Giovani e cultura, un rapporto ancora da scoprire

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Giovani e cultura, un rapporto ancora da scoprire

Giovani e cultura, un rapporto ancora da scoprire

22 Aprile 2020

La cultura, si sa, racchiude un vasto ambito: abbraccia l’arte, la storia, la musica e il sapere nella sua interezza. Oggi – ma il processo è in atto da qualche tempo ormai – il sistema culturale è in crisi, forse anche a causa del massiccio sviluppo delle tecnologie che non incentivano di certo la lettura di un buon libro di testo o la visita (reale e non virtuale) di un museo. Nell’antica Grecia, tutto era cultura e le città che ruotavano attorno ad Atene si nutrivano di ciò che la “casa-madre” forniva: orazioni, trattati filosofici, trattati scientifici, poesie e molto altro. Ma qual è il ruolo della cultura nella società di oggi? E quali sono i punti di riferimento culturali soprattutto per le nuove generazioni? Proviamo a rispondere.

Lo scorso 23 febbraio, in un articolo apparso sul Corriere della Sera, Claudio Magris scriveva che “l’ultima malattia epocale in ordine di tempo, quella attuale, sembra essere l’Alzheimer, che — come le precedenti — è all’ordine del giorno con inchieste, statistiche, testimonianze, proposte e tante confusioni relative all’età, ai sintomi, ai rimedi. Al pari delle grandi malattie del passato, pure l’Alzheimer investe il senso della vita, del tempo, dell’amore, come ad esempio nell’ultimo romanzo di Yehoshua. Ma accanto all’Alzheimer individuale o generazionale esiste pure un Alzheimer culturale, sempre più diffuso; una vera malattia mortale per la vita, la società, la politica, l’intelligenza”. E aggiungeva: “si tratta di un vero Alzheimer culturale collettivo, che spappola non solo e non tanto la cultura quale conoscenza della Storia o delle varie arti e scienze, bensì la conoscenza del presente che si vive. Non sapere, per un italiano, chi sia Craxi e per chiunque chi sia Hitler o Stalin non è tanto crassa ignoranza — come chi non sapesse chi sono Traiano o Caravaggio — ma è ignoranza, incoscienza, inconsapevolezza del proprio presente e dunque totale, sprovveduta impossibilità di viverlo e di affrontarlo”.

Stando a quanto sostenuto da Magris insomma, la gente non solo ignora la storia o la cultura in sé ma è, a causa di ciò, incapace di affrontare e vivere il presente. In questo quadro a tinte fosche, i giovani percepiscono un elevato senso di smarrimento, anche perché – a petto delle generazioni passate – scarseggiano punti di riferimento culturali e valoriali. La Chiesa ad esempio, che nei secoli ha svolto sempre una funzioni pedagogica per le nuove generazioni, è in crisi nonostante l’attuale pontefice faccia di tutto per porsi come interlocutore privilegiato anche fra i più giovani. La scuola è in decadenza, ha perso la sua capacità di formare menti pensanti e con essa l’università è divenuta un pericoloso diplomificio che tende ad omologare tutti, come è stato giustamente evidenziato in questa sede.

A chi allora dovrebbero guardare i giovani? La domanda resta aperta, dal momento che i nuovi idoli degli under 30 sembrano essere personaggi noti sul web ma che poco sanno di vita reale. Si rischia quindi un abuso della vita social a scapito della realtà quotidiana che va privilegiata in ogni caso. In ultima battuta poi, la politica non riesce a far emergere personalità carismatiche ed autorevoli in grado di porsi come fari in una società che tende a spegnersi. L’augurio resta sempre lo stesso: che tutta la classe dirigente sappia abbracciare il merito come criterio altamente selettivo, senza piegarsi a logiche di parte. Solo così, anche i giovani potranno riacquistare fiducia in un sistema che – attualmente – fa acqua da tutte le parti.