Giunti i primi immigrati da Lampedusa, staranno nella ex caserma Andolfato
04 Aprile 2011
di A.R.
Nonostante i numerosi problemi che affliggono la città di Napoli – primo fra tutti quello dei rifiuti, che ristagnano periodicamente nei cassonetti senza che si riesca a trovare ancora una soluzione definitiva per il loro smaltimento – il capoluogo partenopeo non si sottrae alla richiesta di solidarietà che il governo ha rivolto alle Regioni, affinché tutto il territorio nazionale contribuisca a gestire l’emergenza immigrati.
Così, stamani è attraccata al porto di Napoli la nave San Marco con a bordo 471 profughi trasferiti da Lampedusa e accompagnati subito alla tendopoli allestita a Santa Maria Capua Vetere, nella ex caserma Andolfato. Il trasferimento a terra è avvenuto per gruppi di 10-12 persone alla volta, accompagnate poi dalle forze dell’ordine ai bus per il trasferimento. Si tratta per lo più di ragazzi giovani, tra i 20 e i 25 anni, visibilmente felici al momento dello sbarco perché per loro significa una prima tappa verso la fine dell’incubo cominciato con la fuga dai paesi d’origine.
A Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, 120 tende, ognuna in grado di ospitare otto persone, accoglieranno gli immigrati insieme a una serie di strutture predisposte per il loro temporaneo soggiorno, tra cui la mensa e alcune aree per il tempo libero. A gestire la tendopoli è la Croce Rossa, insieme a medici e infermieri delle Asl che stanno assicurando assistenza e controlli medici agli immigrati. "Si tratta di un campo all’avanguardia – dice Paolo Monorchio, coordinatore campano della Croce Rossa per l’emergenza immigrati – probabilmente il migliore d’Italia. Sappiamo che ci potranno essere problemi ma noi siamo pronti ad affrontarli e risolverli perché riteniamo che con la collaborazione e l’informazione è possibile aiutare queste persone. Abbiamo chiesto alla Questura quale sia lo status di questi immigrati – aggiunge – ma non abbiamo ancora avuto risposte. Probabilmente la questione sarà più chiara tra qualche ora». E conclude: «Dal canto nostro, siamo pronti a dare supporto ai profughi per svariati mesi anche se ci auguriamo che la loro permanenza sia, per il loro bene, la più breve possibile".
I primi immigrati trasferiti, tutti tunisini, sono sembrati spaventati all’inizio, temendo di essere portati in carcere anziché in un centro d’accoglienza. A rassicurarli c’hanno pensato, oltre al personale della Croce Rossa, i mediatori culturali e linguistici presenti sul posto, insieme a suor Rita Giarretta, responsabile della Casa di Ruth di Caserta, che accoglie soprattutto immigrate in difficoltà ed è promotrice di numerose iniziative di accoglienza a favore degli extracomunitari.
Nonostante le difficoltà che il territorio campano attraversa quotidianamente, l’accoglienza dimostrata ai tunisini ha dato un forte segnale di solidarietà che tutte le Regioni dovrebbero imitare, anche nell’interesse nazionale che rischia di essere compromesso da una regionalizzazione o, peggio ancora, da una meridionalizzazione dell’emergenza.
Quello di Caserta è soltanto il primo dei diversi campi che verranno allestiti, nei prossimi mesi, nel resto del territorio campano per accogliere ulteriori immigranti, attesi per i prossimi giorni di aprile e maggio in virtù della disponibilità offerta dal governatore della Campania Stefano Caldoro e del rispetto dei criteri sul riparto stabiliti dal ministero degli Interni.
Da Lampedusa dovrebbero giungere, in totale, fra i 1300 e i 1500 migranti, e la Regione sta varando varie ipotesi per sistemare i minori – che dovrebbero essere 400 in tutto. Intanto, 100 di loro verranno sistemati provvisoriamente nelle case famiglia già presenti sul territorio campano.
Non tutti, però, hanno preso bene l’arrivo degli immigrati e la disponibilità di Caldoro ad ospitarli. A Caserta, come anche nel resto della Regione, c’è chi teme che i profughi in arrivo a Napoli, sperando in una vita migliore, finiranno poi col diventare vittime della camorra, a cui verrà servita su un piatto d’argento manovalanza in quantità. Preoccupazione anche per le possibili ricadute sull’emergenza rifiuti dell’aumento di persone sul territorio, tra cui c’è anche il rischio di epidemie temuto da molti. Insomma, al di là della solidarietà manifestata non mancano i dubbi e i timori per il flusso continuo ed ingente di migranti nordafricani che si sta riversando sul nostro territorio. E, comprensibilmente, è proprio a Sud, dove già sono presenti numerose emergenze a cui far fronte, che si annidano le paure e i rischi maggiori.