Gli elettori non scelgono più i cattolici col bollino

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Gli elettori non scelgono più i cattolici col bollino

Gli elettori non scelgono più i cattolici col bollino

09 Maggio 2008

I cattolici sono all’opposizione?
E’ questa l’ipotesi che vorrebbe adombrare chi, in questi giorni, critica il
nuovo governo Berlusconi per non aver assegnato incarichi ministeriali ad
esponenti con il bollino di “cattolici”. Sarebbe come dire che, quindi, la
“rappresentatività” dei valori cattolici spetta alla componente
cattolico-democratica o a quella teo-dem dentro il Partito democratico o
all’Udc fuori dal Partito democratico. Insomma: i cattolici all’opposizione e
il Partito democratico che farebbe da cerniera tra i cattolici di sinistra e
quelli di centro.

L’odore di pretestuosità si nota
subito. Il voto cattolico, come quello di qualsiasi altra componente sociale
del nostro paese, è andato in maggioranza al partito e alla coalizione che hanno
vinto le elezioni. E, come vale per l’apporto elettorale di qualsiasi altro
gruppo sociale, è stato proprio questo a far vincere quel partito e quella
coalizione. Specularmente, il partito democratico ha perso anche perché i
cattolico-democratici non sono riusciti a rastrellare il voto cattolico. Perché
lo stesso cattolicesimo democratico è in crisi profonda, schiacciato tra la
pervicacia di fare gli “adulti” quando tutta la Chiesa parla di identità
cattolica, di “Dio nel mondo” (vedi enciclica “Spe Salvi” di Benedetto XVI) e
di principi non negoziabili. Veltroni ha perso anche perché né la Bindi né
Fioroni sono riusciti a convincere i cattolici a votare un partito che nel suo
programma prevedeva testamento biologico e riconoscimento delle convivenze. Ha
perso perché la Binetti altro non poteva dare come garanzia ai cattolici di cui
chiedeva il voto se non la sua personale obiezione di coscienza in caso che…
Ma i cattolici hanno preferito evitare che quel caso si desse. Non volendo far
dipendere la loro causa dal flebile filo della coscienza dei teo-dem, hanno
votato per il Popolo della libertà.

Eppoi, se è stato assodato che
l’operaio di Senso San Giovanni ha votato Lega perché la sua vita non si svolge
solo in fabbrica, ma anche a casa e sul territorio, perché non si mette in
bilancio che ci siano anche operai cattolici la cui vita si volge anche in
Chiesa? Come c’è l’operaio che ha votato centro-destra perché si sente
maggiormente garantito sul fronte dell’ordine pubblico, perché non ci può
essere l’operaio che ha votato centro-destra perché si sente più garantito su
famiglia e vita? Questo, infatti, è successo. Altro che cattolici
all’opposizione.

Un discorso a parte merita l’Udc,
che di voti cattolici ne ha senz’altro presi e sono proprio questi che le hanno
permesso di sopravvivere. Ma sono i voti “democristiani”, della stanca
continuità col passato, dell’inerzia rappresentativa, dell’ossequio ad una
rendita di posizione: gli Udc si sono sempre messi da soli sulla fronte il
bollino bianco di cattolici, ma di vere battaglie culturali non ne hanno quasi
mai fatte. I cattolici che hanno intravisto la possibilità di una nuova laicità
hanno votato per la coalizione che ha vinto. Quelli che vogliono adoperare la
Dottrina sociale della Chiesa non in modo ideologico, che vogliono la
solidarietà nella sussidiarietà, che non intendono conseguire la giustizia
tramite l’assistenza, che amano la modernizzazione ma senza fare piazza pulita
dei valori di sempre, e, soprattutto, quelli che lavorano per un nuovo incontro
tra laici e cattolici da parte di una ragione non più prigioniera degli eccessi
del soggettivismo narcisistico postmoderno e di una fede che riscopre il
proprio ruolo pubblico anche se non immediatamente politico, hanno votato per
il centro-destra.

I cattolici, quindi, non sono
all’opposizione, anche se ministri con il bollino non ce ne sono. C’è un
processo di incontro in atto nella società che si è reso politicamente evidente
alle elezioni, ci sono valori di fede e di ragione condivisi da cui questo
governo nasce, c’è la volontà di non deludere quanti – laici e cattolici
insieme – hanno scommesso su un nuovo corso, rispettoso anche di quanto si
chiama famiglia, vita, tradizione. Non c’è dubbio che anche su questi temi – e
non solo su economia ed ordine pubblico – il governo dovrà dimostrare coraggio.
A cominciare dalla gestione della sanità, delle politiche familiari e
scolastiche: appunto i tre temi cari ai cattolici. La base culturale e sociale
c’è, quella politica non dipende da nessun bollino.