Giallo Marcelletti: un’altra vittima della Magistratura?

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Giallo Marcelletti: un’altra vittima della Magistratura?

08 Maggio 2009

Depresso, avvilito, dimagrito, rattristato dai guai giudiziari. Così, nell’ultimo periodo, gli amici più intimi descrivevano lo stato d’animo di Carlo Marcelletti, il cardiochirurgo deceduto mercoledì, a Roma, per un arresto cardiaco.

“Anche la persona più razionale, in un momento di sconforto, si può trasformare nel kamikaze di se stesso”, aveva detto il medico, nel novembre scorso, in un’intervista al settimanale Oggi, confessando di aver tentato il suicidio. Un’angoscia causata, probabilmente, dalla vicenda giudiziaria che lo tormentava da oltre un anno e che gli aveva pian piano sottratto il suo mondo e quell’immagine di guru del bisturi, costruita con migliaia di interventi in sala operatoria.

Marcelletti era stato arrestato il 6 maggio 2008, a Palermo, con l’accusa di concussione, truffa, abuso d’ufficio e produzione di materiale pedopornografico. La magistratura di Palermo gli contestava una serie di truffe, peculati, alcuni episodi di concussione e il reato di produzione di materiale pedopornografico: la mancata fatturazione dell’attività svolta intramoenia, le richieste di denaro ai genitori dei piccoli pazienti in cambio di un trattamento di favore, ma, soprattutto, un fitto scambio di videomessaggi hard con la figlia minorenne di una sua amante.

A seguito dell’inchiesta giudiziaria, tutt’ora in corso, il medico era stato sospeso temporaneamente dall’incarico di direttore dell’unità Operativa di Cardiochirurgia Pediatrica dell’ospedale Civico di Palermo e dall’albo dei medici-chirurghi di Roma. Aveva evitato la vergogna del carcere dell’Ucciardone ammettendo subito le prime colpe. Dopo un primo periodo in un residence sul mare dell’Addaura, ottenne gli arresti domiciliari nella dimora di famiglia a Calvi dell’Umbria, dove si rifugiò in estate sperando di ritrovare un briciolo di serenità, lontano dai clamori della notorietà.

Il trasferimento a Roma e il via libera del procuratore di Palermo, Francesco Messineo, alla possibilità di un nuovo lavoro, lontano da Palermo, non avevano risollevato Marcelletti, che continuava a dimagrire e farsi risucchiare nel vortice della depressione.

“Ogni tanto ci sentivamo per telefono”, ha raccontato Giuseppe Misiti, sindaco di Sirolo, centro turistico della riviera marchigiana di cui Marcelletti era cittadino onorario. “Mi diceva: ‘Non meritavo di esser trattato così, ho dato tutto me stesso alla causa della medicina. Ne prendo atto, vado avanti per la mia strada, consapevole del mio impegno e della mia onestà’. Pensava di essere stato attirato in qualche trappola”.

Mercoledì il triste epilogo. “Marcelletti è arrivato da solo all’ospedale San Carlo di Nancy, lamentandosi per un malore cardiaco”, ha raccontato il paziente che era in stanza con lui e che ha assistito agli ultimi istanti di vita del medico. “Ha chiamato la moglie per avvisarla – ha detto ancora il testimone – ma stava molto male. Dopo mezz’ora, la situazione è peggiorata e i medici si sono precipitati, ma quando sono arrivati era già troppo tardi”.

C’è grande riserbo sui motivi del ricovero e sulle cause della morte. L’ipotesi più accreditata è che Marcelletti si sia tolto la vita con un cocktail di farmaci. “Lo avete trattato come un mostro, come un lestofante. Ma mio marito non era così, era un’altra persona: chiedete alle migliaia di famiglie dei bambini che ha salvato. Me lo avete ammazzato, ora lasciateci al nostro dolore”, ha gridato, in preda al dolore, la moglie Roberta Baldini. Nell’intento di fare piena luce sul decesso, la procura ha disposto, comunque, l’autopsia sul corpo di Marcelletti, facendo così slittare i funerali.