Giappone ritira navi militari dall’Oceano Indiano
15 Gennaio 2010
di redazione
Il ministro della Difesa di Tokyo, Toshimi Kitazawa, ha ordinato alle navi militari giapponesi presenti nell’Oceano Indiano di rientrare in patria. Finisce così dopo 8 anni la missione nipponica di appoggio alle operazioni militari americane in Afghanistan. Le navi, un cacciatorpediniere e una nave rifornimento, dovranno rientrare in Giappone, dopo che la legge che aveva autorizzato la missione è scaduta alla mezzanotte di ieri.
Il primo ministro Yukio Hatoyama si è rifiutato di prorogare la legge, ignorando le richieste dell’amministrazione Obama per continuare la missione come dimostrazione di sostegno nei confronti di Washington. La fine della missione nell’Oceano Indiano era uno dei punti presenti nel programma politico di Hatoyama. Dal dicembre 2001, le unità marine della Forza di autodifesa giapponese avevano rifornito unità navali americane, pachistane e di altre nazionalità. Molti membri del Partito democratico giapponese, vincitore delle elezioni politiche dello scorso anno, avevano criticato l’operazione, giudicandola un’aperta violazione della costituzione pacifista in vigore in Giappone. Inoltre la partecipazione alle operazioni in Afghanistan era giudicata un allineamento eccessivo del Giappone all’America di George W. Bush. "Lavorare insieme per la pace e la stabilità nella società internazionale fa parte dei nostri interessi", ha dichiarato Hatoyama.
Il premier ha reso noto che l’impegno giapponese in Afghanistan non cesserà, ma si limiterà ad un supporto medico ed agricolo alla popolazione civile, al reintegro nel mondo del lavoro degli ex combattenti talebani, al pagamento di salari per la polizia locale e allo sviluppo di infrastrutture.