Giovani donne nigeriane costrette a prostituirsi. Sei arresti dopo la denuncia di una minorenne
19 Marzo 2016
di redazione
Nigeriane, in alcuni casi giovanissime, reclutate in Italia e sottoposte a un rito: ‘Ju Ju’. E’ questa l’ultima notizia sconcertante. Siamo a Catania. Le giovani donne, dopo aver ricevuto i soldi per il viaggio in Italia, sui famosi gommoni della ‘speranza’ salpati dalla Libia, erano costrette a prostituirsi per fare fronte al debito che avevano contratto.
Ad indagare è stata la stessa procura di Catania. Il traffico umano erano gestito da sei loro connazionali. Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di sei persone. Tutte sospettate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di tratta di persone in danno di giovani connazionali e favoreggiamento della prostituzione minorile. Con l’aggravante, poi, della transnazionalità, per aver reclutato, introdotto, trasportato e ospitato nel territorio italiano giovani donne nigeriane al fine di costringerle ad esercitare la prostituzione.
L’indagine è partita in seguito alla denuncia di una minorenne coinvolta in prima persona. La giovane ha detto di esser partita dalla Nigeria alla volta dell’Italia, dopo avere contratto un debito di decine di migliaia di euro con una madame ‘Mummy’, che l’aveva sottoposta al rito magico-esoterico denominato ‘JuJu’, in forza del quale in caso di inadempimento degli obblighi assunti, la giovane e i suoi familiari sarebbero stati colpiti da disgrazie di ogni genere. Seguendo le istruzioni fornite da un responsabile del trasferimento, un ‘Boga’, la minorenne ha intrapreso un viaggio articolato in più tappe dalla Nigeria fino alla Libia: sul territorio libico si è fermata diverse settimane, controllata a vista da persone armate e, infine, dalle coste libiche si è imbarcata a bordo di un gommone per raggiungere la Sicilia nell’agosto del 2015.
All’arrivo in Italia la giovane è stata collocata in una comunità nel nord Italia e, presa in consegna da diversi sodali dell’organizzazione fino ad arrivare nella città di Catania. Dopo il racconto le indagini hanno fatto scoprire l’esistenza di una vera e propria associazione, con base a Catania, ma dotata di sedi distaccate anche a Genova e a Roma.