Gli americani danno 200 giorni di tempo a Obama per risollevare gli Usa

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Gli americani danno 200 giorni di tempo a Obama per risollevare gli Usa

23 Gennaio 2009

Quanto durerà la luna di miele tra Obama e gli americani? Ora che la festa è finita e si fa sul serio sono in molti a chiederselo. E il primo a comprenderlo è proprio il nuovo presidente. Abbandonati i toni messianici della campagna elettorale, Barack Obama promette adesso lacrime e sangue per rimettere in piedi l’America. Esemplare al riguardo il discorso per l’insediamento, che ha concesso ben poco alla retorica. Le prove che l’ex senatore deve affrontare farebbero tremare i polsi a chiunque. Obama può tuttavia contare su una riserva di fiducia da parte degli americani che sembrano disposti a concedergli più tempo di quanto abbiano mai fatto prima con un neo presidente. Ne è convinto anche Mark McKinnon, già consigliere di John McCain, intervistato dal New York Times questa settimana, secondo cui Obama potrà godere di una lunghissima luna di miele di 6 mesi. Dunque, 200 giorni a disposizione invece dei 100 che, da tradizione, rappresentano il primo tagliando per valutare l’operato delle nuove amministrazioni.

L’opinione di McKinnon pare confermata da un sondaggio commissionato dalla ABC assieme al Washington Post dal quale emerge che il 70 per cento degli elettori vogliono un’inversione di rotta per il Paese e ritengono Obama l’uomo giusto per imprimere questa svolta. E’ la dimostrazione che anche molti repubblicani, stanchi di Bush, provano a fidarsi del leader democratico. Si conferma così che il neo presidente ha giocato bene le sue carte dopo la vittoria del 4 novembre. Considerato un liberal della prima ora, Obama si è riposizionato al centro. Il 62 per cento dei repubblicani valuta positivamente il modo in cui ha gestito la fase di transizione verso Pennsylvania Avenue, caratterizzata dalla nomina ai posti di comando di figure moderate, perfino conservatrici come Gates. Per ben l’89 per cento degli intervistati Obama è un politico “capace di ascoltare le opinioni altrui”. Una qualità che, secondo gli americani, dovrebbe aiutare il nuovo presidente a trovare la strada per portare gli Usa fuori dalla crisi economica. E che lo distinguerebbe nettamente dal suo predecessore.

L’ultimo inquilino della Casa Bianca a godere di consensi simili al momento dell’investitura è stato il repubblicano Ronald Reagan. Un presidente che Obama non ha mai nascosto di ammirare suscitando, durante la campagna presidenziale, le critiche del suo attuale segretario di Stato, Hillary Clinton. Anche Reagan dovette fare i conti con un’economia traballante e con una politica estera da reinventare dopo i fallimenti della presidenza Carter. Reagan affrontò il primo periodo alla Casa Bianca con l’ottimismo che gli aveva fatto vincere le elezioni (e che non è poi così diverso dal messaggio di speranza proposto da Obama) e puntando su tre-quattro grandi temi particolarmente urgenti. E’ probabile che l’idealista pragmatico Obama segua questo esempio. L’America intanto, per ora, gli dà carta bianca. Ma, come ha scritto Patrick T. Reardon sul Chicago Tribune, alla fine perfino Barack Obama sarà giudicato per le proprie azioni.