
“Gli elettori? Più permalosi dei politici”. Parla Federico Palmaroli di Le più belle frasi di Osho

08 Luglio 2020
Ormai è noto a tutti semplicemente come “Osho”. E ogni giorno, per chi bazzica la politica e non solo, le sue vignette, pungenti e sempre sul pezzo, sono diventate un appuntamento fisso. Osho ha un nome e un cognome: Federico Palmaroli, romano e laziale. E’ lui l’inventore di “Le più belle frasi di Osho”. I suoi profili sono seguitissimi su tutti i social. La chiave del successo? L’attualità e la politica viste con l’ironia tipica dei romani che permette al tutto di assumere sicuramente contorni più leggeri. Di questi tempi ce ne proprio bisogno.
Non passa giorno senza che una tua vignetta non diventi virale spopolando sul web. Questo, fino ad un decennio fa era impensabile: ecco, secondo te, come è cambiata la satira politica con i social network?
Secondo me è cambiata innanzitutto la forma di espressione. Il digitale ha consentito l’utilizzo dei cosiddetti “meme”, che poi sono quelli che faccio io – in realtà continuo a chiamarle “vignette”, anche se tecnicamente le vignette sono quelle che vengono disegnate -. Quando la satira politica veniva fatta attraverso gli strumenti tradizionali di certo non c’erano tutte quelle reazioni che ci sono adesso sui social: questo è “croce e delizia”, nel senso che c’è un riscontro immediato per quello che si crea, ma ci si sottopone anche ad una serie di critiche – a volte anche insulti – che arrivano dagli ultras di questo o quel personaggio, oggetto della satira. È l’altra faccia della medaglia di mettersi in pasto ai social…
Comunque, i tuoi meme colpiscono politici di tutti gli schieramenti e di tutte le tipologie: si va dai parlamentari ai ministri, dai segretari di partito al Presidente del Consiglio. Tra questi, chi è che è capace di ridere della tua ironia?
Dai riscontri che ho, anche se non diretti, sicuramente si divertono tutti, anche perché la mia satira non è mai offensiva.
Però c’è anche chi si offende prendendola sul personale…
Mah, quelli che la prendono male sono quelli che potremmo definire “più realisti del re”. Spesso sono gli stessi supporter dei politici che vivono male questa forma di satira: anzi, magari un minuto prima si sono pure complimentati per una vignetta, per poi prendersela il minuto dopo quando si tocca il loro beniamino.
Ecco, a proposito di questo: ci sono alcuni elettori più permalosi di altri?
Beh, diciamo che i più permalosi sono quelli più “estremizzati”, come quelli del Movimento Cinque Stelle o quelli della Lega, che possono essere ricondotti tutti sotto l’etichetta dei populisti. Questa veemenza che mostrano nell’agone politico, alla fine si riflette anche sul modo in cui viene percepita la satira. Ultimamente devo dire che forse i Cinque Stelle avranno la coda di paglia, perché si sono alleati con il PD, dopo avergliene dette di tutti i colori. Ecco, appena uno sottolinea questa cosa, viene insultato in ogni modo.
Sappiamo che in passato sei stato un “fan” di Gentiloni, sempre dal punto di vista delle vignette. Nel governo successivo, il soggetto preferito è diventato l’ex ministro Tria. In questo Governo, invece, chi è stuzzica di più il tuo estro ironico?
La mia preferenza per Gentiloni era legata soprattutto al fatto che c’era il fotografo di Palazzo Chigi – purtroppo venuto a mancare – che era veramente un fenomeno nel cogliere le espressioni. Poi, sicuramente Gentiloni era uno che si prestava molto ad essere “vignettato”, anche per la mimica. Per quanto riguarda Tria, invece, si trattava di una chiave ironica che avevo trovato per lui, perché si trovava sempre in mezzo alle richieste della Lega da una parte, del Movimento Cinque Stelle dall’altra e dell’Europa dall’altra ancora. Poi c’era anche questa somiglianza con il ragionier Filini. Quindi, stretto tra più fuochi, mi sembrava veramente un povero Cristo messo lì a tappare i buchi. Comunque su questo Governo ti direi soprattutto Conte. A motivo della pandemia, Conte è stato un vero protagonista di questo tempo, al contrario di quanto avveniva nel Governo precedente, in cui era sì il Presidente del Consiglio, ma veniva sempre comandato a bacchetta da Salvini e Di Maio….
Come vedi la politica di oggi?
Abbastanza disastrosa. La politica ha spostato la comunicazione soprattutto sui social e questo l’ha impoverita molto, perché ormai non ci sono più filtri e, secondo me, non c’è neanche la capacità di chi segue i politici dal punto di vista dei social di comprendere quando è il caso di fermarsi e di non eccedere. Da una parte è meglio, perché mi danno spunti per fare satira con le cazzate che scrivono. Dall’altra, come dicevo, la politica si è impoverita: mancano le persone che sappiano fare politica alla vecchia maniera, perché non ci sono più le scuole politiche. Ci si improvvisa. I Cinque Stelle ne sono un po’ l’esempio. Questo a volte porta a rimpiangere la Prima Repubblica. È vero, ad oggi forse c’è più trasparenza e sicuramente i Cinque Stelle hanno avuto il merito di portare questa trasparenza all’interno delle Istituzioni. Questo, però, va a discapito della competenza. La domanda è sempre quella: è meglio un politico più competente o uno più onesto? È difficile rispondere.
Infine, una domanda più personale: hai mai pensato di mollare questo lavoro, che non sempre è facile anche per le motivazioni che abbiamo evidenziato fino ad ora?
Sì, ci ho pensato tante volte, perché in certi casi è veramente logorante. Dovrebbe essere annoverato tra i mestieri usuranti. Poi io non sono neanche molto paziente: è facile che mi si tappi la vena e che cominci a rispondere anche sgarbatamente, soprattutto agli insulti. Anche perché non concepisco proprio l’idea di insultare chi fa satira, come se stessi facendo politica. La satira è un’esasperazione della cronaca. Eppure a volte ricevo reazioni esagerate, come se stessi dando una notizia falsa. Quindi sì, ci ho pensato tante volte, ma poi mi chiedo: “Perché dovrei farlo?”. La maggior parte delle persone aspetta una mia creazione per sorridere, quindi non vedo perché una minoranza di decerebrati dovrebbe pregiudicare tutte le altre persone.