Gli onori di Bush a Sant’Egidio
11 Giugno 2007
Collocato dalle cronache in secondo piano, l’incontro tra il presidente americano Bush e la Comunità di Sant’Egidio è stato invece un appuntamento romano di grande rilievo culturale e ideale. Avvenuto a Villa Taverna anziché a Trastevere, ove ha sede la Comunità, per le note motivazioni di ordine pubblico, l’incontro ha perso certamente un po’ di pathos e di colore che gli sarebbero derivati dai luoghi storici della Comunità, ma ha mantenuto intatto il suo messaggio fondamentale: la pace è un tutt’uno e va perseguita con un’ottica di totalità. Bush, che aveva espressamente chiesto tale incontro, ha voluto dimostrare che egli è ben consapevole di questo: la lotta contro l’Aids e la povertà in Africa sono tra i primi impegni della sua amministrazione, così come la lotta al terrorismo. La pace si costruisce con gli aiuti allo sviluppo, ma anche con una politica di potenziamento delle libertà democratiche e con la consapevolezza che il terrorismo ha modificato il quadro strategico della guerra e della pace.
Le difficoltà dell’Africa, per fare un esempio caro sia a Sant’Egidio che a Bush, sono più dovute ai conflitti tribali, alle oligarchie corrotte e alle dittature sanguinarie come quella di Mugabe in Zimbabwe, al terrorismo internazionale che pone le sue basi del Corno d’Africa, all’invadenza cinese nel continente piuttosto che al “neocolonialismo occidentale”. E’ evidente che se Sant’Egidio ha ottenuto interessanti risultati in Costa d’Avorio, e prima ancora in Mozambico, portando allo stesso tavolo le fazioni rivali, questa diplomazia della società civile che taglia la strada alle burocrazie e alla politica non può sostituirsi pienamente ad essa, ma integrarla. Anche una pace “alla Sant’Egidio” non sarebbe secondo un’ottica di totalità, ma a visione parziale. Se, volendo incontrare la Comunità, Bush ha dimostrato di essere interessato a quanto la fraternità evangelica sta facendo in giro per il mondo e di essere disposto ad aiutarla, la Comunità avrà forse imparato da lui che la pace e la lotta alla povertà si fa ancora anche con le armi della politica.
C’è poi un altro tema che senz’altro deve essere stato presente, almeno indirettamente, nell’incontro di Villa Taverna. Se la pace è un affare globale, per essa si lavora anche difendendo le nuove povertà dei bambini uccisi nel grembo materno o degli embrioni umani sacrificati per la ricerca scientifica. Sono temi importantissimi in cui l’amministrazione Bush si è molto impegnata. Il presidente americano ha fatto almeno tre azioni di grande rilevanza in questo campo: ha bloccato l’aborto cinicamente detto “a nascita parziale” che era stato ristabilito da Clinton, una pratica assolutamente disumana e incivile; ha sapientemente lavorato per una composizione della Corte di Giustizia favorevole alla vita ed infatti una sua recente sentenza ha dichiarato incostituzionale l’aborto a nascita parziale e, infine, ha annunciato l’intenzione di mettere il veto alla legge che prevede l’utilizzo per fini di ricerca delle cellule staminali embrionali, non necessaria data la possibilità della ricerca sulla base delle cellule staminali adulte e contraria al rispetto della vita. Per la pace si lavora in Medio Oriente, si lavora in Africa per combattere mortalità infantile e dittature e si lavora anche negli Stati Uniti per difendere il diritto alla vita, caduto il quale anche tutti gli altri diritti sono a rischio. I naturalisti che hanno rimproverato a Bush di aver finora rifiutato il Protocollo di Kyoto non hanno utilizzato lo stesso concetto di natura per applaudire i suoi interventi a favore della vita umana nascente (che altro di più naturale?). Sant’Egidio non appartiene al novero delle realtà della comunità civile internazionale preda delle ideologie. Se talvolta esso può dare l’impressione di scivolare verso l’utopia evangelica, questo rappresenta comunque un valido antidoto contro la trappola ideologica. Per questo l’incontro si è potuto attuare e per questo ambedue gli interlocutori hanno potuto fare passi in avanti verso una visione completa e realistica – ossia non ideologica – della pace.
Sant’Egidio appartiene alla galassia delle organizzazioni umanitarie che operano dal basso e favoriscono processi di sviluppo, integrazione e pacificazione. Pochi giorni fa il presidente Bush ha incontrato i rappresentanti di 25 organizzazioni che operano clandestinamente, a loro rischio, dentro regimi autoritari o dittatoriali per diffondere gli ideali della libertà e della democrazia. Negli Stati Uniti operano moltissime organizzazioni pro-life. Laura Bush, in una pausa degli incontri ufficiali, ha voluto incontrare a Roma suor Eugenia Bonetti, che aiuta le prostitute di origine africana, sfruttate non dal “neocolonialismo americano”, ma da africani stessi e da approfittatori italiani. La lotta per la dignità umana è complessa e non si fa a suon di slogan. L’incontro a Villa Taverna ha messo in luce che la partita si gioca su vari piatti, che bisogna avere uno sguardo non ideologico di insieme e che è essenziale il raccordo tra società civile internazionale e grandi potenze occidentali a difesa della dignità dell’uomo, ovunque essa sia messa in pericolo.