Gli studenti vanno in piazza con slogan già detti e bandiere già viste
17 Novembre 2009
Nella Giornata internazionale del diritto allo studio, che si celebra oggi, le strade e le piazze delle regioni italiane sono state invase da più di 50 cortei di studenti che, al grido de "Il futuro è nostro, riprendiamocelo", si oppongono al disegno di legge del ministro Gelmini e chiedono più fondi da destinare al mondo della scuola e dell’università.
L’iniziativa – a cui hanno aderito l’Unione degli universitari, il coordinamento degli studenti universitari Link, l’Unione degli studenti e la Rete degli studenti – quest’anno viene riassunta dallo slogan "Education is not for sale": la scuola non è in vendita. Oltre alle manifestazioni ci sono stati presidi e occupazioni simboliche. Non sono mancati scontri e momenti di tensione, in particolare a Milano, dove sono stati fermati alcuni studenti durante il corteo che ha preso il via in mattinata da Largo Cairoli. Proprio nelle fasi iniziali ci sarebbero stati una serie di scontri con tanto di cassonetti ribaltati.
Almeno 4 ragazzi sono stati fermati e portati in questura per l’identificazione e per decidere eventuali misure cautelari nei loro confronti. Il corteo ha continuato il suo percorso lungo le strade del centro e si è diretto nella sede universitaria di via Larga. È previsto per le ore 15 in piazza San Babila a Milano un presidio degli studenti per protestare contro il fermo dei quattro compagni bloccati stamane dalle forze dell’ordine in seguito a una serie di scontri che si sono verificati durante il corteo dei collettivi studenteschi. Secondo le informazioni che arrivano dalla questura, i 4 studenti sono stati identificati e, al momento, si trovano ancora nella sede di via Fatebenefratelli. Al momento non sono emerse indiscrezioni sui loro nomi.
A Torino c’è stato un lancio di uova contro il ministero e l’occupazione del rettorato. Alla partenza, in piazza Arbarello, i manifestanti hanno dedicato un lungo applauso a Vito Scafidi, lo studente di 17 anni morto il 22 novembre dello scorso anno sotto le macerie della contro-soffittatura della sua classe, la 4a D del liceo scientifico Charles Darwin di Rivoli. Il serpentone colorato ha poi raggiunto la sede del Miur, dove oltre alle uova sono stati lanciati alcuni rotoli di carta igienica, per poi dirigersi alla sede dell’amministrazione provinciale. A manifestare sono, oltre agli studenti medi e agli universitari, anche i precari della ricerca e i precari tecnici e bibliotecari dell’Università. I dimostranti hanno anche realizzato un finto preservativo, fatto con un grosso sacchetto di nylon pieno di palloncini, con sopra la scritta "Preserviamo l’Università pubblica".
In Friuli Venezia Giulia lo sciopero promosso dall’Unione degli Studenti è stata anche l’occasione per presentare al Consiglio regionale una proposta di legge sul diritto allo studio. Una delegazione di studenti è stata ricevuta a Trieste, in Consiglio, dal presidente della Sesta Commissione, Piero Camber. La "proposta di legge", redatta dagli studenti, prevede borse di studio regionali contro l’abbandono scolastico, un reddito “diretto” da 300 euro per gli studenti slegati dal contesto familiare di provenienza, l’assunzione di mediatori culturali nelle scuole con più del 3% di studenti stranieri, la tutela dei disabili, la copertura wi-fi di tutti gli edifici scolastici, e l’istituzione di una Conferenza Regionale sul Diritto allo Studio. Il capoluogo friulano ha visto gli studenti – 500 secondo la Questura – percorrere in corteo le strade da piazza Goldoni a piazza Oberdan; analoghe manifestazioni si sono svolte a Udine (con un corteo da piazza Primo Maggio a piazza Venerio) e a Gorizia, dove dalla stazione centrale gli studenti hanno raggiunto corso Verdi e si sono riuniti in assemblea nei giardini pubblici.
