Gli Europei pagano il conto della guerra diplomatica fra Libia e Svizzera
17 Febbraio 2010
Vietato entrare in Libia. La querelle diplomatica che da quasi due anni avvelena i rapporti fra Libia e Svizzera investe l’Europa: Tripoli ha reagito alla "black list" preparata dal governo di Berna (188 personalità libiche, fra cui il colonnello Gheddafi, i suoi famigliari ed esponenti politici, economici e militari libici, considerate "persone non gradite" in Svizzera e automaticamente in tutti i 27 Paesi che aderiscono alla convenzione di Schengen) negando di fatto, attraverso la circolare firmata dal primo ministro Al Bagdadi Ali Al Mahmoudi, il visto d’ingresso ai cittadini europei.
In queste ore, tra gli attori della vicenda sono in "corso contatti" e la Commissione Europea "spera in una soluzione diplomatica" del contenzioso. A riferirlo è stato Michele Cercone, portavoce del commissario europeo agli Affari Interni Cecilia Malmstroem – che lunedì ha "deplorato", a nome dell’Esecutivo comunitario, la decisione delle autorità libiche, giudicandola "unilaterale e sproporzionata". Quanto a possibili reazioni, Cercone ha spiegato che "non è obbligatorio applicare una clausola di reciprocità" con la Libia. Della questione, comunque, discuterà giovedì la riunione del gruppo Visa per vedere quali misure possano esser prese.
Fonti comunitarie spiegano che questa prima riunione sarà a livello tecnico e, se vi sarà un orientamento chiaro e condiviso da tutti i partecipanti, ne discuteranno gli ambasciatori degli stati membri nel Comitato dei rappresentanti permanenti, per poi, eventualmente, approdare al Consiglio dei ministri Ue per una decisione finale. "Probabilmente – spiegano ancora fonti Ue – non sarà necessario, ci aspettiamo una soluzione del dissidio nelle prossime ore". "Le regole della zona euro – ha commentato Cercone – sono molto chiare, la situazione chiara, adesso occorre mantenere la calma e lasciare lavorare la diplomazia".
Nel frattempo la situazione allo scalo internazionale di Tripoli è di estremo caos. Centinaia di persone sono state respinte o trattenute per ore in aeroporto: dei 60 italiani arrivati fra domenica pomeriggio e lunedì sera, 6 – tutti uomini d’affari in possesso di un visto temporaneo – sono stati costretti a tornare in Italia. Quattro sono rimasti bloccati nello scalo. Gli altri, dipendenti di aziende con contratti in Libia e in possesso di visti permanenti, sono stati fatti entrare dopo una lunga attesa: 37 nella tarda serata di domenica, 15 lunedì. Le restrizioni non valgono per i cittadini britannici, perché Londra non aderisce a Schengen. Il console generale d’Italia a Tripoli Francesca Tardioli sta fornendo assistenza ai connazionali bloccati, ma la Farnesina ha invitato tutti a non partire per la Libia, almeno fino a quando la questione non verrà risolta.
La decisione di Tripoli – ultimo atto di una "guerra diplomatica" iniziata nel luglio del 2008, quando il figlio di Gheddafi, Hannibal, e sua moglie, furono fermati dalle autorità svizzere per una denuncia di maltrattamenti da parte di due domestici – è stata annunciata lunedì da un funzionario dell’aeroporto dopo una notte di grande confusione, con centinaia di passeggeri in arrivo dall’Europa bloccati senza capirne la ragione.
L’Italia è pronta a fare da mediatore tra Berna e Tripoli. Il nostro governo, infatti, chiederà che la decisione libica di sospendere la concessione di nuovi visti di ingresso ai cittadini dei Paesi Schengen, nonchè la validità dei visti di ingresso già rilasciati, sia oggetto di discussione già alla prossima riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue in agenda il 22 febbraio.
Per Franco Frattini, comunque, la responsabilità è degli elevetici: "La decisione della Svizzera di bandire in una black list 188 personalità libiche tra cui lo stesso Muammar Gheddafi prende in ostaggio tutti i Paesi dell’area Schengen. La Svizzera va aiutata a risolvere una questione bilaterale, ma non a spese di tutti". La soluzione – per il ministro degli Esteri – va individuata "a livello comunitario e l’Italia ha suggerito all’Unione europea di effettuare un passo su entrambe le capitali per cercare di trovare di comune accordo una soluzione tecnica al problema".
Il capo della Farnesina ha avanzato la sua proposta: "Si potrebbero concedere visti ai cittadini libici che consentano loro l’ingresso nei Paesi dell’area Schengen escludendo però la Svizzera. Ne parleremo nella prossima riunione dei ministri degli Esteri lunedì a Bruxelles. Abbiamo chiesto di discutere la questione anche all’interno del comitato Schengen a Bruxelles, in programma giovedì". Frattini ha poi ribadito: "Siamo seriamente preoccupati e abbiamo chiesto a Tripoli di ripensare la sua decisione".