Gli incontri di Veltroni portano allo stallo e il Cav. cerca altre strade

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Gli incontri di Veltroni portano allo stallo e il Cav. cerca altre strade

27 Novembre 2007

Passata l’euforia delle strette di mano e la retorica del “paese
normale”, cosa resta dell’incontro tra Gianfranco Fini e Walter Veltroni?
Niente di utile sul piano riforme e molto di sospetto su quello della manovra politica.

Fini ha offerto la sua disponibilità a trattare in questa
legislatura di riforme istituzionali, marcando una dispettosa distanza con Berlusconi
ma senza ottenere alcunché in cambio. Veltroni ha incassato un dono
massimamente inutile e non ha fatto un passo avanti sulla materia più ambita,
quella della riforma elettorale.

Le dichiarazioni di Fini confermano questo vuoto di senso
quando si affanna a spiegare che riforme istituzionali ed elettorali fanno
parte di un unico pacchetto, che le une senza le altre non tengono, per poi
subito dopo ammettere che lui e Veltroni in materia elettorale sono agli
antipodi. E’ la banale ammissione di un’empasse. Sentirli dire che “a questo punto
Berlusconi non può frenare” rasenta il ridicolo.

Sul fronte della manovra le cose cambiano. Né l’uno né l’altro
erano del tutto sinceri nei loro statement
di apertura. Quando Fini dice: “Se Prodi cade subito al voto” e Veltroni
risponde. “Il governo deve durare tutta la legislatura”, interpretano un
copione per il loro pubblico ma non aggiungono verità o prospettive allo
scenario politico.

I due hanno infatti dato vita a una commedia degli equivoci
il cui intreccio rischia di farsi così stretto e intricato da bloccare le mosse
dei vari personaggi che via via entreranno in scena. Quando domani Veltroni
incontrerà Casini si troverà in una situazione simile a quella appena vissuta:
interesse alle riforme istituzionali ma blocco su quella elettorale. Con Berlusconi
andrà all’opposto: si al proporzionale ispano-tedesco ma niente riforme di
sistema in questa legislatura. Con la Lega lo scontro frontale sarà sul referendum,
ma ci saranno aperture sul sistema elettorale. Questo per fermarsi ai rapporti
con l’opposizione, ma altrettanto intricate e mutevoli sono le posizioni della
maggioranza,  dentro e fuori il Pd.

Quando si tireranno le fila il risultato sarà un nodo così
stretto da bloccare qualsiasi movimento a chiunque e  per molto tempo. Forse è proprio questo l’obiettivo
dei due. Fini vuole prendere tempo perché ormai si è convinto che l’anagrafe
gioca a suo favore: per assurdo un voto a scadenza naturale lo solletica più
che una rottura immediata. In più, sempre in cerca di una legittimazione da
sinistra, crede che l’ingresso nella partita delle riforme istituzionali gli garantirebbe
un posto di rilievo anche in un governo istituzionale, se mai dovesse capitare.
Veltroni, dal suo canto, preferisce il lavoro di fino alle rotture: ha da
mettere in piedi un partito e può contare su sondaggi che lentamente ma con
insistenza lo danno in crescita. Per questo potrebbe preferire la palude
istituzionale che già si apre a “casa Violante” piuttosto che una bella
strambata elettorale.

Il problema è che la palude è l’ambiente naturale di Romano
Prodi, che nelle sue acque ferme e protette prospera e si rafforza. Dal suo punto
di vista ben vengano tavoli tecnici, trattative, dialoghi: tutto tempo
guadagnato per il governo. In questa prospettiva si spiega meglio il continuo
tentativo di spariglio di Berlusconi, la sua inesauribile voglia di tagliare i
nodi a colpi di spada e di tempestare le paludi. Non sono mosse sempre
destinate al successo ma è ovvio che il Cav. non può non tentarle.

Sarà così anche quando avrà davanti Veltroni. Su quel tavolo
ha infatti Berlusconi ha una carta in più e molta voglia di usarla: i suoi
voti. E’ questo anche il senso della sua affermazione verso gli alleati: “a noi
gli elettori a voi il progetto”, che tanto è dispiaciuta a Ferdinando Adornato.
Vuol dire che la politica non è fatta di cortesie e buone maniere, ma è un
gioco basato sui crudi rapporti di forza. Walter e Silvio in questo momento
dominano la scena in termini di peso elettorale e hanno alcuni interessi
strategici in comune. La ciccia è tutta lì, il resto è contorno.