Disagi per gli automobilisti si sono avuti nella Capitale dove fin dalla prima mattinata si sono verificati rallentamenti e code a causa dei cortei di protesta. "Siamo in diecimila" – hanno detto i manifestanti – "contro la Repubblica delle banane". I ragazzi romani erano accompagnati anche da una delegazione di studenti iraniani. L’Unione degli Studenti ha brandito delle vere banane e con lo striscione che aperto il corteo che recita: “Il futuro è nostro riprendiamocelo sciopero generale studentesco”. Intanto i ragazzi di piazza Vittorio hanno annunciato l’occupazione del liceo Cavour. Il corteo degli studenti si è mosso, poi, verso La Sapienza per un’assemblea pubblica.
Traffico paralizzato anche a Napoli per i 2 i cortei che hanno attraversato la città raggiungendo poi, piazza Plebiscito. Poi lanci di palloncini carichi d’acqua contro il portone d’ingresso chiuso della sede della Provincia, in piazza Matteotti in segno di protesta. "Siamo circa 5.000" hanno detto i manifestanti, ex Onda, riuniti nel movimento denominato Fuck, Future under construction kollettive. Sempre in piazza Matteotti gli studenti hanno esposto anche uno striscione con la scritta: "Questo palazzo fa acqua da tutte le parti".
A Palermo gli studenti universitari e medi del movimento Onda Anomala hanno occupato contemporaneamente l’assessorato regionale alla Pubblica istruzione e l’istituto magistrale Regina Margherita, con un’impennata della protesta che era iniziata in mattinata con un corteo. Un centinaio di universitari delle Facoltà di Lettere e filosofia e di Scienze sono entrati nei locali dell’assessorato regionale per manifestare contro il nuovo ddl Gelmini e chiedere alla Regione Siciliana di non recepire la riforma e anzi di potenziare con investimenti nella la ricerca pubblica.
Sarebbero state alcune centinaia secondo la Questura, un migliaio secondo gli organizzatori, gli studenti che hanno manifestato anche a Bari, con un corteo che si è snodato per le vie principali della città, scandendo slogan accaniti contro la riforma Gelmini. Una cinquantina di studenti delle scuole superiori di Bari si sono staccati dal corteo e hanno occupano simbolicamente la sede del Consiglio Regionale della Puglia.
Secondo gli studenti universitari il progetto del ministro Mariastella Gelmini punterebbe a obbligare gli atenei a consegnarsi nelle mani di privati. "È un disegno compiuto e ragionato ad arte – spiega Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari – perché anche i nuclei di valutazione, che dovrebbero fare verifiche qualitative, verranno affidati a mani esterne, togliendo qualsiasi freno ad una dequalificazione della didattica. L’obiettivo è sollevare l’istruzione e la ricerca universitaria dalla spesa pubblica per consegnarla in mani private".
La protesta però è di portata mondiale: migliaia di studenti stanno manifestando per chiedere garanzie sul diritto all’istruzione da mantenere come un bene pubblico e non privatizzato, come sta accadendo, invece, in diversi paesi via di sviluppo. Intanto a Bruxelles si svolge un’assemblea internazionale, cui partecipa anche una delegazione di nostri studenti. Obiettivo del raduno: discutere della storia del movimento studentesco europeo e le prospettive future.
Ma che la si guardi da Bruxelles o dal più ristretto angolo di visuale italiano, parlare di "prospettive future" sembra perlomeno una ‘nota stonata’ visto che la cronaca di oggi ci riporta per l’ennesima volta di fronte a un fenomeno già visto e rivisto – la protesta rituale, gli slogan già detti e i colori già visti. Insomma, dove sono gli obiettivi (e i risultati) costruttivi? Forse dovrebbero essere "ripensate" proprio le modalità di manifestare il proprio dissenso. Come? Magari gli under 20 che in queste ore protestano in piazza per affermare liberamente le proprie idee, per una volta, potrebbero evitare di "accodarsi" a chi, più grande di loro, non riesce ad andare oltre le consuete parole d’ordine.