima». Anche il premier britannico Gordon Brown ha chiesto ai Paesi emergenti di avallare senza esitazioni l’intesa sui cambiamenti climatici raggiunta dai leader del G8 nel loro incontro dell’Aquila. L’appello è venuto stamane poco prima dell’inizio della seconda giornata dei lavori, con l’incontro tra gli Otto grandi e i leader del G5 (Cina, Giappone, Brasile, Messico, Sudafrica) più l’Egitto.
Il Financial Times boccia i risultati economici della prima giornata del G8.Un articolo apparso oggi sul giornale inglese evidenzia come nella dichiarazione finale, le difficoltà abbiano impedito di raggiungere un accordo comune sulla crisi economica. Secondo il FT al centro delle divergenze c’è una visione diversa sul modo di uscire dalla crisi.
Se Angela Merkel voleva che il summit si concentrasse su una “exit strategy” basata sulla realizzazione di un nuovo programma di stimolo per l’economia, per il primo ministro inglese Gordon Brown è prematuro parlare del tema perché “i Paesi stanno ancora affrontando i pericoli della crisi” (in particolare l’aumento dei prezzi del petrolio, il protezionismo e l’aumento della disoccupazione). Obama voleva lasciare aperta la possibilità di attuare nuovi programmi. Altri Paesi invece hanno fatto leva sulla necessità di non intervenire nuovamente e lasciare che i piani già esistenti di stimolo vengano attuati e diano i loro risultati. In una posizione intermedia ci sarebbe il presidente canadese che ha evidenziato come la priorità debba essere quella di riuscire a impiegare le liquidità garantiti dai programmi con intelligenza. Ecco il compromesso: “Ogni Paese avrà strategie di uscita dalla crisi diverse, a seconda delle loro condizioni economiche interne e della finanza pubblica”. Nel testo viene poi riconosciuto che esistono segni di ripresa e stabilizzazione delle economie ma “la situazione economica rimane incerta e restano rischi significativi per la stabilità economica e finanziaria”.
Un altro punto di divergenza evidenziato dal quotidiano inglese è quello del prezzo del petrolio. Secondo il portavoce del premier russo Medvedev, nonostante i leader abbiano concordato che il giusto prezzo del barile debba rimanere attorno ai 70-80 dollari, nel G8 non si è giunti ad un’intesa sul modo per persuadere i produttori ad accettare questa soglia. Sarkozy e Brown sarebbero stati invece d’accordo sulla necessità di stabilire un prezzo che, seppur non definito, sarebbe determinato da una maggiore trasparenza nella distribuzione e la richiesta, rendendo i mercati più aperti. Anche la mancata discussione sul ruolo del dollaro come moneta di riferimento nell’economia globale sarebbero state un fallimento, almeno per la delegazione giapponese.