Gelmini: “Gli occupanti fanno terrorismo ma sono pronta al dialogo”
23 Ottobre 2008
“Mi si insulti pure ma non si insulti la libertà degli altri. E la libertà è anche quella degli studenti che vogliono seguire le lezioni, non solo quella di chi occupa le aule universitarie”. Mariastella Gelmini risponde alle accuse che le vengono dai banchi dell’opposizione e dalla piazza nel corso dell’audizione che oggi al Senato precede il voto di fiducia sul decreto sulla scuola. Interrotta dalle grida dei senatori del centrosinistra, il ministro ha tenuto a ribadire la sua disponibilità al dialogo, annunciando che già da domani convocherà “una per una le associazioni degli studenti, degli insegnanti e dei genitori per un confronto pacato, costruttivo e sereno”, e per discutere sui fatti e sui contenuti del provvedimento “e non sulla falsificazione della realtà”.
Chiedendo la fiducia al Senato per il decreto che porta il suo nome, il ministro ha anche difeso il suo operato, in particolare, per aver messo in luce e aver fatto patrimonio comune dei dati che fino ad oggi erano stati nascosti dai precedenti governi sullo stato di decadenza in cui versa la scuola in Italia. “Il Paese ha bisogno di riforme. Non si può accettare di relegare il dibattito su questi temi solo alla difesa dello status quo, come fa la sinistra” che ne ha fatto, continua il ministro, una causa “classista nella sua essenza” fino a istruire contro uno dei capisaldi di ogni società civile “una campagna terroristica che ha diffuso disinformazione tra studenti e famiglie”.
“Mi ero illusa – ha continuato nel corso dell’audizione – di poter trovare un terreno di confronto e non di scontro, mi sarei aspettata contributi e proposte dall’opposizione” ma – denuncia la Gelmini – la politica di Veltroni è quella di “fare della scuola il terreno privilegiato dello scontro” anche contravvenendo alle indicazioni che ha voluto dare il presidente Napolitano quando ha detto che “per avere un’Italia migliore è essenziale una scuola migliore”.
Il rischio, secondo il ministro dell’Istruzione, è che si consideri la scuola come negli anni Settanta si consideravano le fabbriche e che gli insegnanti arrivino ad essere considerati la nuova classe operaia. Quindi, l’obiettivo del decreto è quello di “premiare il merito – ha aggiunto il ministro – e riportare la retribuzione dei docenti ad un livello decoroso”.
Sul clima che l’opposizione ha creato negli ultimi giorni, il ministro ha fatto appello al “principio di moralità politica” affinché, in primo luogo, sia fatto valere il rispetto per la verità e non vengano dette falsità ai cittadini. Per questo il ministro apprezza l’onestà intellettuale di quei rappresentanti del mondo culturale della sinistra italiana, da Claudia Mancina a Luigi Berlinguer, da Franco Bassanini a Luca Ricolfi, che, secondo la sua opinione, “hanno tenuto ferma la bussola della ragione” e non sono stati orientati solo dall’ideologia.
L’ultimo appello la Gelmini lo lancia agli studenti: “Contestate pure gli interventi di questo governo ma non sulla base di un decreto immaginario. Avanzate proposte, contributi e non solo rifiuti”.