Giovanni Paolo II, per sempe nel cuore degli abruzzesi
23 Ottobre 2012
“John Paul II, we love you”. Questo il canto corale di centinaia di migliaia di giovani, dedicato al loro grande Papa, amico ed angelo, in tempi e paesi diversi, durante i pellegrinaggi di Giovanni Paolo II in giro per il mondo, per incontrare i giovani e dialogare con le loro anime, esortandoli ad avvicinarsi alla parola di Dio, con rinnovato entusiasmo e dinamismo.
Parole pronunciate con tono fermo ed al contempo amicale quelle delle sue omelie, ricordate ancor’oggi per la saggezza e la lungimiranza dei contenuti, ma a polarizzare l’attenzione dei fedeli era il carisma, la profondità dello sguardo, il sorriso affettuoso – quelli di Giovanni Paolo – che abbracciavano e riscaldavano il cuore di chiunque abbia avuto – almeno una volta nella vita – la fortuna d’incontrarlo, imprimendo il ricordo indelebile di un’emozione difficile da descrivere sulla vena del cuore.
La fumata bianca che nel lontano 1978 annunciò al mondo l’inizio di una nuova era, quella del Pontificato del Grande Giovanni Paolo II, inaugurando un nuovo corso nel rapporto fra la Chiesa cattolica ed il mondo. Un pacifismo professato con energico convincimento, esortazioni alla cessazione del ricorso alle armi ed al dialogo come strumento per superare le ostilità belliche, una funzione strategica, quella di mediatore, nella delicata fase delle relazioni internazionali dell’epoca, che poggiava sul fragile filo del così detto “equilibrio del terrore” in un confronto fra mondi inconciliabili, antagonisti ideologicamente e militarmente, l’Urss e l’Occidente.
Come dimenticare il ruolo di Giovanni Paolo II, uno degli artefici principali, che ha contribuito a spezzare l’immaginario filo spinato della cortina di ferro? Grande sostenitore del dialogo interreligioso, maestro di vita dal ricco bagaglio di esperienze, dalle atrocità testimoniate in guerra alla durezza dei lavori in fabbrica, dalla perdita della madre in tenera età, alle sofferenze per la malattia, ha da sempre esortato i giovani a superare ogni reticenza, spalancando le porte dell’anima a Cristo. Stella polare che illumina scelte ed azioni quotidiane, negli studi, nel lavoro, nell’amore, bisogna ispirarsi al suo esempio, ai suoi insegnamenti per affrontare i momenti di difficoltà, per trovare l’energia necessaria e scoprire un nuovo modo, giovane e dinamico, di amare Cristo, trovando nella fede sollievo alla sofferenza.
Chi può confessare di non essersi mai rivolto a quell’angelo bianco, che con semplice umiltà e grande umanità ha trasmesso un messaggio inequivocabile il giorno della sua proclamazione dalla famosa finestra spalancata sul mondo? “Se sbaglio mi corrigerete”, ha esordito col suo fare paterno, lasciando trasparire l’essenza di una personalità unica ed originale ed il desiderio di stringere un rapporto basato sull’ affetto e sul dialogo sincero con le anime dei suoi fedeli. E’ proprio per ricordare la missione terrena di Giovanni Paolo, nella trentaquattresima ricorrenza dell’inizio del suo Pontificato il 16 ottobre 1978 e l’umanità del suo grande cuore, che l’Abruzzo – meta tanto cara al Pontefice – ha dedicato una serie di appuntamenti al suo ricordo. Il fascino misterioso racchiuso fra le montagne dove il Pontefice amava compiere escursioni in solitaria, raccogliendosi in preghiera ed in momenti di meditazione e di contemplazione della natura circostante, nella certezza che “la montagna, con i suoi infiniti silenzi sia il luogo più vicino a Dio”.
Proprio laddove la terra sembrava sfiorare il cielo ed essenza umana e spirito divino parevano fondersi in mistica compenetrazione, a mille metri d’altezza, sorge un’antica chiesetta di pietra in un borgo quasi fiabesco, incastonato fra le vette del Gran Sasso d’Abruzzo. Uno dei luoghi-culto dove Giovanni Paolo amava recarsi per pregare e raccogliersi in meditazione, a tu per tu con Dio, le valli ed i monti d’Abruzzo. In questo santuario, circondato da boschi e da casette disseminate qua e là, aleggiano sacralità e mistero. Sul prato davanti alla chiesetta spuntano piantine e fiori selvatici, a dipingere un quadro campestre di luci e macchie di colore che stimolano contemplazione e riflessioni, quasi a voler cercare, proprio in quella natura semi-incantata, tracce di Dio e dell’umano esistere. Numerosi gli appuntamenti di questi giorni per ricordare la famosa fumata bianca che regalò al mondo nuova speranza e l’amore incondizionato di un uomo così unico.
L’Amministrazione di Torrevecchia Teatina, in collaborazione con l’associazione dei papaboys, ha lanciato iniziative dall’impronta culturale e sportiva, ad assecondare il pensiero di Giovanni Paolo II per cui lo sport era “gioia di vivere, gioco e momento di festa”. Idea unica nel suo genere,quella d’ inaugurare un “Museo Internazionale delle lettere d’amore”, archivio epistolare di sogni, speranze e note di ringraziamento per i miracoli compiuti, a suggellare l’amore e l’infinita devozione che il Papa ha seminato in così tanti cuori. Mostra permanente di missive e preghiere indirizzate a Giovanni Paolo, nelle ore che hanno scandito il passaggio dalla vita terrena alla dimensione celeste. L’annuncio del suo ingresso nella “Casa del Signore” fu accompagnato da una colomba bianca, che dalla fontana in Piazza San Pietro, spiccò il volo verso l’orizzonte di luce al tramonto. I testimoni di quegli istanti, possono confermare che quella colomba ha lasciato nei cuori traccia d’ infinito amore e speranza.Che i suoi occhi profondi sarebbero rimasti spalancati sul mondo,a vegliare sul suo destino, ora e sempre.