Germania vs Italia, oggi niente giochi di potere ma solo campo e sudore
28 Giugno 2012
Leggi Italia-Germania e pensi a tutto tranne che alla partita di stasera. Pensi all’ormai storico 4-3, pensi a quella calda notte di luglio del 1982, pensi ai tedeschi che festeggiano all’Olimpico nel ’90 e poi ti ricordi della semifinale mondiale del 2006, che ci ha regalato il pass per la finale di Berlino. Ma stasera si gioca, e come già detto altrove la Germania rappresenta ormai lo spauracchio delle insicurezze economiche degli Stati Europei. È curioso ragionare sul come i teutonici siano passati dall’essere una semplice squadra di calcio al simbolo di un potere sempre più osteggiato nel resto del Vecchio Continente. Noi non cadremo nel tranello e parleremo solo di calcio, in ossequio a quella che è stata definita come “la partita del secolo”.
Mercoledì 17 giugno 1970 si disputò infatti quella che ormai nel belpaese è “ItaliaGermaniaquattroatre”, senza spazi né respiri, una sola parola (alla tedesca) che ne contiene tante altre immagini. Semifinale a Città del Messico del Mondiale 1970, il primo gol fu segnato da Roberto Boninsegna dopo 8 minuti, poi più nulla per i seguenti 80. Fu il milanista Schnellinger a pareggiare al 92’, era destino che si dovesse andare ai supplementari. Al gol di Gerd Müller al 94′ rispose Tarcisio Burgnich. A completare il ribaltone (doppio, considerando i tempi regolari) la finalizzazione di Riva in contropiede. Beckenbauer, rimase in campo con un braccio fasciato lungo il corpo fino alla fine dei supplementari e al 5° del secondo la Germania trovò il pareggio con un colpo di testa di Seeler. Poi, il delirio: palla rimessa in gioco dal centrocampo, undici passaggi, nessun intervento dei tedeschi e conclusione dello stesso Rivera che di piatto superò Maier. 4-3. “Partido Del Siglo”.
“Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l’infarto, non per ischerzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l’aspetto tecnico-tattico. Sotto l’aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan). (Gianni Brera, Il Giorno, 18 giugno 1970)”.
Bisogna aspettare dodici anni per un’altra pagina memorabile, almeno per noi. A Madrid, l’undici luglio 1982, alle 20 (ora spagnola) l’allora Germania Ovest e l’Italia si ritrovano per la finale Mondiale. Anche qui, in un unico fiato tutta la formazione: Zoff, Collovati, Scirea, Gentile, Cabrini, Oriali, Bergomi, Tardelli, Conti, Graziani, Rossi, CT: Enzo Bearzot. La cronaca racconta le reti di Rossi, Tardelli e Altobelli, prima di quella inutile di Breitner, ma a imprimersi per sempre nell’immaginario nostro e non solo è la corsa a perdifiato di Tardelli dopo aver segnato e l’inno di Nando Martellini al triplice fischio: “E’ finita: campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo”.
C’è però anche il rovescio della medaglia, benché non diretto. Nel 1990 i Mondiali si giocano in Italia, che si ferma al terzo posto. A vincerli saranno proprio i tedeschi in finale con l’Argentina – che chiuderà in 9 per l’espulsione dopo 65’ di Pedro Monzon e la doppia ammonizione di Dezotti all’87’ – ad alzare la coppa nell’afosa notte romana, allo Stadio olimpico. A nulla valsero i 6 gol del capocannoniere Totò Schillaci, ai teutonici ne bastò solo uno, per di più su rigore per garantirsi la vittoria.
Passano ben 16 anni prima che le due compagini tornino a giocarsi qualcosa in maniera diretta. E’ la semifinale dei mondiali giocati proprio in Germania nel 2006. Per noi è storia recente, come se fosse ieri. Per i teutonici, una vita fa. All’epoca sulla panchina c’era Juergen Klinsmann, uno che viveva in Florida e tornava alla base solo per raduni e partite, e la squadra era piena di glorie in declino. Da allora, le cose sono cambiate parecchio per i “crucchi” che, ad oggi, rappresentano uno dei modelli di riferimento per il gioco e il vivaio. Comunque sei anni fa gli rifilammo un 2-0 con le firme di Grosso e Del Piero, rispettivamente al minuto 119 e 121 della sfida, che da quelle parti ancora si ricorda.
Tradizionalmente, quindi, partiremmo favoriti in una sfida comunque incerta. In realtà la bilancia pende dalla parte del piattino bianconero. Sembrano più in forma e sono sicuramente più freschi di noi. Dalla nostra, il fattore difesa: buona la nostra, meno portata alla protezione la loro. Probabilmente la sfida sarà decisa dai singoli e se il ct tedesco, Joachim Löw, non lascerà in panchina – come contro la grecia – le sue stelle sarà anche un bel match.