Giorgia Meloni, un ministro giovane che lavora per i giovani. Ecco come

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Giorgia Meloni, un ministro giovane che lavora per i giovani. Ecco come

26 Marzo 2010

Giorgia Meloni è un ministro giovane che Berlusconi oramai più di due anni fa ha messo a capo di un dicastero – quello della Gioventù – sempre più importante per garantire lo sviluppo e la crescita di un paese. Ma basta un ministro giovane per avvicinare i giovani alla politica? Abbiamo intervistato proprio la diretta interessata, a cui abbiamo chiesto anche di spiegarci in che cosa consiste l’attività del suo ministero.

“E’ evidente che un ministro giovane non basta per avvicinare i giovani alla politica, anche se penso che aver scelto una ‘coetanea’ per rappresentare le giovani generazioni sia un bel segnale che ha dato questo governo. Ma la vera chiave di volta per ringiovanire davvero la politica italiana a mio avviso è saper approfittare della forte voglia di protagonismo positivo che anima la gioventù italiana. Una gioventù mossa da principi e ideali fortissimi, e da un’altrettanto forte voglia di rinnovamento, che però troppo spesso deve fare i conti con un sistema gerontocratico, orientato a fare strada solo a chi ha i capelli bianchi, secondo l’assurdo assioma per cui l’età è giocoforza sinonimo di esperienza. Di contro non è sempre vero che più giovane vuol dire ‘migliore’. In ogni caso l’errore più grande che si possa commettere è ricordarsi dei giovani ad intermittenza, corteggiandoli solo quando c’è bisogno del loro voto”.

L’emittente radiofonica “Radio Gioventù” rappresenta un veicolo di informazione tra i giovani e le attività correlate al suo Ministero. Secondo lei la politica oggi quanto deve cambiare un protocollo ormai obsoleto nei modi e tempi della comunicazione?

E’ una questione di contenuti, più che di mezzi. Il successo di radio Gioventù non sta tanto nell’aver scelto un canale meno “istituzionale” di quelli cui la politica ci ha abituato, né nell’aver “svecchiato” il linguaggio e i temi. Certo, anche questo ha contribuito a far sì che la rubrica si conquistasse le simpatie di un pubblico giovane sempre più vasto, ma il vero ingrediente segreto sta nell’aver trattato sin da subito i giovani come protagonisti, e non come semplici destinatari finali di un prodotto preconfezionato. Protagonisti delle storie di “meglio gioventù”, protagonisti delle iniziative, protagonisti dei progetti. E’ questo che la politica dovrebbe cominciare a fare, a tutti i livelli”.

Ministro che cos’è la Talent School?

Si tratta di un progetto pilota, nato per affrontare con ragazze e ragazzi le tematiche del disagio giovanile, utilizzando il loro linguaggio. Al momento sono state coinvolte venti scuole superiori presenti in sei regioni diverse. Si tratta di scuole di diverso indirizzo: licei, istituti tecnici, psicopedagogici, artistici e provenienti da diverse realtà urbane: dalle grandi città sino alle più piccole. Si tratteranno temi relativi alla droga, al bullismo, tutti appositamente selezionati da un’equipe di psicoterapeuti. Il progetto è organizzato in tre fasi.

Quali?

“La prima comprende un’analisi che mira a individuare e approfondire le ragioni del disagio; la seconda consiste in un successivo approfondimento, condotto con l’ausilio di uno psicoterapeuta; la terza, infine, prevede l’allestimento di una rappresentazione teatrale per permettere ai ragazzi di esprimere ciò che hanno elaborato nelle fasi precedenti. I temi affrontati dai gruppi di lavoro prenderanno forma attraverso vari linguaggi espressivi tra cui la musica, la danza, la recitazione, la pittura. Le attività degli studenti verranno filmate dai tecnici che gireranno periodicamente per le scuole e, successivamente, trasmesse in forma di “minipuntate” grazie alle web tv di cui ogni scuola è stata dotata. Siamo molto fiduciosi nella riuscita del progetto, e i primi riscontri ci stanno dando ragione: la forza della Talent School sta proprio nel fatto di aver basato la comunicazione sui canali più vicini ai giovani: internet, la tv, i telefonini”.

Spesso i giovani sono coloro i quali meno di allineano al politicamente corretto dominante. Viene in mente a tal proposito quanto è accaduto tempo fa al sottosegretario Guido Bertolaso attaccato dai benpensanti e difeso da molti giovani. È rimasta sorpresa?

Non sono stata affatto sorpresa dal fatto che tanti giovani abbiano voluto tributare stima e rispetto a chi ha dimostrato anche nei frangenti più complessi, rischiosi e delicati di saper mettere davanti a tutto il proprio senso civico, del dovere e dello Stato, con impegno e abnegazione. Bertolaso è e resta un modello positivo, oltre qualsiasi ondata di fango possa piovergli addosso, reale o metaforica che sia.

Spesso si parla di un divario tra giovani del Nord e quelli del Sud. Quali possano essere secondo lei le migliorie che la politica del buon governo può attuare per i giovani del Sud e quali i settori che potrebbero essere sviluppati per porre freno al fenomeno dell’immigrazione giovanile?

Sono dell’idea che il Sud abbia sempre rappresentato una fucina di creatività e ingegno giovanile d’eccezione nella quale, però, un giovane intraprendente desideroso di emergere incontra difficoltà maggiori che un coetaneo del nord o del centro Italia. Lavorare per creare opportunità, promuovendo i talenti locali e dando loro modo di realizzarsi sul territorio credo possa essere la via più efficace per arginare questa “fuga di cervelli” che rischia di rendere il Mezzogiorno sempre più spoglio di risorse e i giovani del sud sempre più privi di speranze e opportunità”.

Cosa rappresenta per lei il Premio “Qualità Italia Giovani”?

Il Premio “Qualità Italia Giovani”, frutto di una convenzione tra il Ministero della Gioventù, la Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e il Dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione del Ministero dello Sviluppo Economico, mira a rilevare e sostenere i più meritevoli tra i giovani architetti che hanno partecipato ai concorsi di progettazione promossi da Qualità Italia nella sua prima edizione. Il progetto punta a incentivare l’adesione e premiare l’impegno profuso, da soli o in gruppi, nella partecipazione ai concorsi di architettura, visto l’enorme rischio d’impresa che ancora oggi caratterizza, per i più giovani, l’ingresso in questo genere di competizioni. Credo dunque che il premio rappresenti davvero un forte incentivo a quell’emersione del talento creativo che può davvero fare la differenza per il futuro professionale di tanti giovani architetti capaci e con importanti progetti in mente”.

Il progetto Side Leaders, promuovere gli studenti universitari e la cultura d’impresa. Crede che con la pubblicazione di diversi bandi davvero si possa riuscire ad affiancare i giovani italiani nella loro scommessa sul futuro? E se sì, come lavora il governo in tale direzione?

“Side Leaders è uno dei tanti progetti che hanno ricevuto il patrocinio del Ministero della Gioventù in forza della loro “mission” di promuovere e incentivare la voglia di fare impresa dei giovani italiani. I bandi possono rappresentare mezzi importanti per creare quelle occasioni di cui i ragazzi hanno bisogno, e che invece troppo spesso faticano a trovare. Questo è il solco su cui si sta muovendo il governo. Siamo sicuri che le giovani generazioni sapranno cogliere al meglio tutte le opportunità offerte”.