Galan: “Dico sì al nucleare ma il governo deve dimostrare coraggio”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Galan: “Dico sì al nucleare ma il governo deve dimostrare coraggio”

15 Luglio 2009

Dopo trent’anni il ritorno al nucleare ora è legge. Nella partita che da qui a sei mesi si aprirà per decidere dove costruire le nuove centrali, il governatore del Veneto Giancarlo Galan (Pdl) è l’unico ad essersi fatto avanti. Per ora. Il suo è un sì "politico" in attesa che i tecnici si pronuncino sulla mappa dei potenziali siti e sulle caratteristiche e i livelli di sicurezza degli impianti di terza generazione. Ma Galan allarga il ragionamento al Pdl, alle regionali del 2010, con un riferimento molto chiaro al partito del sud di Miccichè e Lombardo.

Presidente Galan il decreto sviluppo approvato in via definitiva dal Senato riapre la strada al nucleare. Lei è stato il primo amministratore pubblico a dichiararsi disponibile ad ospitare in Veneto una delle nuove centrali. Perché?

Per due motivi. Il primo: la mia cultura politica mi porta a non avere pregiudizi di nessun tipo, tantomeno sul nucleare che probabilmente è l’unica risorsa reale in campo energetico che può risolvere i nostri problemi. Oggi riceviamo da fuori circa l’80 per cento di energia e questo significa dipendenza e debiti. Tutte le altre fonti rinnovabili vanno bene, ma non spostano granchè sul fabbisogno del nostro paese. Il secondo motivo è che il Veneto è sempre stato all’avanguardia per le risorse energetiche.

Faccia un esempio.

Siamo l’unica regione che ha voluto e consentito la realizzazione di una grande opera qual è il rigassificatore off-shore, cioè fatto in mezzo al mare: massima sicurezza e nessun impatto sul paesaggio. Ovviamente, non essendo tecnici, il nostro è un sì politico. Poi dovranno essere proprio loro a spiegare sul piano scientifico condizioni, livelli di sicurezza e tecnologia. Noi abbiamo detto sì perché siamo i paladini del partito del fare.
 
Come giudica la linea del governo su questo tema?

La condivido. Ma ho due avvertenze, o meglio due somesse preghiere.

Quali?

Decisioni del genere quando si assumono bisogna poi saperle portare a termine, fino al traguardo. Immagino che quella parte di opinione pubblica disponibile alle sirene antinucleariste sarà ancora più forte, per questo ci vuole un governo con le idee chiare che dia garanzie alla gente ma che sia determinato lungo la strada intrapresa. L’altra sommessa preghiera, in realtà un’amara costatazione, riguarda un cattivo esempio del passato di cui tenere conto, ovvero la vicenda della localizzazione del deposito per le scorie. Per questo dico che ci vuole pazienza nel ricercare il consenso e forte determinazione politica, perché altrimenti è meglio lasciar perdere. Sarebbe l’opposto del lato migliore del berlusconismo.

In che senso?

La politica del fare. Se c’è una cosa positiva di cui il Veneto si vanta di essere un avamposto è che le grandi opere sono indispensabili al paese. Nella storia d’Italia dopo gli anni ’60 le grandi opere sono state spesso sinonimo di corruzione e devastazione del territorio, perchè era la vittoria ideologica di una certa sinistra. Il lato migliore del berlusconismo ha fatto sì che questa cultura ideologica negativa sia stata sconfitta, col risultato che oggi anche il Pd si pone il problema delle grandi opere e ha rivisto le vecchie posizioni ad esempio sul Mose, sulla Salerno-Reggio Calabria, in parte sui rigassificatori perchè poi, alla fine, gli unici ad averne fatto uno siamo stati noi veneti. Insomma, la battaglia per le grandi opere è uno degli aspetti più illuminanti del berlusconismo che in un certo senso è stato imposto anche dall’anima riformista del Pd.

