Gli incontri del Melograno hanno mostrato che c’è voglia di dialogo
11 Agosto 2011
Non poteva intitolarsi diversamente la serie di incontri organizzata dalla Fondazione Magna Carta nel solco dei pomeriggi estivi della nostra Puglia. Il Melograno, infatti, non è solo il nome della location (sicuramente chic, come qualcuno ha fatto notare) che ha ospitato gli incontri, ma è il nome di un frutto antico dal significato importante, che richiama la fertilità, l’abbondanza, la resurrezione e la longevità. Tutti elementi di cui l’Italia ha bisogno, ma che può ritrovare solo col dialogo promosso da iniziative come questa.
La poltroncina del “Melograno”, realizzata ad hoc dallo scultore Vito Maiullari e che ha accolto i personaggi più illustri degli incontri, è stata forse la sintesi più diretta ed efficace di tutto il progetto: presentare l’Italia, indagarla, criticarla e celebrarla in ogni suo aspetto in questa fase di transizione economica, politica e sociale.
Smentire, anzi, scongiurare il persistente localismo sudista che non ha nulla da invidiare al verde leghista, ma che è ancor più grave quando trova la propria ragion d’essere in circostanze preunitarie, cronologicamente troppo distanti dalle dinamiche odierne e dal raffronto con l’Europa in cui la soggettività internazionale dell’Italia è chiamata a prendere posizione sui grandi temi quali il terrorismo, il fondamentalismo e l’antisemitismo.
Affrontare anche il tema importantissimo dell’evoluzione del corpo e del ruolo della donna nella società italiana, senza stereotipi e facendo luce sul valore intellettuale e sul merito. Sciogliere il doppio nodo tra sesso e potere, tra l’immagine della donna oggetto e le dinamiche sociali, perché la migliore “merce” da offrire possa essere la competenza, la competitività, il dinamismo intellettuale e operativo.
Il Melograno si è occupato anche della risorsa principale del nostro paese: i giovani. La nuova linfa della politica, in particolare del centrodestra, passa attraverso semplici parole chiave: giovani, regole, primarie e meritocrazia. Un mix tanto esplosivo quanto ponderato, che inaugura la nuova stagione di un partito nato come contenitore di realtà preesistenti e tradizionalmente distinte, ma che guarda anche al futuro. Tutto questo deve passare per i giovani verso i quali la politica deve tornare ad essere attrattiva, riuscendo a carpire quel fervore, quella passione verso l’interesse comune che allontana dall’antipolitica.
I giovani ancora nell’occhio del ciclone nel rapporto con il mondo del lavoro e dell’Università, nel tramonto della chimera del posto fisso e nel recupero del legame a doppio filo tra competenze e mercato, diffidando da percorsi universitari e formativi dai nomi fantasiosi per recuperare conoscenze spendibili. Legare i giovani al mercato significa creare percorsi formativi paralleli a quelli lavorativi, perché la conoscenza teorica è maggiormente stimolata dalla operatività sul campo: per questo, l’annuncio della riforma dell’apprendistato tanto caro a Marco Biagi, che deve investire anche le professioni intellettuali permettendo l’accesso a queste già durante il percorso universitario.
I temi più caldi della politica e della quotidianità italiana analizzati secondo lo schema dialogico-giornalistico hanno visto avvicendarsi personaggi come il Ministro degli Esteri Franco Frattini, il direttore del Corriere del Mezzogiorno Lino Patruno, il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, il vice presidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello e, ancora, il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il segretario della CISL Bonanni, l’avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace e tanti altri, nel quadro informale di un dibattito frontale; il modo migliore per avvicinare le istituzioni e la politica al paese reale, il modo migliore per smettere di parlare di casta. Al Melograno si è manifestato il volto più naturale del centrodestra e della politica in generale: quella del dialogo e dell’incontro, da cui partire per riflettere e proporre soluzioni concrete.