Gaza. Hamas: “Stop ai razzi, serve una cultura della resistenza”

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Gaza. Hamas: “Stop ai razzi, serve una cultura della resistenza”

24 Luglio 2009

"La resistenza armata è ancora importante e legittima – dice Ayman Taha, un leader politico di Hamas, in un articolo apparso sul New York Times – ma adesso vogliamo creare una cultura della resistenza. L’attuale situazione richiede un’interruzione degli attacchi missilistici. Dopo la guerra, sia la popolazione che i miliziani hanno bisogno di una tregua".

Il responsabile della organizzazione terrorista rivela che lo "stato maggiore" è stato rimosso e sostituito dopo la guerra di Gaza e che il lancio di razzi a corto raggio ‘Qassam’ è stato interrotto perché la popolazione palestinese considera sempre più inefficace una tattica del genere.

Sarebbe una buona notizia se non fosse che neppure una decina di giorni fa un razzo è stato sparato dalla Striscia contro la città di Sderot, facendo ripiombare nel panico la popolazione israeliana. In ogni caso, i palestinesi di Hamas non hanno rinunciato alla cultura delle bombe. Qualche giorno fa, un ordigno ha fatto circa 60 feriti al matrimonio del nipote di Mohammed Dahlan, considerato uno dei leader palestinesi più filo-occidentali. Dietro la bomba ci sarebbe il gruppo Jaljalat, una emanazione di Hamas che mira alla creazione di un califfato globale. Secondo l’intelligence israeliana, il gruppo sarebbe infiltrato da al Qaeda.

Nel frattempo, il ministero degli esteri israeliano ha diffuso un documento in cui si mettono in guardia gli Usa dall’investire circa 900 milioni di dollari per la ricostruzione di Gaza, spiegando che ad incassarli sarebbe Hamas: "l’organizzazione usa la violenza contro le agenzie internazionali, UNRWA compresa, se queste non si mostrano collaborative".