Germania, incertezze sulla missione in Afghanistan

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Germania, incertezze sulla missione in Afghanistan

13 Giugno 2007

Il peggioramento delle condizioni di sicurezza in Afghanistan potrebbe mettere in discussione l’intesa che la grande coalizione guidata da Angela Merkel ha raggiunto sul mantenimento della missione. Secondo un articolo del quotidiano Handelsblatt dell’11 giugno, un documento segreto del ministero degli Esteri avverte Berlino che nel nord dell’Afghanistan la situazione si sta destabilizzando. L’Afghanistan settentrionale, dove si trova la grande maggioranza delle truppe tedesche, è sempre stato considerato relativamente stabile e molto meno pericoloso del sud del paese. Ma dopo l’attentato di maggio a Kundus che ha causato la morte di tre soldati, il ministero degli Esteri si aspetta altri attacchi.

L’articolo è stato pubblicato in un momento molto delicato dal punto di vista politico. L’attentato di Kundus ha infatti dato vita a un dibattito tra i partiti sul futuro impegno della Germania in Afghanistan. L’esercito tedesco guida la forza internazionale ISAF nel nord del paese; il mandato è focalizzato soprattutto sulla stabilizzazione della regione in modo da far partire lo sviluppo economico. D’altro canto, le forze speciali all’interno di “Enduring Freedom” sono schierate in varie parti del paese e si occupano di antiterrorismo.

L’attentato di Kundus ha posto al centro dell’attenzione i crescenti rischi che in Afghanistan corrono i  soldati tedeschi. La posizione più estremista è quella del Partito di Sinistra (Linkspartei) che richiede il ritiro completo e immediato dal fronte. La leadership del gruppo parlamentare dei Verdi, invece, considera importante la prosecuzione dell’impegno in Afghanistan. Le voci più ambigue si levano dalla SPD che, insieme ai Verdi, aveva inaugurato la missione nel 2001. Pochi giorni dopo l’attentato di Kundus, il leader del partito, Kurt Beck, ha espresso le sue preoccupazioni per la situazione afghana e ha dichiarato che i soldati tedeschi non dovranno restarci ancora “troppo a lungo”, anche se non ha proposto nessun provvedimento concreto. Inoltre, Rainer Arnold, esperto di difesa della SPD, ha proposto di non rinnovare il mandato del parlamento per la partecipazione tedesca ad “Enduring Freedom” (l’attuale mandato scade in autunno). D’altro canto, il leader del gruppo parlamentare della SPD, Peter Struck, ha confermato la necessità di continuare sia la missione “Enduring Freedom” che ISAF.

La stragrande maggioranza degli esponenti del gruppo CDU/CSU, che appoggia la presenza tedesca in Afghanistan, osserva con qualche preoccupazione le divergenze interne alla compagine socialdemocratica. La cancelliera Merkel (CDU) ha sottolineato che malgrado i rischi, la missione in Afghanistan rimane importante. Non è ancora scoppiata una vera e propria lite nella Große Koalition, tuttavia in caso di nuovi attentati contro i soldati tedeschi nei prossimi mesi, il prolungamento del mandato di “Enduring Freedom” potrebbe diventare difficile.

La vicenda è complicata dal fatto che il governo è consapevole che la maggior parte della popolazione ormai non è più favorevole alla missione. Subito dopo l’attentato di maggio, un sondaggio mostrava che il 63 per cento dei tedeschi era favorevole al ritiro dall’Afghanistan. Un sondaggio più recente rivela che questa percentuale è scesa al 54 e che il 44 per cento della popolazione appoggia sia ISAF che “Enduring Freedom”. Ma l’eventualità che le forze tedesche subiscano altre perdite potrebbe rafforzare l’ala sinistra della SPD e mettere in difficoltà la grande coalizione.