Gay Pride prima del ballottaggio a Roma: Raggi non ci va, Giachetti manda un messaggio
11 Giugno 2016
di redazione
Come impatta il Gay Pride sul ballottaggio per elezioni comunali a Roma? Il corteo per “l’orgoglio omosessuale” che ha attraversato la Capitale ripropone il solito spettacolo: qualche “vaffa” all’indirizzo dei politici “poco sensibili” ai temi LGBT, il Vaticano “Guantano mentale”, un trans che sfila con una croce di legno sulle spalle per “sensibilizzare sui temi delle sex workers”, ovvero della prostituzione.
E ancora: le sigle dei cartoni animati, le canzoni della Carrà, il Muccassassina, le attrici in prima linea, i selfie con Vladimir Luxuria, Amnesty, Cgil e c’è pure l’Acea, visto che “l’acqua non fa discriminazioni”. La legge sulle unioni civili? “Non è ancora abbastanza”. “Discrimina”. Le coppie etero, quelle sicuro.
Niente di davvero sorprendente insomma, i soliti slogan. Dunque come impatta il Gay Pride sul ballottaggio? Il candidato del Pd, Roberto Giachetti, manda un messaggio promettendo che, se vince, ci sarà alla prossima edizione. La candidata favorita a diventare il prossimo sindaco di Roma, che ha vinto il primo turno alle elezioni e ha 10 punti di vantaggio sul Pd, Virginia Raggi, M5S, al Gay Pride non ci va e non manda messaggi.