Giù la maschera: è Conte il vero leader del Pd

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Giù la maschera: è Conte il vero leader del Pd

Giù la maschera: è Conte il vero leader del Pd

09 Settembre 2020

Forse nemmeno il premier si aspettava una accoglienza del genere. Alla festa nazionale Pd di Modena ieri sera Giuseppe Conte è stato acclamato dal popolo Pd come un leader. O meglio, come il leader del Pd stesso. Gli applausi e i selfie che hanno fatto da cornice alla visita del presidente del Consiglio sono stati infatti il paradossale contraltare al modo freddo con cui i sostenitori Dem hanno ospitato pochi giorni fa il segretario nazionale (quello ufficiale) Nicola Zingaretti. Ieri erano stati creati cordoni di polizia e di volontari della sicurezza della festa, per aprire il passaggio del presidente tra la folla. Per Zingaretti nulla, quasi che nella Modena rossa fosse passato un fantasma. Per Conte, battimani, emozioni e commozione: ‘Mi tremano le gambe’ ha affermato addirittura una mamma con la figlia adolescente. Per Zingaretti formali pacche di gomito con i dirigenti Dem e sorrisi di circostanza.

L’intervista sul palco (nella quale sono stati ribaditi concetti noti e stranoti) è stata accolta da ripetuti applausi, ma il premier ieri ha dato il meglio di sè al ristorante della Festa sedendosi al tavolo e tenendo banco davanti ad un piatto di tortellini, come in una rimpatriata tra amici ritrovati. Il Pd, insomma è sembrata la sua casa. Archiviati i tempi delle furibonde liti coi 5 Stelle, archiviate le offese e i pidioti, archiviata la momentanea simbiosi tra Conte e la Lega di Salvini, il popolo Dem sembra avere deciso di fare una scelta precisa e di strappare ai 5 Stelle il loro leader. Di farlo proprio, facendogli indossare la casacca Democratica. Una sorta di vendetta sottile e col sorriso sulle labbra.

Chi ieri certamente non ha sorriso è stato l’onnipresente Stefano Bonaccini. Il presidente della Regione Emilia Romagna non era tra il pubblico e nel dopo-cena. Ha preferito non confrontarsi col leader nazionale, l’unico che può davvero competere con lui per la guida del Pd post-Zingaretti. Del resto la la differenza tra Conte e Bonaccini è soprattutto nell’approccio alle prossime elezioni. Conte per rinsaldare la sua leadership anche in chiave partitica deve sperare in una vittoria del Pd (o almeno in una non sconfitta), Bonaccini viceversa deve sperare che il Pd crolli per presentarsi come il salvatore della patria. E, si sa, sperare il peggio non porta mai fortuna.

Foto Frizio