Gli Stati giocano d’azzardo ma lo fanno responsabilmente?

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Gli Stati giocano d’azzardo ma lo fanno responsabilmente?

11 Febbraio 2013

Nei momenti di crisi, la storia lo insegna e lo ha dimostrato in numerose circostanze, la necessità di trovare soluzioni immediate a problematiche di ampia portata conduce gli individui, e lo Stato, che dovrebbe rappresentarne gli interessi, ad arretrare su punti cruciali prima considerati non negoziabili, fossero questi morali, economici, amministrati, ancora di tipo giurisprudenziale. È la fase che potremmo definire del “compromesso”: le parti in causa cedono per il bene comune. Di compromessi l’attuale crisi economica, che solo lentamente l’Italia si avvierà a superare verso la fine del 2013 e l’inizio del 2014 (si tratta di ipotesi), ne ha prodotti molti, e non è inutile domandarsi di quanti (e di quali) ci pentiremo quando il peggio sarà passato.

L’investimento sul gioco d’azzardo sarà uno di questi? La faccenda è di quelle complicate e che si potrebbe esemplificare nell’episodio classico dell’Ercole al bivio tra virtù e vizio e, nel caso specifico, di un paese come l’Italia, in chiare difficoltà economiche, al bivio tra il guadagno facile ottenuto attraverso la promozione di attività come casinò online e agenzie di scommesse, settore che non sembra conoscere flessioni, e la salute dei suoi cittadini, alle prese con nuove dipendenze come la ludopatia, e con la criminalità organizzata, che è notorio essere attratta da attività di questo tipo.

È chiaro che il fenomeno è di natura internazionale, non riguarda semplicemente il nostro paese e non è limitato al settore dell’online, ma investe anche le case da gioco terrestri: ventisei i casinò attivi a Londra, mentre costerà cinquanta milioni di euro il progetto che trasformerà Marsiglia nella Montecarlo francese. Che dire poi dell’Eurovegas in costruzione a Madrid? Sei nuovi casinò e 12 resort e una legislazione, nuova di zecca, che permetterà di detrarre dalla dichiarazione dei redditi le perdite al tavolo verde e roulette. Lo stesso vale per la russa Vladivostock, pronta a intercettare i giocatori asiatici: un’intera città dedicata il gioco d’azzardo.

In Italia, considerati i fallimentari casi di Sanremo e Venezia, per ripianare il bilancio del primo lo stato ha dovuto investire 7 milioni di euro, mentre il secondo è in corso di privatizzazione, non grande successo hanno avuto le proposte di aprire altri casinò, ma il governo ha operato in tutt’altra direzione e il 2012 è stato da record per settore online, con notevoli ingressi per le casse dell’erario. L’incremento, rispetto al 2011, è stato calcolato essere del 17%, per una spesa complessiva di 507 i milioni di euro. Il numero delle giocate è quindi aumentato del 450%, muovendo un giro d’affari pari al 4% del Pil, classificando così l’Italia seconda, per il gioco d’azzardo, ponendola alle spalle dell’Inghilterra.

È chiaro che in un paese con un alto tasso di disoccupazione, e una povertà dilagante, attività come il poker o la roulette hanno smesso di essere un puro divertimento, per assurgere a strumento attraverso il quale porre rimedio ad una situazione difficile dal punto di vista finanziario. Non è un caso che le statistiche mostrino che sono proprio poveri a giocare di più. Si inizia quindi per risolvere un problema, magari pagare una bolletta, e si finisce per crearne un altro, diventando dipendenti. Le statistiche sono allarmanti. In Liguria, per citare un caso,  4 ragazzi su 10, nella fascia d’età compresa tra i 10 e i 19 anni, ha giocato d’azzardo almeno una volta. I Sert del Piemonte, altro caso, hanno registrato, tra il 2004 e il 2012, un aumento di pazienti ludopatici di quasi 800 unità. A Milano, ancora, il 58% degli addetti ai centri d’ascolto della Caritas ha avuto la certezza di aver ascoltato un ludopatico grave.

Poco prima di sciogliersi, il governo Mario Monti, lo stesso che solo a metà del 2012 aveva inserito la ludopatia tra le nuove emergenze da contrastare (Decreto Balduzzi), ha approvato mille nuove licenze da concedere alle agenzie di scommesse. A fronte dei dati riscontrati, l’Italia è sicura di giocare responsabilmente?