Gaza. Vaticano: “Garantire l’accesso agli aiuti umanitari, no a scudi umani”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Gaza. Vaticano: “Garantire l’accesso agli aiuti umanitari, no a scudi umani”

15 Gennaio 2009

"Negando l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza viene meno il basilare rispetto dei diritti e della dignità delle persone e delle comunità. Ma allo stesso tempo va condannato fermamente l’uso dei civili come scudi umani". È questa la denuncia dell’arcivescovo Celestino Migliore, intervenuto ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul tema della protezione dei civili nei conflitti armati, il cui intervento è stato diffuso oggi dalla Radio Vaticana.

Mons. Migliore ha anche spiegato che la drammatica situazione a Gaza, in Congo, Iraq e Darfur dimostra come non si stia facendo abbastanza per proteggere le popolazioni civili in aree di guerra. L’Osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro ha sottolineato che spesso, per ragioni politiche o militari, vengono violati i più elementari diritti dei civili, in particolare donne e bambini.

L’arcivescovo ha anche lanciato un appello affinché "proprio in questo 2009, quando si celebra il 60esimo anniversario della Convenzione di Ginevra, la comunità internazionale si impegni concretamente a proteggere i civili durante i conflitti armati".

Quanto sta succedendo a Gaza, in Iraq, Darfur e nella Repubblica Democratica del Congo, ha rilevato mons. Migliore, dimostra che "la sicurezza dei civili in aree di guerra sta diventando sempre più critica". L’osservatore vaticano all’Onu ha quindi indicato "tre pilastri" per garantire la sicurezza della popolazione civile: "Accesso degli aiuti umanitari, protezione speciale di donne e bambini e disarmo".

D’altro canto, ha sottolineato il presule, le violazioni a danno della popolazione civile in molte parti del mondo non sono soltanto un effetto della guerra. Continuiamo, ha costatato con amarezza, a vedere civili utilizzati deliberatamente come strumenti per ottenere risultati politici o militari. In questi ultimi giorni, ha aggiunto, abbiamo visto un fallimento totale nel distinguere i civili dagli obiettivi militari.

"Quando le armi sono utilizzate senza adottare misure ragionevoli per evitare di colpire i civili – ha detto mons. Migliore – quando donne e bambini sono usati come scudi umani, quando, ha avvertito ancora, è negato l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza, vengono distrutti i villaggi nel Darfur e la violenza sessuale devasta la vita di donne e bambini nel Congo, risulta tristemente chiaro che le ragioni politiche e militari passano sopra al rispetto basilare della dignità e dei diritti delle persone e delle comunità".

Mons. Migliore ha quindi ribadito che per assicurare la protezione di civili non basta un rinnovato impegno a rispettare le leggi umanitarie, ma è innanzitutto necessaria una buona volontà politica. Ogni parte belligerante, ha proseguito, deve essere responsabile della protezione degli individui e delle comunità.

L’arcivescovo ha ribadito che l’aumento delle vittime civili nei conflitti è anche conseguenza della produzione massiccia di nuovi e sofisticati armamenti. Ha infine riaffermato l’urgenza di un Trattato per il controllo del commercio e delle armi ed ha incoraggiato tutti gli Stati a ratificare la Convenzione sulle bombe a grappolo, adottata recentemente.