Gli Europei 2008 sono un gioco politico
13 Giugno 2008
1. I piccoli Stati volano in alto.
L’Unione europea è stata creata anche per difendere i diritti delle nazioni più piccole. Lo stesso sembra valere anche per i campionati Europei di calcio. I piccoli Stati che non avranno mai alcuna possibilità di vincere la Coppa mondiale, “possono” conquistare la vittoria proprio agli Europei. Quelli del 2004, ad esempio, hanno visto trionfare la Grecia; la Danimarca li ha vinti nel 1992, l’Olanda nel 1988 e la Cecoslovacchia nel 1976. Il fatto che gli Europei si svolgano in tempi più brevi, con la partecipazione di un numero inferiore di squadre rispetto al Mondiale, rende più facile per i piccoli Stati intraprendere la via della vittoria. Senza dubbio è di grande aiuto anche il fatto che Brasile ed Argentina non possano partecipare alla competizione. Il favorito tra i pesciolini di quest’anno è il Portogallo, guidato dalla sua magnifica ala -con l’immancabile gel sui capelli- Cristiano Ronaldo.
2. Si può far riferimento alla guerra.
Per ragioni storiche, molte squadre europee sembrano provare un piacere particolare nel battere la Germania. Negli Europei vinti dai danesi, dagli olandesi e dai cechi, si respirava sempre un’aria di profonda soddisfazione, anche sul piano emotivo, nei confronti dei tedeschi. E’ pur vero che questi vecchi attriti stanno svanendo col passar del tempo. E quest’anno la Germania ha avuto la fortuna di capitare in un gruppo con due vecchi amici- l’Austria e la Croazia. Non dimentichiamo che il quarto sorteggiato nel gruppo è la Polonia. La partita Germania-Polonia è stata disputata l’8 giugno.
3. I risentimenti sul campo di calcio rimpiazzano le tensioni storiche.
Man mano che il rancore viene meno nelle partite degli Europei giocate contro la Germania, si avverte la necessità di trovare nuove fonti di scontro e di tensione. Tra le squadre crescono sempre più aspri risentimenti in ragione di torti accumulati sul campo di calcio, piuttosto che sul campo di battaglia. Nella prima tornata di partite, c’è stata senza dubbio grande attesa per il 9 giugno, giorno in cui sono scese in campo Italia e Francia [rispettivamente contro Olanda e Romania]: in fondo è noto a tutti che tra le due squadre non corre buon sangue. E non certo a causa della tardiva dichiarazione di guerra di Mussolini alla Francia nel 1940. La vera ragione dell’astio tra le due nazioni risale al Mondiale del 2006 – quando l’Italia ha vinto ai rigori, dopo che Zinedine Zidane, eroe nazionale francese, è stato espulso per aver colpito con una testata un giocatore italiano, reo di aver offeso sua madre ( o forse sua sorella?).
4. La Spagna contro se stessa.
Molte nazioni traggono lezioni politiche dagli esiti ottenuti sul campo di calcio, in modo esagerato. Lo fa in particolare la Spagna, tradizionalmente nota per la sua squadra ricca di talenti, che partecipa a tutti i grandi tornei, per poi perdere inesorabilmente. Forse il fatto che i giocatori spagnoli saranno gli unici a non cantare tutti insime l’inno è già un indizio. Oggi definire l’identità spagnola è così complicato, che lo stesso inno nazionale sembra non trovare le parole. Alcuni esperti di calcio spagnoli credono che la mancanza di successi della squadra nazionale abbia a che fare in qualche modo proprio con la forza delle identità regionali nel paese, e la conseguente difficoltà nel formare una squadra vincente con giocatori che provengono da Madrid, Barcellona e dai Paesi Baschi. Teoria interessante: ma qual è allora la ragione per gli insuccessi dell’Inghilterra? Ci siamo liberati di Scozzesi, Gallesi e Irlandesi : eppure non siamo riusciti neanche a qualificarci.
5. Un calciatore collegato al mondo della politica.
Andrei Arshavin è senza dubbio il giocatore più interessante della Russia. Ha fatto parte della lista di partito Russia Unita, a favore di Putin, nelle recenti elezioni per il Consiglio della città di San Pietroburgo. Ma le sue relazioni politiche non gli hanno portato molta fortuna in questi Europei 2008 – è stato infatti squalificato per le prime due gare della Russia nel campionato.
Copyright © Financial Times. Traduzione di Benedetta Mangano