Giovani e referendum, il NO che serve al nostro futuro
07 Ottobre 2016
Il 4 dicembre siamo chiamati a decidere sull’entrata in vigore di una riforma costituzionale che il Governo Renzi ha fatto passare a colpi di maggioranza alle Camere, aggirando così ogni tipo di discussione e confronto parlamentare.
Se l’obiettivo di questa riforma doveva essere il superamento del bicameralismo paritario, non si capisce perché il Senato rimanga in piedi se pure con una riduzione caotica e inefficace dei suoi compiti e dei suoi componenti non più eleggibili dai cittadini.
Ci si era prefissati di ottenere una semplificazione del processo legislativo ma di fatto siamo ancora una volta di fronte ad un indebolimento del principio di rappresentanza a sfavore dei territori.
Si è parlato abbondantemente di riduzione dei costi della politica ma non si capisce perché non si siano tagliati i privilegi (come ad esempio i vitalizi) o ridotti drasticamente i componenti di entrambe le Camere.
Troppo spesso in questi anni si è cercato d’imporre decisioni dall’alto dell’empireo istituzionale, sempre più distante dalle persone e dalle loro necessità, eludendo qualsiasi forma di dialogo.
L’elettorato giovanile oggi ha un ruolo determinante e la responsabilità di investire sul futuro del nostro paese. Non è questa l’Italia in cui è possibile vivere e che può essere consegnata alle generazioni future.
Il 4 dicembre c’è l’opportunità di dire NO ad una riforma che stravolge i nostri assetti costituzionali. C’è l’opportunità di dire NO ad una povertà di visione politica che sta lasciando i giovani senza lavoro, futuro e speranza.
C’è l’opportunità di dire NO per aprire la strada ad un vero processo riformatore in cui i giovani devono essere in prima linea perché non è più possibile permettere ad un governo, che ha dimenticato i bisogni dei cittadini, di decidere sul nostro futuro.
Bisogna avere il coraggio di alzare la voce per difendere i nostri diritti e cambiare al più presto le cose. “Tardiora sunt remedia quam mala”.