Giù le mani dal 2 giugno
02 Giugno 2012
Posso dirlo? La polemica internettiana contro la parata del 2 giugno – rilanciata in modo codino e con soggezione da partiti e giornali – fa schifo. Ecco l’ho detto. E fa schifo al punto che mi verrebbe voglia di cancellare tutti i miei account feisbucchiani e tuitteriani.
In nessuna altra parte del mondo una proposta così demagogica e inutile (a pochi giorni dall’evento che risparmio volete che ci sia) avrebbe avuto un minimo seguito. A Londra, dopo le bombe nella metropolitana del 2005 che fece più di 50 vittime, si festeggiò solennemente e senza polemiche il 60° anniversario della vittoria della seconda guerra mondiale.
Proverò a spiegarmi con il minimo della retorica possibile. Mai come in questo momento ci sarebbe il bisogno di festeggiare e applaudire il compleanno della Repubblica, di ricordare che l’Italia è una e che se la terra trema in Emilia siamo tutti terremotati; mai come ora ci sarebbe da dimostrare che le insegne dello Stato non si ammainano, che anche i riti apparentemente superflui vanno tenuti da conto se non si vuole che le voragini della terra siano anche voragini morali, identitarie, civili. Di certo non c’è bisogno di trascinare il terremoto dentro al polemica asfissiante contro la casta, contro la politica e le istituzioni.
Tutto ciò è già intollerabile in tempi normali e diventa disgustoso in un’emergenza. Non ci sarà ricostruzione materiale dalle macerie se si continua a ridurre in macerie il senso della comunità e dell’appartenenza che fa di questo brandello di terra un paese.
Se poi la polemica contro la parata del 2 giugno si veste di toni anti-militaristi allora fa ancora più schifo. Non fosse che per quello che l’esercito ha rappresentato nei decenni passati e nelle tante catastrofi italiane, con la sua dedizione, la sua efficienza e disciplina. Guai a buttare giù una delle poche istituzioni che ancora fanno uno questo spezzato paese: le nostre forze armate meritano il pubblico applauso, meritano di uscire dalle caserme e cogliere il ringraziamento dei cittadini per quello che fanno in Italia e nel mondo, per le vittime che hanno lasciato in terre straniere.
In ogni paese che si rispetti le forze armate non sono solo cannoni e fucili, ma sono il deposito storico che fanno di ogni paese ciò che è, sono la memoria dei caduti lungo i percorsi di libertà e indipendenza, sono la riserva per un futuro non insignificante e marginale.
Le nostre donne e i nostri uomini in armi meritano la parata così come la merita il compleanno della Repubblica. Meritano nulla le parate virtuali che si fanno gregge in rete, con quell’eccesso di autocompiacimento che fa sentire nel giusto chi è nel tanto, con l’idea che si possa essere eroi o ribelli con un “mi piace”. Non si ricostruisce alcunché con gli strilli mediatici su facebook o su twitter di chi manco morto prenderebbe in mano una pala.