Giustizia, la riforma è pronta: doppio Csm e responsabilità per i giudici

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Giustizia, la riforma è pronta: doppio Csm e responsabilità per i giudici

E’ a Strasburgo che ogni settimana arriva la valanga di ricorsi presentati dagli italiani che sono coinvolti in processi troppo lunghi. L’Italia è infatti il Paese membro del Consiglio d’Europa con il più alto numero di ricorsi dovuti all’eccessiva lunghezza dei procedimenti giudiziari. Ed è proprio in quella sede che ieri il Guardasigilli Angelino Alfano ne ha parlato con il segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjorn Jagland, che ha sollecitato l’Italia affinché introduca le giuste misure per risolvere il problema.

Durante il colloquio, ha dichiarato Jagland, i due non hanno discusso in concreto le misure che il dicastero di via Arenula ha intenzione di mettere sul tavolo. Ma Alfano, in vista del Consiglio dei ministri che giovedì varerà la “grande riforma costituzionale” sulla giustizia, ha già prontamente messo il pentolone della giustizia sul fuoco. Vediamo nello specifico cosa ci sarà dentro.

I ddl su intercettazioni e processo breve, da approvare con leggi ordinarie, dovrebbero rimanere in standby a Montecitorio, almeno finché non saranno meglio definite le riforme costituzionali che hanno invece un iter parlamentare  più lungo e complesso. Ma è proprio su queste ultime che l’esecutivo ha deciso di tentare il tutto per tutto. Veniamo al dunque. Il primo punto è l’introduzione della responsabilità dei magistrati. Se infatti è giusto il principio secondo il quale ‘chi sbaglia paga’, il governo ha intenzione di estendere questa regola anche all’attività dei magistrati, che talvolta svolgono inchieste sulla base di elementi traballanti come castelli di carta. La proposta del governo sarà l’introduzione della possibilità per il cittadino di presentare un ricorso qualora si sentisse vittima di un’indagine che poi non finisce in tribunale.

E’ proprio su questo punto che la maggioranza ha intenzione di far leva per proporre anche la creazione di un organo disciplinare per i magistrati. Dovrebbe trattarsi di una sorta di "alta corte di giustizia" (o Corte di disciplina) i cui membri siano eletti in egual numero dal Capo dello Stato, dai magistrati e dal Parlamento in seduta comune.  

Al terzo punto della riforma c’è la separazione delle carriere dei magistrati. Un provvedimento che dovrebbe sfociare nella creazione di due differenti Consigli Superiori della Magistratura, uno per i magistrati requirenti (i pm che svolgono indagini), l’altro per i giudicanti (ovvero i giudici che emettono il verdetto a seguito del dibattimento). Quello della separazione dei due organi è un istituto che funziona in molti paesi europei, ma in Italia la strada per l’approvazione di un provvedimento del genere potrebbe essere in salita. Oltre all’opposizione del centrosinistra, convinta che la norma sia stata architettata per mettere le toghe sotto controllo dell’esecutivo, potrebbe sollevarsi qualche polverone nella maggioranza. Non tutti, infatti, sembrano  pensarla allo stesso modo su chi debba presiedere i due distinti organi. Secondo rumors di Palazzo la proposta sarebbe quella di far presiedere il ‘Csm giudicante’ al Capo dello Stato e al procuratore generale della Corte di cassazione quello ‘requirente’.

Altri nodi della riforma riguarderebbero il potenziamento dell’autonomia della polizia giudiziaria nelle indagini (per controbilanciare il ruolo preponderante dei pm in questa attività) e l’obbligatorietà dell’azione penale, sulla quale, però, in molti non vorrebbero intervenire radicalmente.

Questi, salvo eventuali modifiche, sono i contenuti della bozza di riforma della giustizia che oggi il Guardasigilli illustrerà al Presidente Napolitano. Poi incontrerà il gruppo dei Responsabili e lo stato maggiore del Pdl a Palazzo Grazioli, per fare il punto sulla situazione. Ma l’accordo c’è, ed è blindato. La conferma, Alfano, l’ha avuta durante il viaggio di rientro in Italia, quando ha sentito Umberto Bossi assicurare al governo il via libera della Lega alla riforma: “Aspettiamo di vedere cosa ci portano, ma comunque la riforma della giustizia passerà”, ha detto il senatur. E se c’è il Carroccio, la riforma è al sicuro.