Germania, già centrati gli obiettivi del protocollo di Kyoto
29 Novembre 2008
di redazione
La Germania conferma il suo ruolo guida nella lotta ai cambiamenti climatici e accelera verso il raggiungimento degli obiettivi fissati nel protocollo di Kyoto. Secondo i calcoli del ministero dell’Ambiente tedesco, già oggi, con quattro anni di anticipo sulla tabella di marcia, Berlino può dire di aver mantenuto la promessa sottoscritta nel 1997 dall’allora ministro dell’Ambiente Angela Merkel nella città giapponese: tagliare le emissioni inquinanti del 21% entro il 2012. L’anno scorso in Germania i valori di CO2 emessa nell’atmosfera risultavano già inferiori del 22,4% rispetto ai quelli di diciotto anni fa. In termini concreti si tratta di 957 milioni di tonnellate di CO2, il 2,3% in meno rispetto all’anno prima. La ricetta tedesca, fatta di investimenti nelle energie rinnovabili e sforzi per aumentare l’efficienza energetica, sembra insomma dare i primi frutti.
I risultati diffusi dal ministero dell’Ambiente vanno però letti con attenzione. Anzitutto perché, per il protocollo di Kyoto, occorre tenere in considerazione la media degli anni 2008-2012, mentre il 2007 non conta. In secondo luogo perché, se è vero che negli ultimi anni la Germania ha fatto passi da gigante sul terreno delle energie pulite e della difesa dell’ambiente, è anche vero che l’exploit dell’anno scorso è legato in parte a fattori straordinari. Alle condizioni atmosferiche, ad esempio: "l’inverno 2007 è stato molto mite, così che le persone non hanno dovuto accendere troppo il riscaldamento e dal riscaldamento, da solo, dipendono 10-15 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno", spiega al telefono Ulrike Fokken, portavoce dell’associazione ambientalista tedesca "Deutsche Umwelthilfe". Inoltre, ricorda oggi la Sueddeutsche Zeitung citando un rapporto di 572 pagine del governo tedesco, molti hanno anticipato al 2006 l’acquisto di olio combustibile, per aggirare l’incremento dell’Iva scattato nel 2007, il che ha in parte falsato i risultati.
C’è inoltre da tenere a mente un dato storico, e cioè il fatto che una buona fetta del taglio delle emissioni è riconducibile alla chiusura, dopo la riunificazione tedesca (1990), degli impianti produttivi altamente inquinanti sparsi nell’ex Germania orientale.
Restano tuttavia innegabili i successi della politica tedesca nella lotta al surriscaldamento del globo. L’altro elemento decisivo che ha contribuito nel 2007 a tagliare le emissioni di Co2 è infatti lo sviluppo, portentoso, delle energie verdi. Negli ultimi sei anni nella Repubblica federale la percentuale delle rinnovabili nel consumo di energia elettrica è raddoppiata, salendo al 14,2%. Il settore dà ormai lavoro a 236.000 persone e le tecnologie verdi "Made in Germany" hanno contribuito a sostenere il boom dell’export tedesco degli ultimi anni.
Gli stessi cittadini tedeschi hanno compreso la sfida del riscaldamento globale e hanno reagito di conseguenza: le emissioni di Co2 imputabili alle famiglie sono crollate del 34% rispetto al 1990, grazie all’isolamento termico degli edifici, all’aumento dell’efficienza energetica e all’incremento delle rinnovabili anche nel settore del riscaldamento privato.
"Siamo sulla buona strada per centrare gli obiettivi di Kyoto", esulta il ministero tedesco dell’Ambiente. Un dato di fatto che, come fa notare la tv pubblica Ard, dovrebbe rafforzare la posizione di Berlino in sede di trattative internazionali. Non solo alla conferenza Onu sul clima, che si apre lunedì a Poznan (in Polonia) e che punta a proseguire le discussioni iniziate a Bali in vista di un accordo post-Kyoto. Ma anche in sede europea: Berlino può insomma chiedere maggiori sforzi anche alle altri capitali, mostrando di aver già fatto abbastanza sul piano della difesa climatica.
I rischi sulla strada verso il 2012 restano comunque molti. Anzitutto perché la crisi economica internazionale – la Germania è già in recessione – rischia di mettere in secondo piano la lotta ai cambiamenti climatici. E poi perché resta ancora molto da fare sul fronte della produzione di energia. Dal 1999 le emissioni inquinanti legate alla produzione di corrente elettrica sono infatti aumentate. E, come ricorda Fokken, i piani per costruire numerose centrali a carbone in tutto il Paese non fanno che mettere a rischio ulteriormente la strada virtuosa finora seguita.
"Dobbiamo fare di più per l’efficienza energetica e abbassare il consumo di corrente", ha commentato il ministro Sigmar Gabriel. Del resto, dopo l’exploit del 2007, le emissioni di CO2 dovrebbero riprendere a salire già dal prossimo anno.
Aal
fonte: APCOM