Gianni Alemanno e la democrazia del Pdl

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Gianni Alemanno e la democrazia del Pdl

02 Marzo 2009

 

Gianni Alemanno è politico di grande intelligenza. Probabilmente fra tutti i leader di Alleanza Nazionale è quello che è meglio riuscito a coniugare la necessaria solidità politica con l’opportunità di far evolvere la propria immagine pubblica al di là delle secche del minoritarismo della destra neo-fascista. Senza cimentarsi negli improbabili voli pindarici in materia di immigrazione, testamento biologico, sicurezza pubblica cui ad esempio ci ha abituato il Presidente Fini, Alemanno pare molto più concreto ed equilibrato, convinto che uno dei requisiti necessari di ogni evoluzione politica sia la credibilità. Forse Fini aspira a fare da grande il leader del centro sinistra. Alemanno ha alcune concrete possibilità di diventare il leader del centro destra!

Ogni tanto si ha però l’impressione che il buon Gianni non riesca sottrarsi alle tentazioni e finisca per cedere al “richiamo della foresta”. Nella bella intervista apparsa oggi su “La Stampa” ad esempio pone con forza il tema della democrazia interna nel prossimo Congresso del PdL e pone in particolare la questione delle procedure di elezione del futuro presidente del partito. Alemanno reclama che si proceda non per acclamazione ma per elezione a scrutinio segreto. Ora, chiedere la formale elezione, escludendo che possa darsi luogo ad un’elezione per acclamazione è solo un rigurgito di formalismo. C’è qualcuno che pensa di lanciare la propria candidatura per la carica di primo presidente del PdL? Se ci sarà, come appare probabile, un candidato unico che senso ha chiedere l’elezione formale?

Più inquietante è la richiesta dello scrutinio segreto. La cosa non convince. Il voto segreto evoca pagine buie della storia della repubblica, quando nel segreto dell’urna si consumavano le vendette inconfessabili delle correnti della Democrazia Cristiana. Il lungo (e non ancora concluso) processo di guarigione della democrazia malata italiana è iniziato proprio nel 1988 quando il voto segreto fu abolito dai regolamenti parlamentari.

Il tema dello scrutinio segreto appare anche più improbabile se riferito all’elezione dei vertici di un partito che dovrebbe avvenire secondo criteri di trasparenza delle diverse posizioni e di responsabilità di ciascuno degli aventi diritto. La cosa poi assume carattere quasi comico se riferita ad un partito carismatico, nel quale la leadership è definita dal rapporto diretto fra il leader e l’opinione pubblica che si riconosce nel partito. A meno di non voler inaugurare, sin dal suo atto fondativo, la configurazione per correnti del nuovo partito, con il necessario corollario delle lotte di potere, delle identità irriducibili, dei messaggi non trasparenti. E non sarebbe certo un buon inizio! (A.M.)