Gianni Rodari, il narratore che ha fatto scuola dall’Urss a New York

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Gianni Rodari, il narratore che ha fatto scuola dall’Urss a New York

19 Aprile 2009

Mentre a Bologna si conclude la mostra “Rodari full color – Illustratori italiani 1990-2009”, da domani a New York si apre il progetto “Gianni Rodari, The grammar of fantasy” a cura della fondazione Aida, con letture, incontri, e una mostra dedicata allo scrittore. A un anno dal trentennale della morte, si intensificano così le manifestazioni in onore di uno dei pesi massimi della narrativa per ragazzi del XX secolo.

La carriera di scrittore comincia nel 1951. “Il libro delle filastrocche” (Ed. Toscana Nuova) è il primo testo per ragazzi, seguito nello stesso anno da “Le avventure di cipollino” (Ed. di Cultura Sociale). Passano quasi inosservati, ma nel ’54 arriva la svolta: “Le avventure di cipollino” viene tradotto in russo. È un successo straordinario. Il testo scoppia come un mortaretto nella grigia pedagogia della letteratura sovietica; in cinque anni vengono vendute oltre un milione e mezzo di copie, risultato straordinario se si considera il momento storico ed economico che attraversava l’allora Unione Sovietica. Nello stesso anno, “Cipollino” viene pubblicato in Cina – stavolta tradotto dal russo – sul quotidiano La sera del popolo, poi in Lituania, Lettonia, Polonia, e Giappone. Alla fine degli anni ’70 nell’Est Europa e nell’Estremo oriente il libro è ormai un classico che vive nella tradizione orale, genere Biancaneve o Pinocchio. Nel frattempo Rodari, col passaggio a Einaudi, riesce finalmente a farsi conoscere anche dal pubblico italiano e da lì a poco assurge all’olimpo della scrittura per l’infanzia con la consegna nel 1970 del premio Andersen (per intenderci, il Nobel della letteratura per l’infanzia), che lo consacrerà definitivamente a livello internazionale.

A oggi, Rodari è stato tradotto 256 volte in ben 46 lingue (tra cui lo Jacuto!) e di “Cipollino” esistono versioni in 23 lingue diverse. I suoi libri hanno venduto più di 10 milioni di copie in tutto il mondo. Tuttavia, il mercato occidentale ha continuato a mostrarsi un po’ frigido nei confronti dei testi rodariani, quantomeno fino agli inizi del nuovo secolo: in Francia, dove sono state ben 32 le edizioni, stenta a superare le 60.000 copie; in Gran Bretagna, è poco pubblicato e solo “Novelle fatte a macchina” ha avuto qualche ristampa; negli U.S.A., invece, la sua opera è praticamente sconosciuta, fatta eccezione per “Grammatica della fantasia” la cui teoria narrativa, complice la ricerca di nuovi modelli, è recentemente oggetto di una profonda riscoperta pedagogica e semiotica. Negli ultimi anni, un discreto di successo di pubblico incontra invece la sua produzione per l’infanzia nei paesi di lingua spagnola e portoghese, sia in Europa sia in Sud America. Per uno che ha pubblicato l’ultimo libro trent’anni fa, non è male. “Cipollino” e i suoi hanno fatto scuola, consacrando un genere e facendolo diventare un modello, genere d.o.c., del Belpaese.