Giù le mani dalle pensioni di reversibilità

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Giù le mani dalle pensioni di reversibilità

17 Febbraio 2016

Mentre montava la polemica sulle pensioni di reversibilità, il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, si è fiondato da Floris per dire che no, nella delega del governo in materia di sostegno alle povertà non c’è nessun taglio alla reversibilità. Al massimo si parla di "razionalizzazione". E razionalizzare, sostiene Taddei, non vuol dire certo togliere qualcosa a qualcuno.

 

Nel provvedimento c’è una clausola dove di parla di razionalizzazione e si spiega che l’intervento toccherebbe solo le prestazioni future e non quelle in essere, che insomma non andrebbe a incidere sulla normativa esistente, ma basta proseguire nella lettura per qualche altra pagina e scopriamo che tra i soggetti toccati dalla "razionalizzazione", e "riorganizzazione", c’è proprio qualche milione di pensionati che usufruiscono della reversibilità. 

 

Nascondendosi tra le pieghe della delega, insomma, fra tecnicismi come appropriatezza degli interventi, livelli di copertura, bisogni da analizzare e soddisfare, il governo sembra quindi fortemente tentato dal fare cassa con le pensioni di reversibilità; ma annusata la reazione, anzi, la sollevazione, Renzi ha preferito mandare in tv Taddei a calmare le acque (e a negare l’evidenza del provvedimento).

 

Del resto a smentire il responsabile economico renziano ci aveva già pensato un altro uomo del Pd. Non l’ultimo venuto, bensì un parlamentare con una carica importante come quella di presidente della Commissione Lavoro della Camera: Cesare Damiano. “Approda alla Camera la delega del Governo sul tema del sostegno alla povertà, in sé positivo, ma che prevede la possibilità di tagliare le pensioni di reversibilità”, dice Damiano. “Tagliare”, questa la parolina magica.

 

“Per noi questo non è accettabile,” prosegue Damiano, “si tratterebbe dell’ennesimo intervento dopo quelli, pesanti, del governo Monti". E se per caso ci fosse ancora qualche dubbio, riportiamo anche il resto dalla dichiarazione di Damiano: “La previdenza non può essere considerata la mucca da mungere in ogni stagione per risanare i conti dello Stato”.

 

Tombola: si chiama delega povertà ma vuol dire “tagliare” la reversibilità. Visto il pasticcio, è naturale che sia scattato il riflesso condizionato dei renziani: c’è un problema? Rovesciamo la frittata e il gioco è fatto. Altro che togliere, noi volevamo solo allargare la platea dei beneficiari!

 

Questione che, se la si prende dal punto di vista della legge sulle unioni civili, dove si propone di estendere la reversibilità alle coppie gay (ma non a quelle etero con figli), significa molto semplicemente snaturare il senso di questo istituto. Ed ecco ancora una volta smascherato il fatto che le chiamano unioni civili ma sono dei ‘simil-matrimoni’.

 

L’incursione di Taddei da Floris si presta quindi a  due considerazioni. La prima è quasi scontata. Nel Partito Democratico c’è la certezza matematica che se uno dice mele l’altro risponde pere, se qualcuno annuncia qualcosa trova sempre un altro pronto a smentirlo. Ottimo esempio di quanto sia solida e dritta la bussola che guida il partito e il suo segretario-premier.

 

Seconda considerazione: Taddei ascolti questo piccolo suggerimento. Si stampi la foto che abbiamo pubblicato a corredo dell’articolo e magari l’appenda dietro la scrivania a futura memoria: in Italia non si scherza con la reversibilità. Ci sono tante donne che grazie a questo istituto hanno visto e vedono riconosciuti, magari in modo minimo, anni misconosciuti del cosiddetto lavoro di cura. Donne che si sono prese cura dei loro mariti, della famiglia, di figli e nipoti.

 

Questo lavoro di cura non può essere gratuito, tanto più che viviamo in un Paese dove la famiglia deve sopperire alle tante carenze dello Stato. Quindi giù le mani dalle pensioni di reversibilità o rischierete di finire assediati sotto il Nazareno da un manipolo di nonne vedove e armate di mattarello. A quel punto il premier e i suoi consiglieri economici ne vedranno delle belle.