Giustizia. Anm, sciopero al via il 20 luglio
11 Luglio 2007
di redazione
L’Anm, Associazione nazionale dei magistrati, annuncia lo sciopero. È infatti previsto per
il 20 luglio, salvo ripensamenti entro sabato prossimo. Necessario mobilitarsi
velocemente per protestare contro il ddl Mastella, al voto in Senato in questi
giorni.
La reazione immediata dei magistrati è dovuta all’urgenza
con cui si cerca di procedere nelle aule, dato che si vorrebbe approvare il ddl
al volo anche dalla Camera, entro il 31 luglio. Infatti, in caso contrario,
entrerebbe in vigore la legge Castelli, peraltro invisa ai magistrati ben più
della «controriforma» del centrosinistra. Il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, si dichiara «fiducioso» che la riforma passi. Ma è così poco il
tempo disponibile, che il governo avanza l’ipotesi di porre la fiducia.
Mastella intanto si dichiara contrario alla mobilitazione
delle tuniche. Sostiene che il testo uscito dalla commissione “è l’unico
possibile con questa maggioranza” e ai magistrati invoca “la fine delle guerre
puniche”.
Parallelamente, sull’altro fronte, l’opposizione rifiuta di
fare ostruzionismo. A decidere sarà la conferenza dei capigruppo, probabilmente
oggi pomeriggio. Non a caso. Lo sciopero dei magistrati, il primo contro il centrosinistra,
ha spaccato l’Associazione nazionale dei magistrati. A favore c’era la corrente
di destra, Magistratura Indipendente, e quella di ultrasinistra, Movimento per
la Giustizia. Si è poi accodata Unicost, mentre, decisamente contraria è
Magistratura Democratica, di sinistra. Giuseppe Gennaro, presidente dell’Anm,
ammette che quella dello sciopero “è stata una decisione sofferta”. Infatti è stato
necessario attendere “fino all’ultimo mutamenti significativi nella linea di
governo e maggioranza”. Anche Di Pietro condivide l’iniziativa dei magistrati.
In aula stamani verrà preso in esame l’articolo due della
riforma: punto essenziale e controverso, che tocca gli aspetti più delicati per
i magistrati. Il primo aspetto riguarda la distinzione delle funzioni che si è
voluto “applicare in un ambito più ampio”, come rende noto il presidente della
commissione Giustizia, Cesare Salvi. Si precede perciò che i magistrati che
decideranno di passare da Pm a giudice o viceversa, dovranno anche cambiare
regione, non più solo distretto. Questo problema tocca in particolar modo la
Sicilia, dove ci sono ben 5 Corti d’appello. È però in esame un emendamento
presentato da Massimo Brutti, dei Ds, che ammorbidirebbe la norma, prevedendo
questo passaggio soltanto per chi rimane nell’ambito del penale. La regola non
sarebbe invece prevista per chi dal penale passa al civile.
Il secondo aspetto riguarda invece i consigli giudiziari, che
sovrintendono i lavori dei giudici, comprese le questioni legate alle carriere.
Tali consigli da sempre sono composti da magistrati. E così restano nel testo.
Ma un emendamento suggerito da Roberto Manzione (Margherita), che piace alla
Cdl, proporrebbe che ne facciano parte anche gli avvocati, opzione che i magistrati
contestano fermamente.