Giù le mani dalla Sanità, la Regione fà ricorso al Consiglio di Stato

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Giù le mani dalla Sanità, la Regione fà ricorso al Consiglio di Stato

26 Maggio 2011

di V. F.

Sanità: adesso il presidente Gianni Chiodi vuole vederci chiaro. La questione è delicata, perché sul risanamento del servizio la Regione Abruzzo ha messo in gioco il suo stesso futuro. E quindi, dopo la riunione di martedì scorso al ministero dell’Economia con i tecnici del dicastero della Salute, avanti con il ricorso al Consiglio di Stato.

Sul tavolo dell’incontro una portata: la decisione, assunta nei giorni scorsi dal Tar, di annullare alcuni provvedimenti assunti da Chiodi in veste di Commissario ad acta alla Sanità. Tradotto in termini pratici la decisione del Tar annulla gli effetti del Piano operativo della rete ospedaliera, ovvero gran parte del lavoro fatto nel 2010. Un confronto durato due ore, durante le quali il Presidente, accompagnato dal subcommissario Giovanna Baraldi e dalla responsabile della direzione Sanità, Maria Crocco, ha illustrato i contenuti della sentenza del Tar, spiegando che "la vicenda Abruzzo rischia di generare confusione e non poche incertezze anche verso le altre regioni sottoposte a regime commissariale in tema sanitario, che al termine della riunione sono rimaste tutte molto preoccupate".

Del resto, è vero, come ha fatto notare Chiodi, che dal punto di vista politico, "la sentenza del Tar rischia di vanificare quanto di buono si è fatto finora in Abruzzo, una regione che nel giro di 12 mesi è riuscita a raggiungere quell’equilibrio finanziario costi/servizi che la Corte dei Conti ha chiesto a più riprese agli enti locali. Il Tar – ha aggiunto ancora Chiodi – ha una sua visione in punto di diritto ma questa opinione per quanto autorevole e fondata ha l’effetto di riportare indietro l’Abruzzo di tantissimi anni". Conclusione? Si resta con l’amaro in bocca "nel vedere potenzialmente vanificati i risultati straordinari raggiunti finora in Abruzzo".

Come dar torto a Chiodi? E c’è poco da gridare alla contraddizione, come fanno le opposizioni. Perché in tutta questa vicenda una cosa è certa: il presidente Chiodi i poteri non se li è dati da solo. E se ha travalicato in qualche modo i suoi confini, assumendo, come gli ha rimproverato il Tar, potere di modifica di provvedimenti di legge, sostituendosi così in qualche modo al Consiglio regionale, è stato sicuramente incoraggiato dal Tavolo di monitoraggio del ministero dell’Economia che, più volte, lo ha portato come esempio. Oggi ci si ricorda all’improvviso che un organo monocratico, come il presidente della Regione, non può sostituirsi a un organo collegiale, il Consiglio regionale. Sono le regole della democrazia e nessuno si sognerebbe mai di contraddirle. Ma allora perché il governo ha nominato i commissari? Peccato che di questo gioco al rimpiattino (che non giova a nessuno), a farne le spese potrebbero essere i frutti di un anno di duro lavoro, di rigore e di decisioni, a volte difficili, ma che hanno avuto il merito di raggiungere l’obiettivo. 

Il presidente Chiodi lo aveva sempre detto che il ruolo del Commissario si stava rivelando eccessivamente complesso, "sospeso tra la necessità di adottare provvedimenti per risanare il sistema sanitario ed i bilanci regionali e quella di tener conto dei dettami della recente giurisprudenza". Due aspetti non sempre conciliabili. E lo si è visto. Adesso non resta che attendere il 31 maggio prossimo, quando si riunirà un Consiglio regionale straordinario. All’ordine del giorno una domanda: quali sono i poteri di un Commissario in una Regione sottoposta a Piano di Rientro?