Gli Hezbollah sono terroristi e l’UE deve considerarli come tali
25 Ottobre 2008
Recentemente il conflitto libanese è dolorosamente riaffiorato alla memoria degli europei. In una regione dominata da complessi meccanismi, quale è il Medio Oriente, potrebbe essere questa l’occasione per riflettere sul ruolo destabilizzatore della milizia islamica degli Hezbollah.
Gli Hezbollah sono militarmente presenti da circa vent’anni ed hanno ricevuto il loro battesimo ufficiale nel 1985. Tale organizzazione paramilitare e politica con base in Libano è considerata un’organizzazione terrorista nei Paesi Bassi, nel Regno Unito, in Australia, negli Stati Uniti e in Israele. Solo Francia e Germania hanno adottato delle misure giudiziarie nei loro confronti.
Gli Hezbollah hanno portato a termine attacchi terroristici contro cittadini europei ed hanno commesso attentati come quello contro il contingente francese in Libano (1983), contro l’ambasciata francese in Kuwait (1983), in un ristorante di Madrid (1985) e tredici attentati contro centri commerciali ed infrastrutture ferroviarie in Francia (1986), uccidendo 89 persone e ferendone 250.
Malgrado il ritiro israeliano dal sud del Libano nel 2000, il 12 luglio 2006 gli Hezbollah lanciavano un’offensiva contro la zona di confine a nord d’Israele, bombardando le città frontaliere e seminando morte e distruzione tra i civili e i militari israeliani. Contemporaneamente, un’unità speciale degli Hezbollah riusciva a penetrare la frontiera e a rapire due soldati feriti portandoli in Libano. Come è noto, i due soldati non sono sopravvissuti. Le spoglie dei due giovani riservisti, Ehud Goldwasser e Eldad Regev, sono state recentemente restituite ai loro familiari in cambio di diversi prigionieri in vita. Tra i prigionieri rilasciati da Israele, vale la pena ricordare il sinistro Samir Kuntar, il quale stava scontando l’ergastolo per aver massacrato a sangue freddo una bambina di quattro anni dopo aver ucciso suo padre e due poliziotti. Vale anche la pena ricordare che Kuntar è stato accolto a Beirut come un eroe tra vergognosi festeggiamenti.
Durante l’estate 2006, in risposta all’offensiva lanciata dagli Hezbollah, l’esercito israeliano rispondeva nell’intento di recuperare i due soldati rapiti, di fermare il lancio di missili sulle città israeliane, di costringere il governo libanese ad implementare la risoluzione 1559 delle Nazioni Unite, di riuscire a disarmare le milizie e a stanziare l’esercito lungo il proprio confine meridionale.
In effetti, la presenza di milizie armate come gli Hezbollah, impedisce al governo libanese di esercitare la propria sovranità sulla totalità del proprio territorio. Il 2 settembre 2004, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottava la risoluzione 1559, invitando tutte le forze straniere a ritirarsi dal Libano ed invocando la dissoluzione e il disarmo di tutte le milizie libanesi e non.
La prima richiesta è stata adempiuta con il ritiro dell’esercito siriano dal Libano, ma per quanto riguarda la seconda richiesta, gli Hezbollah hanno rifiutato il disarmo. Essi dispongono tuttora di una temibile milizia privata esterna alle forze armate ufficiali governative.
Al fine di giustificare il rifiuto a deporre le armi, il movimento integralista fa leva su argomentazioni facilmente confutabili. Gli Hezbollah sostengono che gli israeliani non si sarebbero ritirati del tutto dal Libano come richiesto dalle risoluzioni 425 e 426 del Consiglio di Sicurezza, adottate nel 1978, rivendicando così il tratto di territorio corrispondente al villaggio di Sheeba. Nonostante tale villaggio fosse siriano al momento dell’occupazione da parte di Israele, a seguito della Guerra dei Sei Giorni, e non libanese (come ribadito dalle Nazioni Unite), gli Hezbollah continuano a sostenere il contrario al fine di giustificare, in forza del loro status di partito politico, un ruolo da "resistenti all’occupazione israeliana".
In aggiunta, i caschi blu dell’UNIFIL non sono riusciti ad impedire il ritorno dei combattenti Hezbollah nella regione frontaliera, né il traffico di armi provenienti dalla Siria e dall’Iran. Di conseguenza, dalla fine delle ostilità nel 2006, gli Hezbollah sarebbero riusciti addirittura a duplicare i loro stock di missili.
In quanto europei, non possiamo fare a meno di guardare con preoccupazione al rafforzamento di una simile organizzazione e delle ramificazioni da essa sviluppate all’interno dell’Unione Europea.
Gli Hezbollah hanno infatti sviluppato una rete di cellule per la raccolta di fondi e il sostegno in Europa. Si tratta di cellule operative e pronte a pianificare attentati nel territorio stesso dell’Unione Europea. I fondi raccolti consentono infatti agli Hezbollah di destabilizzare sempre più il Medio Oriente e i caschi blu dell’UNIFIL. Numerosi europei sono dunque nel mirino.
D’altra parte, gli Hezbollah trasmettono il proprio canale televisivo Al-Manar in Europa, rendendosi così responsabili di un nefasto indottrinamento delle comunità musulmane: essi si servono infatti di tale canale televisivo per incitare all’odio contro l’Occidente, glorificare i kamikaze ed utilizzare i versetti del Corano per giustificare la violenza. Essi esprimono inoltre il proprio sostegno ai gruppi terroristi iscritti sulla lista delle organizzazioni terroriste dell’UE, come Hamas.
Alla luce di tali considerazioni, gli Hezbollah devono essere considerati come una minaccia esplicita per l’Unione europea ed invito i cittadini europei a fare pressione sulle loro autorità affinché esse iscrivano gli Hezbollah sulla lista delle organizzazioni considerate terroriste dall’UE.
Jana Hybaskova è deputata della Repubblica Ceca al Parlamento Europeo.