Genova, l’ex sindaco Vincenzi condannata a 5 anni per alluvione 2011
29 Novembre 2016
L’ex primo cittadino di Genova, Marta Vincenzi, è stata ieri condannata dal Tribunale di Genova a cinque anni e due mesi di reclusione per omicidio colposo plurimo, disastro e falso in relazione ai sei morti causati dall’alluvione che colpì Genova nel 2011. La decisione è stata presa dopo 86 udienze e, ieri, sette ore di Camera di Consiglio.
Il pm Luca Scorza Azzarà aveva chiesto sei anni e un mese per la Vincenzi. Secondo l’accusa, i politici e i tecnici imputati non chiusero le scuole nonostante fosse stata diramata l’allerta e non chiusero con tempestività le strade la mattina della tragedia. A sua difesa, l’ex sindaca aveva sempre sostenuto durante le udienze di non essere stata nella situation room nel momento del marasma.
Le indagini della polizia, eseguite anche con lo studio delle celle telefoniche, hanno stabilito che gli uffici comunali della protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già dalla mattina prima della esondazione; ascoltando poi le testimonianze, gli investigatori hanno scoperta che i verbali presentati dagli uffici comunali erano stati falsificati; secondo gli inquirenti venne alterato l’orario dell’esondazione nel verbale per sostenere la tesi dell’imputata secondo cui quel giorno sulla città si era abbattuta una «bomba d’acqua» di per sé imprevedibile.
Condanne minori per gli altri incriminati: l’ex assessore alla protezione Civile del Comune di Genova Francesco Scidone 4 anni e nove mesi; il dirigente comunale Gianfranco Delponte a quattro anni e cinque mesi, il dirigente comunale Pierpaolo a un anno e 4 mesi (assolto dall’accusa di disastro) e Sandro Gambelli (anch’egli assolto dall’accusa di disastro) a quattro anni e mezzo.
L’ex sindaco uscendo dal tribunale ha dichiarato «È stato un brutto colpo. Ma non è finita qui», e ha aggiunto «Non mi hanno creduto. Hanno creduto invece che io sia come mi ha definito il pm un’abile manipolatrice. Perché questo sono oggi i politici per l’opinione pubblica, dei corrotti o dei manipolatori. La mia impressione durante 86 udienze è che non ci sia stata una ricostruzione dei fatti dell’alluvione ma che ci sia stata una visione pregiudiziale. Quasi un processo alla politica. Ma il processo mi è servito a ripercorrere quei giorni che io avevo in parte rimosso. Non ricordavo quasi nulla, ora ricordo tutto e sempre mi sono domandata: cos’ho fatto? cos’ho sbagliato colpevolmente? Nella mia coscienza, e mi sono esaminata a fondo, so di essere innocente».