Gli spietati. Il mondo senza legge alla frontiera tra Messico e Stati Uniti

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Gli spietati. Il mondo senza legge alla frontiera tra Messico e Stati Uniti

28 Maggio 2010

La legge e la politica sono qualcosa di tortuoso e solo chi sta sulla strada, faccia a faccia con il disordine della frontiera, può capire fino in fondo il senso del machiavellico “il fine giustifica i mezzi”. Farmington, periferia di Los Angeles, dopo l’11 Settembre. Un sobborgo dove i bianchi sono scomparsi, i neri diminuiscono e i latinos ormai sono la maggioranza. Qui, nei ghetti dimenticati da Dio e conquistati palmo a palmo dalle gang, ogni giorno si combatte una guerra che non è l’Iraq ma poco ci manca. Spaccio, coca, armi e prostituzione.

Per fronteggiare il nemico interno non sono più sufficienti dei semplici agenti di polizia ma servono uomini dal cuore di tenebra, pronti a tutto perché il mondo offre una chance solo a chi ha il denaro, la forza e il potere necessari a prendersela. Una squadra speciale, lo “Strike Team”. Poliziotti che costruiscono prove false per incastrare i delinquenti, che li picchiano e li torturano fisicamente e psicologicamente, che rapinano i rapinatori e li fanno fuori quando diventano scomodi.

Questa la formula spietata di “The Shield”, il telefilm che negli ultimi anni ha dato voce alle ansie di un Paese, l’America, sprofondato in una guerra razziale che Bush e il suo successore Obama non sono riusciti ad addolcire con la retorica. Nell’“ovile”, il fortino della polizia ricavato in una vecchia chiesa abbandonata in territorio ostile – la nuova Alamo – l’agente Vick Mackey (Michael Chiklis) concentra tutta la sua rabbia e la frustrazione nella protezione delle persone che gli sono care e che una alla volta lo abbandonano. Una famiglia sempre più allo sbando (il divorzio e due figli autistici), i colleghi della “squadra d’assalto” divisi dal rancore reciproco e da una coltre di segreti e sospetti che appare umanamente impossibile da sostenere. Un patto scellerato che li condurrà alla rovina: Lem ammazzato con una granata da Shane, che a sua volta si suicida nel bagno di casa. Ronnie arrestato dagli ‘affari interni’ dopo che Vic gli aveva giurato di salvarlo dalla galera.

All’inizio si trattava ‘solo’ di tenere a bada i capoccia, qualche principino dell’hip-hop più su di giri di altri, idolatrato dal suo esercito personale fatto di teppisti spacciatori e ragazze facili. Ma dietro le marionette che sventolano la pistola spuntano i burattinai con il libretto degli assegni, i messicani in giacca e cravatta che s’impadroniscono un pezzo alla volta del mercato immobiliare grazie ai proventi delle attività illecite, e favoriscono come un ariete la penetrazione dei grandi Cartelli del narcotraffico attraverso quella porosa linea che ci si ostina a chiamare "il confine" tra Washington e Città del Messico. Ora il Presidente Obama sta cercando di proteggerla, annunciando il dispiegamento di ben 1.200 uomini della Guardia Nazionale.

Dietro i discorsi altisonanti, i politici in ascesa come il latino David Aceveda (Benito Martinez), un consigliere comunale candidato alla carica di sindaco di LA, convivono con i serpenti di questa fogna, ricattati e finanziati dal crimine organizzato, da Cruz Pezuela al suo patron Guillermo Beltran. Alla fine dei giochi, sia i politici in cerca di popolarità, sia i bravi ma sfortunati capitani che si alternano alla guida dell’Ovile (una strabiliante CCH Pounder nei panni di Claudette Wyms o l’altrettanto efficace Glenn Close in quelli di Monica Rawling), sia le agenzie investigative speciali create ad hoc dal Dipartimento della Homeland Security (l’Immigration and Customs Enforcement, 20.000 uomini e 400 uffici negli Stati Uniti e fuori), tutti sono costretti a chiedere aiuto al detective Mackey, per poi scaricarlo insieme alla sua squadra d’assalto quando arriva il momento della grande purga. Vic è il capro espiatorio perfetto per chi cerca di rifarsi una verginità pubblica davanti alle telecamere e all’elettorato.

The Shield c’insegna che oggi abbiamo bisogno di eroi malvagi dalla coscienza sporca e dal grilletto facile, “un incrocio fra Hannibal Lecter e l’ispettore Callaghan”, come ha detto una volta Chiklis parlando di Vic. Poliziotti e criminali, una cosa sola. Con l’unica differenza che Vic porta il distintivo, un simbolo degno di Al Capone. Il prezzo della sua vita in azione sarà il tradimento di sua moglie, che lo abbandona insieme ai ragazzi entrando nel “programma testimoni”. Il suicidio del suo migliore amico, che avvelena i propri familiari dopo aver assoldato un killer per eliminare Vic. Il disonore di finire dietro una scrivania a compilare moduli, lui che per vivere deve drogarsi di adrenalina.

Qualcuno dirà che è una finzione, che i telefilm sono fatti per colpire il pubblico allo stomaco non per farlo riflettere. La realtà, purtroppo, supera ogni fantasia. Lo “Strike Team” non è semplicemente il frutto dell’immaginazione di Shawn Ryan (uno sceneggiatore che insieme a David Mamet ha firmato un altro recente gioiello del piccolo schermo, “The Unit”, ispirato alla vita quotidiana della Delta Force), non è solo cinema. Negli anni Novanta la Rampart Division del Los Angeles Police Department combinò cose anche peggiori dello Strike Team: 70 ufficiali di polizia finirono in manette per aver commesso crimini di ogni tipo. Uno scandalo passato alla storia.

Farmington potrebbe chiamarsi in mille altri modi. Rappresenta l’instabilità periferica della democrazia americana, la pressione montante delle migrazioni clandestine, la lotta politica senza esclusione di colpi e dai rigurgiti xenofobi, la rabbia dei cittadini verso un governo sentito lontano e inefficiente. Circa 12 milioni di persone, immigrati e clandestini, vivono e sopravvivono nelle zone di confine tra Messico e Stati Uniti. Oltre 11mila agenti di polizia sorvegliano la frontiera, a fronte dei mille schierati sulle 4.000 miglia che dividono gli Usa dal Canada. I messicani rappresentano circa il 30 per cento di tutti gli stranieri nati sul suolo americano.

Nel 2005 le Nazioni Unite hanno stimato che il traffico di cocaina, eroina, marijuana e metanfetamine controllato dai signori della droga messicani si aggira intorno ai 140 miliardi di dollari. Da quando il Presidente Gonzales ha accettato di combattere il narcotraffico a fianco degli americani, in Messico sono morte 23.000 persone, 3.000 solo dall’inizio di quest’anno. “The Shield” è una indagine sulla sicurezza dei confini, sulle frontiere che si ribellano ad ogni forma di controllo, sui limiti etici ed ideologici che dovrebbero impedire alla polizia di trasformarsi in un contropotere destinato a specchiarsi narcisisticamente nel crimine. E’ un mondo in cui il bene e il male si sovrappongono, dove ogni tattica, anche la più vile e spregevole, appare ragionevole. “Ti rendi conto di quello che hai fatto”, chiede una stupefatta agente dell’immigrazione a Vic dopo che lui ha confessato tutte le sue colpe per di guadagnarsi l’immunità. “Posso fare di peggio”.