Gli Arrigoni amano Hamas, non la sua giustizia

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Gli Arrigoni amano Hamas, non la sua giustizia

19 Marzo 2012

C’è qualcosa di fatale e triste, come chiedere che un racconto mal concluso trovi almeno un baleno di luce in un seguito qualunque, purchè sia, nella richiesta di verità rivolta soprattutto allo Stato Italiano che proviene dalla famiglia, dagli avvocati, dagli amici di Vittorio Arrigoni, il giovane attivista filopalestinese ucciso per mano di coloro che considerava i suoi migliori amici nella striscia di Gaza. Là, prodigandosi per i palestinesi e spargendo dal suo blog parole di fuoco contro Israele, un Paese orribile, di apartheid, che merita la sparizione e sarà un bene per tutti, scriveva Arrigoni, faceva il volontario. Purtroppo fu rapito e  ucciso un anno fa da un gruppo definito “salafita”, ormai una specie di patente di assoluzioni per tutti i loro amici appena di un grado al di sotto nella scala dei tagliagole, come Hamas e la Fratellanza Musulmana, appunto.

Il dramma dell’uccisione di Arrigoni adesso continua nel rifiuto del tribunale di Gaza di celebrare il processo, nel continuo rinvio delle sedute, nella strana latitanza di alcuni accusati su un territorio minuscolo come la Striscia, e nella pesante ironia dei barbuti killer che sghignazzano in aula. C’è di che stupirsi? Certo che no in una situazione come quella di un territorio governato da un gruppo terrorista. Ed ecco che la delusione della famgilia e dei sodali di Arrigoni diventa, a sorpresa, quella che ti è stata iniettata nel sangue dall’educazione democratica e borghese. Quella della certezza del diritto. Perchè, allora, chiede la famiglia, il governo italiano non interviene? Perchè gli interrogatori sono ridicoli? Perchè non si conosce la lista dei testimoni? Perchè non si ammette che gli italiani si costituiscano parte civile? E qui, si suggerisce, non dipenderà dal fatto che l’Italia non riconosce Hamas come potere legale? Perchè non si fa un processo in absentia ora che si pensa che uno dei principali accusati sia in Egitto?

Si capisce bene che la signora Egidia Beretta e il suo avvocato abbiano scritto a Napolitano, ai ministri degli esteri, della giustizia, e chiedano conto della loro “indifferenza”. Ma è qui che le due parti della questione, la richiesta di legalità e la indiffernza verso il fatto che Hamas siaun gruppo terrorista e illegale, stridono nel toccarsi, non si incontrano. Gli alleati naturali non dovrebbero essere i rappresentanti del govreno, ma, per esempio i talkshow filopalestinesi senza se e senza ma; quelli che dovrebbero avere fiducia in un processo di Hamas e spingere perchè sia giusto potrebbero essere per esempio coloro che mostrano propensione per quell’organizzazione, l’arcipelago filopalestinese che ama la Flottilla, che dice che Israele non ha diritto a difendersi, quelli per cui Israele è uno stato coloniale…. in Italia ce ne sono tanti, per esempio, che so, Michele Santoro,o altri giornaloisti da talk show.

Vorremmo certo vedere un processo “fair”. Ma chi pensa di poter interagire, parlare con Hamas vive in una bolla ideologica che è la stessa che ha condannato a morte Arrigoni. L’Italia infatti l’ha messa nella sua lista di organizzazioni terroriste, insieme all’Europa e agli USA. Chi mai può aspettarsi un processo giusto da Hamas? Quale ragionevole istituzione? Con tutto il rispetto per il suo lutto, sembra il caso che la famiglia di Arrigoni si renda conto che Arrigoni è stato ucciso per fanatismo islamista, come Daniel Berg a Karachi, come Nick Berg in Iraq, come Fabrizio Quattrocchi perchè era agli occhi degli integralisti islamici “nemico di Dio e di Allah” e perchè secondo la loro mente distorta diffondeva a Gaza come diceva la folle scritta nel video, “il malcostume occientale” e perchè “l’Iralia combatte i Paesi Musulmani”. Hamas sa cosa fare ai nemici, nel periodo intorno al 2007 quando prese il potere a Gaza (Luglio), furono uccisi 353 palestinesi. Svariati uomini di Fatah furono, ricordano orrificati testimoni, buttati giù dai tetti, 86 dei morti di cui 26 bambini erano passanti, le torture si sprecarono. Di Hamas è il rapimento di Shalit, i duecento missili lanciati dal 9 al 13 marzo su Israele, la distruzione del campo di ricreazione dell’ONU i cui criteri non erano confacenti ai criteri islamisti, l’arresto di 150 donne con l’accusa di stregoneria, l’uccisione del libraio cristiano che vendeva Bibbie, Rami Khader Ayyad, la rimozione dei corpi dei cristiani dai cimiteri…

Hamas è una spietata pena di morte applicata specie tramite militari senza replica. Hamas è un movimento, un partito, uno stato integralista, nel suo statuto stabilisce che vuole non solo la distruzione dello Stato Ebraico ma la morte di tuti gli ebrei e la sottomissione di tutto il mondo all’Islam. Non ha nessuna importanza che ora si associ o si distanzi dai suoi salafiti e dalla “Jihad Islamica” di Gaza, quella che ora è accusata da Hamas stessa di aver lanciato i missili su Israele. Hamas è padrone di Gaza ed è un grande disastro che oggi la Turchia, l’Egitto mostrino di apprezzarne la “resistenza” ovvero la passione terroristica. Quell’organizzazione come organizza orridi raduni che inneggiano alla morte, ha organizzato un matrimonio di massa in cui abbiamo visto sfilare in massa, accoppiate maschi più che adulti, bambine di 8 anni vestite da spose. Che cosa può avere a che fare la giustizia con un processo celebrato in un simile ambito? 

(tratto da il Giornale)