Secondo lei quali vantaggi  può portare il nucleare?

Penso porterà benefici all’intera collettività, famiglie, imprese. E il primo effetto sta nella diminuzione del tuo debito rispetto al fatto che oggi quell’energia ti viene da fuori Italia e la devi pagare, e nella possibilità di poter disporre di energie pulite.

Se uno dei quattro o cinque siti  di cui si parla dovesse essere individuato in Veneto lei dovrà fare i conti con i cosiddetti partiti del no, spesso capitanati da amministratori pubblici. Come intende procedere?

La chiave è parlare con la gente, spiegare come e perchè si intende realizzare un’opera e quanto costa, coinvolgendo le massime autorità scientifiche. Confronto dunque, ma poi arriva il tempo della decisione.

Come è accaduto per il Mose?

Esattamente. Noi stiamo realizzando una grande opera di ingegneria ambientale, ma va detto che il Mose ha superato posizioni e contrarietà epiche, al punto che oggi è un’opera voluta dall’opinione pubblica veneziana e veneta. Come? Operando in trasparenza, coinvolgendo nel progetto autorità scientifiche, spiegando a cosa serve e come funziona. Ma il Veneto ha detto anche no al governo ed è stato sulla vicenda dell’estrazione degli idrocarburi dai fondali dell’Adriatico. Questo perchè nutrivamo molte perplessità sul rischio che l’attività di estrazione potesse contribuire ad un lento sprofondamento della costa veneta. In quel caso abbiamo detto no: Eni e governo devono dimostrare a noi e al mondo – visto che Venezia è patrimonio dell’umanità – che ciò che si intende fare non danneggia l’ambiente e le comunità locali.

Come fa ad essere così sicuro che i veneti la seguiranno anche sul nucleare?

La nostra disponibilità non è tecnica ma politica. Noi veneti avversiamo chi dice no per principio e questa è la natura della nostra gente abituata a non aspettare l’aiuto dall’alto ma ad andare avanti da sola. Se non fosse così, non saremmo la regione leader nella raccolta differenziata dei rifiuti che viene fatta anche nei piccoli municipi di campagna, dove non c’è Galan a dire fai così. La facciamo perchè è importante farlo e perchè ci guadagniamo sopra realizzando impianti per le risorse energetiche prodotte da questa tipologia di rifiuti.
 
E se il no arrivasse ad esempio da un sindaco della Lega che succederebbe?

Vale esattamente il discorso che ho fatto prima: si spiega, si parla ma poi si decide e si fa. Eppoi va ricordato che la Lega è sempre stata contraria a grandi opere come il Mose, o ai termovalorizzatori. Insomma, siamo alla solita questione ‘sì, ma non nel mio orto’. Io non ho nessun timore e le dirò di più…

Prego.

Sa perchè il Pdl rivendica la leadership politica per il Veneto alle regionali del 2010?

Lo dica lei.

Perché siamo un partito e rappresentiamo interessi che fanno volare alto, che si muovono secondo obiettivi di valore non solo territoriale bensì nazionale. Se dovessi essere ancorea io il governatore, di sicuro come sanno i miei amici e i miei nemici, non mi tirerò indietro di fronte ad una battaglia. Per anni sono stato l’unico difensore del Mose con governi di sinistra e Venezia contraria con  Cacciari sindaco. Aggiungo che non sarebbero solo gli amministratori della Lega a storcere il naso, può darsi che lo faccia anche un sindaco del tuo partito ma sta proprio qui la determinazione di un governo: una volta che ha fatto tutti i passaggi procedurali democraticamente previsti, c’è uno stop al confronto che lascia spazio al fare. Come ha fatto Berlusconi con i rifiuti a Napoli.

Parliamo di politica.  In Sicilia Miccichè e Lombardo stanno lavorando al partito del sud. Lei che idea si è fatto?

