Gaza: venti di guerra tra Hamas e Israele
08 Gennaio 2008
Bollono, in Medio
Oriente, i territori che si preparano ad accogliere George W. Bush. Bolle la
Striscia di Gaza, bollono i villaggi israeliani bersagliati dai razzi Qassam e
dai colpi di mortaio. È storia antica, ormai: da mesi e mesi, ogni giorno le
stesse notizie. Lanci di razzi, risposte dell’esercito israeliano: in tutto
ciò, Fatah e Abu Mazen guardano impotenti senza poter mettere becco in quello
che accade in un territorio, la Striscia di Gaza, controllata completamente dai
“fratelli” di Hamas.
Sempre le stesse notizie,
ma l’escalation di violenza delle ultime ore dà credito all’ipotesi di una
situazione potenzialmente deflagrante. Con quale esito? Con una vera e propria
invasione della Striscia da parte dell’esercito israeliano, nel tentativo di stanare
definitivamente le rampe di lancio dei razzi. Una possibilità che il ministro
della Difesa Barak ha bella e pronta sul suo tavolo.
Per farsi un’idea del
livello raggiunto ultimamente dagli scontri, basta dare una scorsa alle
principali notizie dello scorso week end. Sabato: la Popular Resistance
Committees – un gruppo di militanti islamici gravitanti nell’orbita di Hamas –
lancia ventisei colpi di mortaio e sette razzi Qassam sul territorio
israeliano, per poi rivendicare orgogliosamente l’operazione il giorno
seguente. Il risultato dei lanci su Sderot è di sei razzi finiti in campo
aperto e uno responsabile dei danneggiamenti di case e auto. Due cittadini sono
stati portati all’ospedale, senza conseguenze.
Domenica mattina: in
risposta agli attacchi del giorno precedente, truppe armate dell’esercito
israeliano entrano nel campo di Bureij (2 km all’interno del territorio
palestinese) nel tentativo di allontanare il più possibile i militanti
responsabili dei ripetuti lanci. Una risposta dovuta, secondo fonti militari
interpellate dal quotidiano “Haaretz”, perché “se i terroristi possono prendere
posizione vicino al confine, questo provoca un’alterazione del raggio d’azione
dei razzi Qassam, che possono essere sparati più profondamente nel territorio d’Israele”.
Ma l’incursione israeliana di domenica non è che l’inizio di una giornata di
scontri: il risultato finale è di cinque militari israeliani feriti, cinque
palestinesi uccisi e almeno trentaquattro feriti (tra cui quattro donne, sette
bambini e quindici militanti).
Sempre domenica, conscio
di una situazione ormai insostenibile, il premier israeliano Ehud Olmert aveva
preso la parola per annunciare una decisa escalation
dei raid contro Gaza in risposta agli attacchi dei miliziani di Hamas. A provocare
l’escalation, secondo quanto Olmert ha riferito alla riunione di governo di
domenica, il razzo caduto ad Ashkelon: una prova, secondo Olmert,
dell’escalation di violenza da parte palestinese alla quale rispondere con la
stessa moneta. Le operazioni dell’esercito israeliano nella Striscia, ha
commentato il premier, sortiscono un effetto positivo: a dispetto delle
proteste di Abu Mazen, Olmert ha assicurato che Israele continuerà a reagire e
rispondere andando a cacciare i miliziani ovunque si trovino, %E2