Giustizia. Alfano: “La riforma del processo civile entro l’anno”
25 Settembre 2008
di redazione
Riforma del processo civile entro l’anno. E’ quanto ha annunciato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, durante la trasmissione ‘Panorama del giorno’. "All’inizio dell’anno – ha detto il Guardasigilli – noi avremo in vigore una nuova riforma che prevederà un aumento della competenza per i giudici di pace, una grande semplificazione di tutte le decisioni relative alle questioni di competenza. Una valorizzazione del principio della lealtà processuale che sta poi a significare che le parti che tengono in vita in giudizio per puro sfogo, chiamiamolo così, nei confronti dell’altro, oppure non manifestano un grande interesse allora vedranno nelle funzioni processuali relative all’estinzione del processo".
Quanto ai tempi, Alfano ha spiegato: "Non voglio essere troppo ottimista ma la mia previsione che nasce anche dalla scelta di inserirlo nell’ambito del pacchetto economico del governo, cioè in quelle misure che servono alla competitività del Paese, è che questo provvedimento possa essere approvato dalla Camera entro otto-nove giorni a partire da oggi e dal Senato entro Natale".
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano auspica poi che l’opposizione voglia contribuire alla riforma del sistema alla quale sta lavorando il governo.
"Noi stiamo lavorando – ha dichiarato a ‘Panorama del giorno’ – per avere una proposta che possa essere assolutamente condivisa dentro la maggioranza con l’auspicio che anche dall’opposizione possa venire un contributo per la riforma della giustizia".
"Pensiamo – ha sottolineato il Guardasigilli – che il tema centrale sia quello della parità tra accusa e difesa. Oggi noi nel processo penale riteniamo che questa parità non sia effettiva. E simbolicamente, a livello di immagine, sosteniamo che quando in un processo ci sono tre soggetti, cioè il pm, l’avvocato, il giudice, e di questi tre soggetti due hanno fatto il concorso insieme, vivono nello stesso palazzo, prendono il caffè nello stesso bar e poiché sono colleghi si danno del tu, cioè il giudice e il pm, poi c’è un terzo, l’avvocato che deve del lei ad entrambi, la parità non c’è. Ma non per il tu e lei, perché questo evoca un’idea di maggiore distanza dell’avvocato dal giudice rispetto al pm dal giudice. Stiamo per andare in quella direzione cioè di effettiva separazione tra accusa e difesa".
fonte: APCOM