Gelo diplomatico tra Usa e Italia

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Gelo diplomatico tra Usa e Italia

07 Febbraio 2007

Roma. Il gelo diplomatico tra Italia e Stati Uniti – di cui la
lettera agli italiani dei 6 ambasciatori Nato è solo il sintomo più plateale –
è un processo che avanza da mesi. I tempi “bye bye Condi” tra D’Alema e il
segretario di Stato americano sono evaporati rapidamente: oggi non c’è
cordialità nei rapporti bilaterali e anche i canali diplomatici si sono fatti
più ruvidi.

A Washington si sono accorti in poco tempo che la politica
estera del  governo Prodi non è
affidabile e soggiace all’alea di parti della maggioranza fuori controllo. Per
questo l’Italia è stata messa sotto osservazione e sotto pressione.

Le prime avvisaglie del raffreddamento si erano avute già
gennaio, all’indomani del bombardamento americano sulle basi somale di al
Quaida, quando il ministro degli Esteri D’Alema condannò l’operazione con
parole tanto perentorie quanto isolate.

Spogli è molto irritato 

Il fatto non sfuggì all’ambasciatore americano Ronald
Spogli, uno che l’Italia la conosce non per antichi o folkloristici retaggi
familiari, ma perché ci ha a lungo vissuto e studiato. Fu un campanello di
allarme che contribuì a modificare l’impressione inizialmente benevola del
Dipartimento di Stato verso D’Alema.

Seguirono poi i fatti legati alla base Usa di Vicenza, dove
venne in evidenza la fragilità del governo in politica estera. Le immediate
minacce di ritorsione che la sinistra radicale mise in campo contro la
decisione di Prodi di confermare gli impegni in merito alla base Dal Molin,
investirono frontalmente la missione italiana in Afghanistan. Ed è qui che
bisogna guardare per capire il rapido aggravarsi dei rapporti transatlantici.

Gli sviluppi di questi giorni sono direttamente collegati al
questione afghana, in cui l’Italia rappresenta l’anello debole di una catena
che rischia di spezzarsi.

Non è un caso se la lettera dei sei ambasciatori è arrivata
alla vigilia del vertice Nato di Siviglia, dove i tutti i problemi della
presenza alleata in Afghanistan saranno messi sul tavolo senza tante
cerimonie. 

I ministri della difesa della Nato saranno in quella sede sottoposti
a fortissime pressioni per intensificare il loro sforzo militare in quel paese.