Giganti del web contro il terrorismo: creano super database
07 Dicembre 2016
Facebook, Twitter, Microsoft e YouTube insieme per contribuire a limitare la diffusione dei contenuti terroristici online. Ad annunciare l’inedita alleanza sono stati gli stessi colossi di internet, spiegando che insieme creeranno un database condiviso che verrà utilizzato per identificare questi contenuti, fra cui “immagini e video terroristici estremi ed eclatanti”, che verranno poi rimossi dalle rispettive piattaforme.
In una nota pubblicata su Facebook, “ci impegniamo alla creazione di una banca dati di ‘hash’ condivisi – una sorta di ‘impronta’ digitale del contenuto – per le immagini terroristiche violente o i video di reclutamento o contenuti che abbiamo già rimosso dalle nostre piattaforme”.
Ogni contenuto avrà una sua “fingerprint” univoca, cioè una sorta d’impronta digitale, una stringa identificativa che renderà molto più semplice pescare ed eliminare una singola immagine o una clip: “Non c’è spazio per i contenuti che promuovono il terrorismo sui nostri servizi – hanno spiegato le compagnie in un blog post condiviso – quando siamo avvisati assumiamo azioni rapide contro questo genere di materiale in accordo con le nostre policy”.
Una decisione figlia anche di un’altra pressione: proprio quella dell’Unione Europea, che rimprovera il quartetto di non essersi mosso con tempestività per limitare e monitorare la pubblicazione di materiale terroristico. Appena domenica scorsa la Commissione aveva fatto sapere che avrebbe anche potuto agire con norme specifiche per imporre un controllo più stringente. Il richiamo è frutto della scarsa applicazione di ciò che era stato deciso e sottoscritto lo scorso maggio: lo stesso gruppo di sigle hi-tech aveva infatti accettato di applicare un pacchetto di nuove regole relative al contrasto del cosiddetto odio online, fra le quali per esempio la prescrizione di analizzare ed eventualmente rimuovere ogni segnalazione nel giro di 24 ore.
Era il frutto del codice di condotta stilato per combattere l’hate speech e la propaganda terroristica su internet. Erano le norme che prevedevano anche che i social e le piattaforme promuovessero strategie contronarrative per opporsi a questo genere di materiali. Peccato che, secondo un rapporto interno, solo il 40% delle compagnie rimuove entro 24 ore i contenuti odiosi diffusi in Rete.
“Se Facebook, YouTube, Twitter e Microsoft vogliono convincerci che l’approccio non legislativo può funzionare, dovranno agire in fretta e fare un grande sforzo nei prossimi mesi – ha spiegato al Financial Times Jourová – i social media devono prendersi la propria parte di responsabilità quando si tratta di fenomeni come la radicalizzazione online, espressioni di odio illegale o notizie false”. La mossa di oggi va dunque inquadrata esattamente in questo contesto.