Non lo so. Non tutto mi è chiaro, non riesco a capire le intenzioni e non voglio andatre oltre. Ricordo che la Sicilia è una regione a statuto speciale e parlo da presidente di una regione a statuto ordinario sottolineando che dal Veneto se ne va un miliardo di euro per coprire i deficit di bilancio delle regioni non virtuose sul fronte della sanità tra le quali ci sono anche quelle del Meridione. Francamente non capisco le ragioni della scelta di un partito del sud. Con chi ce l’hanno, con  Tremonti che taglia e impone sacrifici? Figurarsi quelli che impone a noi… ma finora a nessuno di noi è venuto in mente di fare un partito del nord. C’è il Pdl, l’unica forza nazionale che può e deve farsi carico dei problemi del meridione.

Eppure lei ha proposto un Pdl costruito su basi federali. La stessa logica non potrebbe valere ad esempio per il progetto di Miccichè?

Sì son stato il primo ad avanzare la proposta, ma questo non vuol dire spezzare il Pdl in due. Credo nel bipolarismo, due grandi forze politiche come accade nei paesi con una democrazia avanzata e compiuta. Tutto il resto, è farina del demonio italiano che è uno dei peggiori, cioè l’imbroglio, il trasformismo, la confusione.

Esiste una questione meridionale?

Esiste eccome, perchè non è stata ancora sanata la frattura tra nord e sud sul piano economico, della sicurezza e della lotta alla criminalità.

Secondo lei cosa deve fare il Pdl?

Attuare al più presto il federalismo fiscale che rappresenta l’insieme della cultura delle autonomie ed è la chiave per superarte la frattura nord-sud. Il federalismo introduce il principio di responsabilità e se vieni meno devi pagare, andando a casa. Se la tua sanità ha il bilancio in rosso devi dimetterti e si torna alle urne. In questo sono molto vicino alla Lega che attraverso la sua cultura è riuscita a portare in Italia il federalismo. In pratica l’esatto contrario dello stare col cappello in mano ad aspettare i soldi da Milano, Venezia, Torino, Firenze, perchè se sai che tanto arrivano i soldi te ne freghi. Invece no, perchè col federalismo non ci sono più alibi, tu amministratore sei il primo responsabile.
La via, dunque, è attuare questa importante riforma prima possibile anche se so benissimo che i soldi saranno pochi e che c’è un’ingiustizia che andrebbe risolta: le regioni a statuto speciale che possono contare su risorse consistenti, a differenza di quelle a statuto ordinario. Pensi solo al Trentino che oggi riceve 27 miliardi di euro.

Cosa farà Galan nel 2010?

Se mi sarà chiesto, farò la campagna elettorale per far sì che il Veneto abbia tutto ciò che non siamo riusciti a fare finora; abbiamo grandi obiettivi: abbiamo fatto molto sul piano delle infrastrutture viarie, ma in futuro ci interessa le autostrade immateriali, far diventare Porto Marghera il più bel water front del mondo, accogliere i circa 50mila cittadini che vengono da noi per lavoro e che incrementano un livello già consistente di crescita demografica interna. Insomma, per il Veneto di domani il nostro obiettivo è far diventare questa regione sempre più membro attivo e di avanguardia dell’Europa più evoluta.

Sta già facendo campagna elettorale? Eppure la Lega rivendica la sua poltrona alle regionali del prossimo anno?

Deciderà il Pdl con gli alleati.

E se invece della candidatura alla Regione arrivasse un incarico di governo, lo accetterebbe?

Ho sempre detto che la cosa più bella è fare il presidente della propria regione. Nella Roma della politica, che non è ovviamente la città straordinaria che amo, non mi sento molto a mio agio perchè sono legato alla mia terra e a questa esperienza. Ho fatto tanti errori  ma penso di aver mantenuto le promesse e questo mi rende vicino ai veneti che mi capiscono, che sanno tutto di me. Nel bene e nel male. Io sto bene qua.