Giovani artisti, il gioco e il divertimento oltre l’impegno

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Giovani artisti, il gioco e il divertimento oltre l’impegno

22 Giugno 2008

Venerdì 13 Giugno presso la sede della “ British school in Rome” si è tenuta l’inaugurazione della mostra “ Tutti frutti”. E’ la terza delle tre mostre per il 2007-2008 del programma “Fine arts” dell’Accademia Britannica, diretto da Jacopo Benci.  “Tutti i frutti”, in effetti, è un titolo appropriato per l’esplosione di colori che si avverte all’ingresso. L’impressione del visitatore è quella di essere entrato in un parco giochi della percezione.

Le opere, tutte di giovani artisti, passano con disinvoltura attraverso tutti i tipi di arte: da quella visiva alla musica, dalla scultura alla scrittura fino all’architettura.

E’ Londra che si riconferma terreno fertile per le suggestioni più nuove nel campo dell’arte visiva, ma gli artisti non sono solo britannici. James e Eleanor Avery provengono dall’Australia, a rappresentare la Francia c’è Anthony Faroux, dalla Catalogna Marta Marcè e infine dalla Germania Prisca Thielmann.

Questo dà all’esposizione un respiro internazionale ed è un ottimo esempio di collaborazione fra Accademie d’Arte e soprattutto fra artisti. Niente è più stimolante di osservare il frutto del lavoro di giovani talenti, e se a tratti alcune scelte peccano di ingenuità, l’atmosfera è carica di gioco, esplorazione e ricerca, entusiasmo percepibile.

L’allestimento appare come un “work in progress” già per sua natura. Basta osservare il lavoro di Cian Donelly, una parete di canzoni, pittura e scrittura creativa. Disegni e annotazioni che formano una narrazione in corso. Divertente e sorprendentemente nuovo.

James e Eleanor Avery con le loro installazioni esplorano i livelli dislocati di ordine e disordine all’interno della cultura contemporanea. Il risultato è una dimensione iper reale e distorta, che supera i limiti del cosciente per approdare alla visione.

Aisling Hedgecock lavora davanti al pubblico per una settimana. Il laboratorio di un artista all’interno di una galleria.

Catrin Huber esplora spazi architettonici reali ed immaginari con i suoi disegni-dipinti. Lo spazio è quasi spiato da una fessura, una camera-soglia. Un gioco di relazioni spaziali e una riflessione sull’architettura come ordinamento dello spazio.

La nozione di gioco interessa anche a Marta Marcè, come metafora del mondo in cui opera la società. Come in questa, infatti, anche nella pittura ci sono delle precise regole, ma possono essere infrante per dare vita a nuovi e imprevedibili esiti. Le forme geometriche sono di comprensione universale. Allo stesso tempo però il colore e l’uso di forme non geometriche “sporcano” l’opera e la rendono più simile alla natura umana.

La tedesca Thielmann nel suo soggiorno a Roma si è dedicata allo studio di Villa Adriana, quale paradigma della relazione tra la cultura radicata nell’architettura e la sua interpretazione. Affascinata dalla bellezza mistica di questo monumento classico ne studia il potere di attrazione.

Infine   gli acquarelli e i dipinti ad olio ad “immagine singola” di John Walter sono l’esempio di una ricerca pittorica mirata alla scarnificazione di codici e strategie, verso un messaggio più diretto. La tensione proviene dal soggetto rappresentato e non più dal metodo con cui si affronta.

Molti stili, differenti ricerche per un fine comune: esplorare l’arte nella sua totalità.

Non è facile per un profano riuscire a trovare il bandolo della matassa in questo marasma di suggestioni.

 Un consiglio però si può offrire per godere pienamente di un’esperienza sensoriale tanto carica:  lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera e immergersi senza tentare troppo di “capire” in questo ludico teatro della percezione.