Gere & Clooney, i belli di Hollywood salvano il Roma Film Fest
17 Ottobre 2009
I maligni dicono che la mostra del cinema capitolino manca di esperienza rispetto ad altri appuntamenti più tradizionali. Si sente la mancanza del nume veltroniano? Ma quest’anno gli organizzatori dell’evento si sono salvati in corner, grazie ai belli di Hollywood. Richard Gere e George Clooney.
In conferenza stampa quest’ultimo si è rifiutato di commentare la sua storia con Elisabetta Canalis. “Parlare della mia vita privata – ha detto – fa male ai miei film". E in effetti a cinema rischiamo un’overdose da Clooney. C’è il film presentato a Roma – Un in the air – un “comic drama” sui tagliatori di teste americani in tempi di depressione economica, che girano senza sosta da un aeroporto all’altro (sul tema vivere in volo c’era già Lost in Translation di Sonia Coppola). Ma in cantiere abbiamo anche un thriller ambientato nei luoghi devastati dal terremoto d’Abruzzo e un film su Guantanamo. “Ho ancora speranza nel Presidente Obama”, dice Clooney, sapendo che il supercarcere resta aperto.
Gere invece ha portato a Roma un filmone ottimista e strappalacrime, dedicato a un cagnolino nipponico con tanto di pedigree, il quale, morto il suo padrone, continua a rendergli omaggio e gli giura eterna fedeltà. Una favola canina tra l’esopico e il buddista, tema caro a Gere almeno quanto lo è Guantanamo per Clooney. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha espresso il suo sostegno alla causa tibetana, abbracciando Gere e annunciando che la capitale ospiterà presto il Dalai Lama. Ma dov’era l’ufficiale e gentiluomo quando il presidente Obama rimandava l’incontro con il bonzo dei bonzi?
A quanto pare Obama si è dimenticato di aver fatto delle promesse ai suoi generosi finanziatori. I belli di Hollywood hanno versato qualche milione di dollari durante la campagna elettorale dei democratici. E forse non si aspettavano di ricevere il benservito così presto.