Gasparri: «Se Renzi si incaponisce con il “Consultellum”, listone unico del Centrodestra»
20 Agosto 2017
Si avvicinano le elezioni politiche. Il tema dei confini della coalizione di centrodestra si fa sempre più attuale. Esso in parte dipende dalle determinazioni che verranno prese, alla ripresa, sulla legge elettorale. In parte, però, risponde a una concezione di fondo della politica e dei princìpi che dovranno ispirare la coalizione. La nascita della Federazione della Libertà al Senato ha fornito, su questo terreno, una prima risposta. Pubblichiamo una serie di interviste suscitate da alcune domande che l’Occidentale ha sottoposto ad alcuni dei protagonisti del dibattito interno al centrodestra. Oggi ne discutiamo con il senatore Maurizio Gasparri.
Si avvicinano le elezioni, il centrodestra ha ottime chance di prevalere ma dovrà decidere con che schema di gioco presentarsi in campo. Nel caso in cui la legge elettorale non venga modificata e si vada a votare con i sistemi usciti dalla Consulta, e dunque alla Camera resti il premio alla lista che raggiunge il 40 per cento, il centrodestra dovrebbe presentare una lista unica di coalizione? E in tal caso, chi ne dovrebbe far parte?
Io auspico che la legge venga modificata. Se Renzi si incaponirà e farà prevalere le sue strategie sull’interesse del Paese, rischiando di rendere delegittimato il nuovo Parlamento, le regole che ci sono adesso impongono che il centrodestra faccia una lista unica. Ci si dovrebbe ricollegare in tal caso all’esperienza del PdL, allargarla anche alla Lega, ma soprattutto migliorare il funzionamento interno e renderla attrattiva dal punto di vista del programma. E’ questo aspetto che determina chi vi debba stare e chi no. I cittadini hanno due interessi: che il Paese sia governato e che chi verrà chiamato a farlo abbia idee chiare sui nodi strutturali dell’agenda politica.
Nel caso invece vi sia una legge basata sulle coalizioni, la Federazione della Libertà sperimentata al Senato – e cioè un raggruppamento delle forze di centrodestra liberali, cristiane e conservatrici, distinte dalla Lega ma alleate con il Carroccio – potrebbe essere un modello da riproporre?
La Federazione della Libertà è stata un’intuizione che ha consentito a tanti colleghi senatori di dare un contributo importante alla crescita del centrodestra e a Forza Italia di proporsi come punto di riferimento, senza stravolgere le sue dinamiche interne. Io auspico una federazione delle forze nazionali, conservatrici e liberali. La Federazione della Libertà incarna questo mio auspicio.
Il rapporto con la Lega è antico, esiste fin da quando esiste il centrodestra di governo. Al di là delle schermaglie dialettiche, nel quadro politico attuale quali difficoltà e quali opportunità presenta oggi l’alleanza?
La Lega ha un suo bacino elettorale di riferimento ed è bene che si dedichi innanzi tutto a conquistare quel voto. Mi sembra che dopo le elezioni olandesi e francesi il problema dell’Europa e dell’uscita dall’euro si sia stemperato. E’ evidente che l’Europa così com’è non va e che la moneta unica non sia stata un successo. Ciò non significa però che l’interesse nazionale ci consigli di isolarci e di uscire dall’euro. Bisogna contemperare le realtà di fondo con l’interesse dell’Italia e in questo esercizio anche la Lega e ancor più Fratelli d’Italia possono contribuire a trovare soluzioni condivise da tutto il centrodestra.
Un quadro di accordo federativo tre le forze conservatrici, liberali e cristiane può contribuire a valorizzare la componente della destra nazionale?
E’ stata questa l’intuizione di Pinuccio Tatarella, per una lunga stagione mio riferimento politico. Quella intuizione va semplicemente aggiornata tenendo conto del nuovo quadro politico e dei problemi emergenti in questo XXI secolo.
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