Gli effetti del voto sui Paesi dell’Unione Europea
26 Maggio 2014
Il voto per eleggere il nuovo Parlamento europeo, iniziato il 22 maggio scorso e che si conclude oggi, è destinato ad avere delle ripercussioni politiche a livello nazionale nei Paesi della Ue. Il voto infatti viene percepito da molti come una sorta di ‘referendum’ sui governi nazionali.
In Italia, Matteo Renzi dovrà vedersela con il risultato ottenuto dal Movimento 5 Stelle, una delle forze euroscettiche e populiste di cui si attende di conoscere la reale forza in Europa. M5S ha proposto un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’eurozona ma anche altri partiti italiani come Forza Italia hanno alimentato un retorica populista tutta incentrata sul "golpe" eurotedesco che avrebbe portato alla fine del governo Berlusconi nel 2011. Se Renzi e le forze politiche che sostengono la sua maggioranza dovessero imporsi (si vota anche per le Regionali in Piemonte ed Abruzzo e in oltre 4.000 comuni) non si dovrà sottovalutare il fatto che un buon numero di italiani hanno votato per i partiti euroscettici.
Dopo le elezioni il Governo Renzi si dovrà concentrare su una serie di riforme: ridurre l’invadenza della burocrazia statale, a partire dalla riforma della PA; abbassare le tasse e semplificare il complicato sistema di tassazione italiano; modificare il ruolo del Senato, rivedere il Titolo V e dare al Paese una nuova legge elettorale. A meno che gli ultimi sondaggi non vengano clamorosamente rovesciati, sul breve e medio periodo il Governo dovrebbe riuscire a superare le frizioni interne, considerando che nessuno, visto il contesto politico generale, sembra davvero intenzionato a tornare alle urne.
Gli effetti del voto europeo potrebbero rivelarsi molto più spinosi per il presidente Francese Hollande. Il partito socialista francese sembra crollare nei sondaggi, il Paese è in stagnazione economica, lo scorso marzo gli elettori hanno punito la sinistra alle elezioni municipali. Hollande ha sostituito Ayrault con il "duro" Manuel Valls, aprendo delle crepe vistose nel partito, ma la gara elettorale sembra concentrarsi sugli altri concorrenti: la sfida è tra il Fronte Nazionale di Marine Le Pen e la destra moderata dell’Ump. Il risultato delle urne avrà delle conseguenze sulle politiche che Hollande deve portare avanti da un punto di vista fiscale, di riforma del mercato del lavoro e di riduzione della burocrazia.
In Gran Bretagna il risultato delle Europee sarà il punto di partenza per le prossime elezioni nazionali previste per il 2015. Cameron deve fare i conti con l’exploit degli euroscettici di Nigel Farage che sono diventati la terza forza politica inglese. Il premier inglese da una parte deve mantenere fede agli impegni presi in sede europea con gli altri Stati membri, dall’altra negli ultimi mesi ha già fatto delle aperture agli euroscettici, proponendo per esempio misure più restrittive sulla immigrazione e un referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nella Ue previsto per il 2017.
Anche la Spagna del premier conservatore Mariano Rajoy si appresta a tornare al voto per le politiche nel 2015. Il governo Rajoy ha ottenuto una serie di risultati positivi, Madrid è stata premiata dai mercati, ma la disoccupazione nel Paese rimane molto alta e il salvataggio della economica dopo la crisi degli ultimi anni non è completamente al riparo da ogni rischio. In Grecia e in Belgio, le elezioni europee si uniscono ad un importante test elettorale locale che potrebbe, in Grecia, rafforzare le estreme (la sinistra comunista piuttosto che Alba Dorata) e, in Belgio, riportare alla situazione di ingovernabilità che ha caratterizzato gli ultimi anni di vita politica del piccolo Stato europeo.
E’ evidente che i risultati delle elezioni europee avranno un impatto sulla vita politica degli Stati membri. Per capirne la portata dobbiamo attendere di sapere che performance otterranno gli euroscettici. La crisi economica e politica che attraversa il continente, in ogni caso, per ora non sembra essersi conclusa.